di Valentino Della Casa
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Quanto è importante un allenatore?
E' opinione piuttosto comune riconoscere che l'allenatore sia spesso il capro espiatorio, quando la squadra che allena delude e comincia a non portare mai a casa il risultato. Cosa piuttosto condivisibile, questa, ma non si rischia di diventare troppo buonisti nei confronti di un mister?
Per esempio, prendiamo il caso Adriano. L'ex giocatore nerazzurro, talento allo stato puro, a Milano non è mai riuscito ad imprimere la svolta decisiva della sua carriera calcistica, attirando attorno a sè burrascose vicende circa la sua dipendenza dall'alcool (per altro da lui stesso ammessa, in una recente intervista) e fatti che certo non risaltano il valore del giocatore dentro (e fuori) dal campo.
Succede, però, che il bomber, ora rientrato in Brasile nel Flamenco, segni una doppietta, dimostrandosi in ottima forma psicofisica. Certamente, il cambio di campionato e l'abbassamento della qualità elle difese da affrontare non sono da dimenticare, ma i mister che hanno precedentemente allenato il giocatore non hanno alcuna colpa?
In casa Toro ci sarebbero migliaia di esempi da riportare. La gestione Bianchi, quella di Gasbarroni, e, senza dubbio, l'eclatante involuzione dell'ex capitano Alessandro Rosina. Questi, certamente non fenomenale al livello di Adriano, di anno in anno è andato via via perdendosi nei meandri dei suoi dribbling senza più alcuna imprevedibilità, o di passaggi di scarsa importanza. Ma come è stato gestito il giocatore dai vari allenatori che si sono avvicendati sulla panchina del Toro?
Ecco, ora al Toro c'è un nuovo allenatore, con una nuova mentalità, nuovi schemi e rinnovato entusiasmo. L'arduo suo compito sarà quello di non fallire dove gli altri hanno fallito (anche per quanto riguarda la sua influenza nei confronti dei proprio giocatori), ricordandoci che il compito del Mister è tutt'altro che secondario, come invece un'opinione comune vuole far credere.
(Foto: M. Dreosti)
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