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"Ero ad una festa di matrimonio, quella sera. Io non c'entro nulla con quella brutta storia e l'autobus del Torino". Così continuava a ripetere il trentanovenne Caslav Petrovic, arrestato settimane or sono dalla Polizia Stradale di Torino, insieme con il cognato Maurizio Ahmetovic, per quel triste episodio che coinvolse il pullman dei calciatori granata e, soprattutto, i poveri Lorenzo Ghedi e Fabio Massimo Pozzo che persero la vita nell'incidente. Dopo lunghe indagini, dopo intercettazioni, controlli incrociati, visualizzazione di filmati, la Stradale era arrivata ad arrestare i due rom in questione. Secondo la ricostruzione, Petrovic era alla guida del tir assassino, Ahmetovic, invece, alla guida della Fiat Brava bianca che doveva rimuovere l'ostacolo (la barriera del casello). Da notare che l'auto era intestata ad un prestanome dello stesso Petrovic. Il quale, però, ha potuto certificare che con la vicenda non c'entrava nulla.
Il tutto grazie ad una foto: è in piedi, alla festa di matrimonio di alcuni amici nomadi, in quel di Santena. Immediata dunque la scarcerazione, mentre per il cognato Ahmetovic sono stati confermati tutti i capi d'accusa, essendo realmente alla guida della Brava, che Petrovic aveva ricevuto da un carrozziere come compenso per un lavoro. Lo stesso Petrovic, però, resta coinvolto nel furto (circa sessantamial euro il valore della refurtiva). Anzi, proprio questo suo coinvolgimento fuorviò la Polizia Stradale, a causa di una telefonata, intercettata, di Ahmetovic al cognato: "Tu hai causato tutto questo, tu sai tutto quello che hai fatto, non te lo devo spiegare" il succo del discorso.
Ma non si riferiva alla guida del Tir, il cui autista, dunque, resta attualmente ancora in libertà. Le indagini sono dunque ancora aperte.
(foto Ansa)
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