Anche i calciatori minacciano lo sciopero. Sembra un paradosso, considerando i lauti stipendi che ricevono per correre dietro ad un pallone, ma questa è la realtà di oggi, in serie A e in B. Il motivo? Una presa di posizione contro il mancato rinnovo del contratto collettivo, che rischia di far saltare il turno del 25-26 settembre.
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Sciopero nel mondo del pallone
Ad annunciare la protesta il difensore del Milan Massimo Oddo, il quale nei giorni scorsi ha letto un comunicato sottoscritto dai capitani delle squadre e dai rappresentanti delle società. “Lo sciopero e’ contro il mancato rinnovo del contratto collettivo ma anche contro lo status di oggetto con cui noi calciatori siamo trattati” ha detto il calciatore. Per evitare di arrivare a ciò si sono già messi in azioni i legali delle due parti ma sono tanti i punti di discussione, a cominciare dal pagamento degli stipendi. Secondo la Lega essi devono essere totalmente flessibili, legati ai risultati ottenuti, mentre l’Associazione Calciatori richiede che almeno il 50% sia fisso.
Altra questione decisamente importante e che non permette di raggiungere l’accordo definitivo è quella legata ai rifiuti presentati dai calciatori durante il calciomercato. La Lega chiede che un tesserato non possa opporsi ad un trasferimento, nel caso il club a cui è destinato sia di livello simile e paghi regolarmente. In caso contrario vuole riconosciuta la possibilità di risoluzione del contratto. Tra le fila dell’Aic, invece, non si vuole neanche prendere in considerazione questa ipotesi. Su queste basi diventa estremamente difficile pensare di arrivare ad un accordo in tempi rapidi, anche se il recente passato ci ha dimostrato che in qualche modo tutto si aggiusta.
Oltre allo sciopero, poi, in serie B tiene banco anche un’altra vicenda. Pochi giorni fa, infatti, si è dimesso il presidente della Lega Andrea Abodi, in seguito alla decisione della Corte D’Appello di accogliere il ricorso presentato dal Frosinone, proprio in riferimento alle elezioni di presidente di Lega di serie B. Sarebbe servita, infatti, la maggioranza degli aventi diritto e non dei partecipanti al voto. Cosa non verificatasi e che ha di fatto obbligato Abodi alle dimissioni. L’ex presidente si ricandiderà comunque per le prossime. “Mi è stato chiesto e lo farò” la dichiarazione di Abodi. Un periodo già delicato, quindi, per il calcio italiano, nonostante la stagione sia solo agli inizi.
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