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Premio Pulitzer ad una testata web

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Che la rivoluzione nel mondo dell'informazione sia in atto sono in pochi a non essersene resi conto. Qualcuno, in realtà, si sforza di non accettarlo. E allora, u avvenimento come quello odierno diventa semplicemente l'ufficializzazione per...
Redazione Toro News

Che la rivoluzione nel mondo dell'informazione sia in atto sono in pochi a non essersene resi conto. Qualcuno, in realtà, si sforza di non accettarlo. E allora, u avvenimento come quello odierno diventa semplicemente l'ufficializzazione per quello che già tutti sanno: la nuova editoria sta soppiantando quella vecchia, quella della carta, che ormai risulta costantemente, quotidianamente datata. Per commentare, dunque, l'assegnazione del premio Pulitzer ad una testata giornalista online scegliamo le parole di un altro media web (in questo caso, Julie News), molto interessante.

 

NEW YORK - Da anni è diventato quasi un ritornello o un luogo comune: il giornalismo, per sopravvivere, deve rivoluzionarsi. Si parla di new media e di tracollo dei quotidiani cartacei e, gli editori e i giornalisti di vecchio stampo, si dimostrano scettici e convinti che, il cambiamento rivoluzionario, sia ancora molto, troppo lontano per giustificare uno sforzo di rinnovamento.Eppure, quest'oggi, arriva una notizia che può agevolmente definirsi storica: per la prima volta, infatti, il prestigioso premio Pulitzer assegnato per le opere d'arte, di letteratura ed appunto per i lavori giornalistici, va ad un sito web d'informazione indipendente nato e cresciuto on-line. Nulla di cartaceo ed un progetto no-profit che ha permesso a "ProPublica" di aggiudicarsi l'ambitissimo riconoscimento internazionale dopo solo un anno di attività. La redazione, composta da 32 giornalisti ed inviati (di cui per la verità già 4 premi Pulitzer) e situata a Manhattan, è partita con l'obiettivo poi raggiunto di non dipendere da alcuna proprietà e di proporre un tipo di giornalismo d'inchiesta iper-professionale, libero al 100% e no-profit. Non ci sono editori o sponsor particolari e, il finanziamento di 10 milioni di dollari previsto per il primo anno di attività, è stato concesso da Herbert e Marion Sandler; due noti ed eclettici filantropi che hanno finanziato e finanziano già numerose attività senza scopo di lucro.Il premio è arrivato grazie ad una mega-inchiesta denominata "The Deadly Choices at Memorial". I giornalisti-investigatori hanno indagato a fondo su numerosi casi di morti sospette verificatesi nell'ospedale di New Orleans subito dopo l'uragano Katrina. Alla fine è stato scoperto che, in diversi casi, i medici incapaci di curare i feriti causati dall'aurgano effettuavano l'eutanasia.L'inchiesta, realizzata da Sheri Fink in collaborazione con il New York Times, è finita sul magazine del famoso quotidiano americano ed ha riscontrato un enorme successo. Da li il passo verso il premio è stato breve ed il team di super cronisti è riuscito a conquistare un risultato storico. E chissà che magari, ispirato dall'egregio esempio, qualche filantropo italiano non voglia rendere possibile anche qui quest'autentico american dream; magari sfidando le regole ammuffite ed imbriglianti e ricordando che, il futuro del giornalismo, è costituito dai vecchi e sempre validi modi di fare inchiesta abbinati all'utilizzo sapiente e capillare del web. Sembra facile a capirsi ma, a quanto pare, è altrettanto difficile ad attuarsi anche perchè, è bene ricordarlo, la diffusione di internet nel nostro paese è ancora infinitamente meno diffusa rispetto a quella che si registra negli States.