di Alessandro Salvatico
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Ritratto di allenatore
Delio Rossi pare al momento il più serio candidato a sedersi sulla panchina del Torino, in caso Urbano Cairo decida di non ascoltare la voce dei tifosi esonerando pertanto Giancarlo Camolese. Qualche settimana fa, mentre vinceva la Coppa Italia, o anche solamente pochi giorni addietro, sarebbe parso un progetto irrealizzabile, quello di portare il tecnico della Lazio in Serie B; oggi non è più così.
Ma cosa potrebbe attirare un allenatore vincente e tra i protagonisti della Serie A degli ultimi anni a scendere addirittura di categoria? La risposta è probabilmente quanto di meglio i tifosi del Torino possano sentir pronunciare: “un progetto”. Che ormai, in riva al Po, è noto come un entità mitologica a volte intravista, ma che mai nessuno ha potuto toccare con mano, da quando è scomparso circa 15-20 anni fa.
Rossi accetterebbe la B perché invogliato da un progetto, dunque. Ora, in granata, c’è l’uomo capace di costruirlo: è Rino Foschi, ne ha già portati avanti diversi in passato, Cairo (ci si augura) lascerà che sia lui ad occuparsene. Al presidente spetta una parte importante nel corteggiamento all’ex-laziale, oltre all’ingaggio e ad un contratto non meno che triennale. Parliamo di un allenatore che si è seduto sulla panchina biancoceleste non in cadetteria ma comunque in stato di crisi e di rifondazione, situazione in questo senso simile a quella granata.
Ha saputo rifondare, ripartire, compattare un ambiente difficile. Gestire elementi “critici” come Di Canio, legare a sé il gruppo; perché, pacato a parole, il “profeta di Salerno” è in realtà uomo parecchio deciso. Dà molto, e chiede molto. Tanto che, se qualcuno non segue il progetto tecnico, per lui è fuori. Negli anni romani, sono stati diversi i giocatori ad essere epurati: anche Sereni ha vissuto brutti momenti, e poi hanno visto tanta tribuna alternativamente Mutarelli, Behrami, Oddo e altri. Sotto questo aspetto, tanto polso sarebbe tornato utile, nello spogliatoio del Torino; ma è necessario avere libertà d’azione, e facoltà di usare questa forza.
Con la Lazio, Rossi ha conquistato un terzo posto, una qualificazione Uefa, una Champions, vinto una Coppa Italia. Ha saputo far maturare un talento acerbo come Pandev e ottenere risultati, anche se a volte altalenanti e creando alcuni scontenti. E’ abituato a lavorare in situazioni societarie limite, con la fiducia presidenziale intermittente e l’ambiente stile polveriera. Non gli auguriamo di trovare niente di simile a Torino, qualora decidesse di convincere i recalcitranti famigliari a lasciare la capitale, ma per lo meno sappiamo che, oltre ad un tecnico preparato, sulla panchina granata siederebbe anche un uomo corazzato.
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