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Lo sappiamo tutti: la Promenade des Anglais si trova sul lungomare di Nizza, e non certo a Parigi. Ma oggi si è trasferita nel centro della Capitale di Francia. Promenade nel senso di passeggiata, voglio dire.E sì, perché oggi a Parigi, Champs Elysées, abbiamo assistito alla più grande sfilata di Inglesi da non so quanto tempo. Direi quasi una parata che non credo abbia fatto molto piacere ad Hollande ed ai suoi compatrioti, visto che da quelle parti i British non è che li amino poi tanto.Ha sfilato per primo Mark Cavendish, che ha fatto suo l’ultimo capitolo del Tour per la quarta volta nella sua pur breve carriera. Ha vinto la tappa, ha festeggiato, ha dato idealmente appuntamento al prossimo sabato quando, stavolta nella sua Londra, cercherà di mettersi al collo la medaglia d’oro olimpica che andrebbe ad impreziosire la sua maglia di campione del Mondo. Ha vinto una volata lunga-lunga, facile-facile mettendo in fila Peter Sagan e Matthew Goss cui forse concederà la rivincita sabato prossimo. Ma non è stato l’unico Inglese a sfilare ed a festeggiare. Anzi!Già, perché oggi è stato soprattutto il giorno della grande sfilata in giallo di Bradley Wiggins. Nato trentadue anni fa a Gand (Fiandre, terra di ciclismo) da padre ciclista (toh, il destino!), cresciuto in un sobborgo popolare di Londra e poi trasferitosi in una cascina della campagna inglese dove vive tuttora, collezionista di chitarre e di dischi in vinile, Wiggo (così lo chiamano in patria) passerà alla storia per essere il primo ciclista britannico a vincere il Tour de France.Una vittoria costruita nel tempo. Fino a tre anni fa nessuno, forse nemmeno lui stesso, sarebbe stato disposto a scommettere un penny sulla sua vittoria alla Grande Boucle. Tutti ne conoscevano le doti di pistard (medaglia d'oro a Pechino nell'inseguimento), era considerato un ottimo cronoman, ma da questo a vincere un Tour de France....e invece....e invece eccolo lì, molto più magro di un tempo, sfilare in maglia gialla sugli Champs Elysées, al comando della sua Sky che ha letteralmente preso di petto questo Tour fin dai primi giorni. Una vittoria costruita distruggendo la concorrenza nelle due lunghe cronometro che questa corsa prevedeva, e poi difendendosi sulle poche salite in programma. Un po' come faceva Indurain nella prima metà degli anni Novanta (lo so, lo so è un paragone blasfemo, ma era tanto per farsi capire). Una vittoria che certo non ha lasciato molto spazio allo spettacolo, ma che, visti anche i distacchi in classifica, nessuno può mettere in discussione. Complimenti davvero. E poi Wiggo, che magari non sarà un corridore spettacolare, è certamente un bel tipino, o sarebbe più corretto dire tipone vista la stazza (1,90 per 69 chili). “Non mi metterò a sfilare sui tappeti rossi o porcate del genere. Continuerò ad accompagnare i figli a scuola, ad andare al supermercato e a spalare merda in cascina” ha dichiarato la Maglia Gialla ieri, dopo aver dominato la cronometro. Applausi. Grandissimi applausi. A lui, alla cascine ed alla sua collezione di dischi. Applausi anche al suo “delfino” Chris Froome, Inglese pure lui, ma nato e cresciuto in Kenia. Molti sono convinti che, se avesse militato in una squadra diversa dalla Sky capitanata dallo stesso Wiggins, avrebbe dominato questo Tour. Non c'è controprova, ma personalmente ne dubito. Un conto è correre un Tour, come lui ha fatto, al riparo dalle pressioni che il peso della corsa comporta e che erano tutte sulle spalle del suo leader, e magari piazzare un paio di scattini per dare l'impressione al mondo di essere più forte. Un altro conto è correre fin dall'inizio con il peso del pronostico sulle spalle e saperlo rispettare come ha fatto Wiggo.Applausi, grandissimi applausi, al nostro (finalmente un non Britannico!) Vincenzo Nibali. Alcuni anni fa un ragazzino siciliano dalla faccia smunta e un po' triste era partito dalla sua Sicilia per raggiungere la Toscana, in compagnia solo di una bicicletta e di un grande sogno: diventare un corridore. Oggi quel ragazzo, che ormai di anni ne ha ventisette, è salito sul terzo gradino del podio a Parigi ed ha dimostrato di essere un campione vero, se ancora ve ne fosse bisogno dopo il trionfo nella Vuelta del 2010.Tornerà ancora da questa parti. Non sarà facile per lui fare meglio di quest'anno. Ma ci riproverà ancora e ancora, magari circondandosi di compagni di squadra maggiormente all’altezza.Applausi per Tomasino Voeckler, fidanzato di Francia pur senza averne il physique du role. Partito con un ginocchio mezzo malandato, l'istrione alsaziano ha saputo infiammare la corsa portandosi a casa la maglia a pois rossi di miglior scalatore, e due belle tappe di montagna.Applausi per Peter Sagan che, a soli ventidue anni, ha vinto tre tappe ed ha letteralmente spazzato la concorrenza nella classifica per la maglia verde a punti. Ha dimostrato, se ancora ve ne fosse bisogno, che le corse di un giorno hanno forse trovato il loro dominatore per i prossimi dieci anni e forse più. Fenomenale.Applausi a Tejay Van Garderen, maglia bianca come miglior giovane, ai ragazzini francesi Pinot e Rolland, ad André Greipel, a Luis Leon Sanchez, a tutti coloro che hanno infiammato questa corsa.Applausi ai grandi sconfitti, primo fra tutti Cadel Evans.Applausi a tutti coloro che hanno lottato fino in fondo andando vicini alla vittoria parziale, senza però ottenerla, tra questi segnalo per tutti l'ultra quarantenne tedesco Jens Voigt e quel vecchio leone spelacchiato ma sempre grandissimo di Vinokourov.Applausi a tutti coloro che hanno sfilato a Parigi oggi, dal vincitore Britannico, al Bretone Engoulvent (ultimo in classifica a quasi quattro ore, ma decimo nella tappa di oggi); perché chiunque riesca a concludere il Tour, anche se staccato di ore dai primi, merita un applauso ed un abbraccio. A prescindere.Applausi anche a coloro che avrebbero voluto sfilare oggi a Parigi, ma non hanno potuto perché si sono scontrati con problemi di salute o hanno immolato qualche osso sull'altare del Tour.Applausi a tutti, tranne che agli organizzatori. Il Tour merita percorsi che sappiano esaltarne la leggenda. Le salite “nascoste” a decine chilometri dall’arrivo rappresentano un insulto alla logica prima che alla tradizione di questa grande corsa. Ma ora non è più tempo di polemiche, ma solo di applaudire il vincitore. E se mai di pensare alle imminenti Olimpiadi ed al prossimo anno. Basta così. Il Tour è finito ed io tolgo il disturbo.Saranno contenti coloro che trovavano fastidioso questo spazio “giallo” in un mare di Toro, e si sono premurati di farmelo sapere.Adieu. O magari, chissà, au revoir.Che cali il sipario. E non solo sul Tour. CLASSIFICA DELLA VENTESIMA TAPPA DEL TOUR DE FRANCE DA RAMBOUILLET A PARIS CHAMPS ELISEES:1. Mark CAVENDISH (Regno Unito) in 3h08’07”2. Peter SAGAN (Slovacchia) s.t.3. Matthew GOSS (Australia) s.t.4. Juan Josè HAEDO (Argentina) s.t.5. Kris BOECKMANS (Belgio) s.t.6. Gregory HENDERSON (Nuova Zelanda) s.t.7. Borut BOZIC (Slovacchia) s.t.8. André GREIPEL (Germania) s.t.9. Edvald BOASSON-HAGEN (Norvegia) s.t.10. Jimmy ENGOULVENT (Francia) s.t.CLASSIFICA FINALE DEL TOUR DE FRANCE 2012:1. Bradley WIGGINS (Regno Unito) 87h34’07”2. Christopher FROOME (Regno Unito) a 3'21”3. Vincenzo NIBALI (Italia) a 6'19”4. Jurgen VAN DEN BROECK (Belgio) a 10'15”5. Tejay VAN GARDEREN (Stati Uniti) a 11'04”6. Haimar ZUBELDIA (Spagna) a 15'43”7. Cadel EVANS (Australia) a 15'51”8. Pierre ROLLAND (Francia) a 16'31”9. Janez BRAJKOVIC (Slovenia) a 16'38”10. Thibaut PINOT (Francia) a 17'17”
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