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di Andrea Ferrini
“È contrario al diritto dell'Unione un sistema di licenze per la ritrasmissione degli incontri di calcio che riconosce agli enti di radiodiffusione un'esclusiva territoriale per Stato membro e che vieta ai telespettatori di seguire le trasmissioni con una scheda di decodificazione in altri Stati”.
Con queste poche righe la Corte di Giustizia europea ha dato ragione a Karen Murphy, proprietaria di un pub di Portsmouth che trasmetteva le partite del campionato inglese tramite un decoder greco.
La Corte europea ha di fatto liberalizzato il mercato, senza più limitazioni territoriali per gli operatori, facendo venir meno i principi di territorialità e di esclusività dei diritti televisivi del mondo del pallone.
Non potendo più vendere i diritti televisivi su base territoriale le leghe di calcio europee vedrebbero mutare improvvisamente la loro maggior fonte di introiti. Questa piccola rivoluzione, se venisse resa esecutiva, farebbe tremare il tesoretto da due miliardi e mezzo in tre anni che la serie A si aspetta da emittenti come Sky e Mediaset.
Uno sconvolgimento, paragonabile alla sentenza Bosnam sui trasferimenti dei calciatori, che permette ai privati di comprare l'abbonamento di una qualunque emittente satellitare indipendentemente dal loro luogo di residenza in Europa, con qualche limite per lo sfruttamento commerciale delle schede nei locali pubblici.
Ma soprattutto, a livello economico, “il versamento di un supplemento da parte delle emittenti televisive per assicurarsi un esclusiva assoluta” è contrario ai principi del mercato unico europeo perché “tale pratica può condurre a differenze di prezzo artificiose tra i mercati nazionali compartimentali”. In pratica la sentenza della Corte induce alla concorrenza diretta fra le emittenti televisive satellitari europee, che avranno tutte un bacino d'utenza molto più ampio di quello finora definito su base nazionale.
In Italia potrebbe voler dire la fine del duopolio Sky - Mediaset, con l’inserimento di privati esteri interessati a trasmettere le partite della Lega italiana e il conseguente ampliamento dell’offerta televisiva per il consumatore. Un bene o un male per malato calcio moderno?
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