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Strane coincidenze

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 di Andrea CiprandiQuesta rubrica intende essere una finestra sul panorama calcistico mondiale. Partendo non necessariamente dalla cronaca, mira a offrire spunti di riflessione rispettosi delle diverse identità di questo sport nei...
Redazione Toro News

 

di Andrea Ciprandi

Questa rubrica intende essere una finestra sul panorama calcistico mondiale. Partendo non necessariamente dalla cronaca, mira a offrire spunti di riflessione rispettosi delle diverse identità di questo sport nei tanti luoghi ove è praticato, con un occhio parimenti attento alle realtà di cui meno si parla.  

La recente conquista del titolo nazionale brasiliano da parte del Fluminense è solo l’ultimo di una serie di casi in cui i neocampioni hanno bruscamente interrotto la festa dei loro più grandi rivali, laureatisi campioni la stagione precedente o comunque poco prima dopo aver atteso il trionfo per lunghissimi anni.

Partiamo da questo episodio e diciamo subito che l’ultimo Campionato Brasiliano era stato vinto dal Flamengo, il cui successo precedente datava 1992, diciassette anni prima. E’ quindi comprensibile come i sostenitori rossoneri di Rio de Janeiro avessero festeggiato più del normale e si capisce anche come la gioia fosse stata accresciuta dalle recenti delusioni dei rivali di sempre, il Fluminense, che avevano perso da soli tre giorni la Finale di Coppa Sudamericana dopo che nel 2008 avevano perso ai rigori anche quella di Libertadores. Viste le premesse, non c’è che dire: dopo aver vinto il primo Brasileirão della sua storia nel 1984 subito dopo la doppietta del poderoso Flamengo di Zico e Junior, il Tricolor di Laranjeiras non avrebbe potuto scegliere momento migliore per ripetersi. 

Un fatto analogo si era verificato a inizio Millennio sempre in Sud America, ma in Argentina. A essere divisa da gioia e dolore a cavallo del 2001-02 era stata Avellaneda, ove giocano Racing e Independiente. Dopo la bellezza di 35 anni, i biancocelesti allora guidati da Diego Milito avevano conquistato l’Apertura ’01, ma con la sola intromissione del River che fece suo il Clausura ’02 ecco che toccò all’Independiente del fratello del bomber ora nerazzurro, Gabriel, di riportare il titolo nazionale a Sud di Buenos Aires. Non tragga in inganno il torneo che separò quest’ultimo da quello vinto dalla cosiddetta Academia, perché in Argentina già allora si disputavano campionati semestrali quindi il tempo trascorso fra l’uno e l’altro fu di appena dodici mesi. Davvero poco rispetto ai tre decenni e mezzo durante i quali i sostenitori del primo campione del mondo per Club argentino (’67) erano rimasti a bocca asciutta mentre oltretutto i rivali si mettevano in bacheca qualcosa come cinque delle loro sette Coppe Libertadores e altri sette trofei internazionali oltre a 4 campionati di cui il primo, anch’esso, proprio la stagione successiva a quella ‘66 targata Racing. Senza contare che l’anno dopo aver conquistato quelle storica Coppa Intercontinentale fu proprio l’Independiente a farla sua. Che disdetta… Dopo quasi un altro decennio di silenzio di entrambe la squadre, poi, quest’anno la rivalità si è riaccesa in ragione del fatto che il Racing si è momentaneamente garantito la partecipazione alla prossima Coppa Libertadores in base ai piazzamenti negli ultimi campionati argentini ma l’Independiente, vincendo la Sudamericana, gli soffierebbe il posto. 

Più o meno contemporaneamente all’uno-due dei Club di Avellaneda, in Italia erano state Lazio e Roma a scrivere il proprio nome uno dopo l’altro nell’Albo d’oro della Serie A. Dopo 26 anni dallo storico successo del 1974 e uno dopo lo sfortunato sprint finale col Milan, i biancocelesti erano riusciti a cucirsi sul petto il loro secondo e agognato scudetto, realizzando oltretutto un sontuoso en plein con Coppa Italia e Supercoppa italiana. Appena una stagione più tardi, però, la Roma che non si laureava campione d’Italia da 17 anni, dopo il trionfo targato Liedholm del 1983, strappava lo scudetto dal petto degli odiati cugini.

A metà anni Ottanta, in Spagna dominavano i baschi. Nel 1981 e 1982 la Real Sociedad vinse gli unici due campionati della storia ma beffardamente nelle due stagioni successive toccò all’Athletic Bilbao, che non vinceva dal ’56 e non si sarebbe più ripetuto. 

A cavallo fra anni Settanta e Ottanta, invece, capitò alle due milanesi. Nel ’79 il Milan di Rivera conquistava campionato (e stella) dopo 11 anni di astinenza, cioè da quando nel ’68 aveva vinto lo scudetto che avrebbe portato alla conquista della Coppa dei Campioni della stagione successiva. Appena un anno, però, e campione d’Italia sarebbe diventata l’Inter, che non ci riusciva da 9 anni. Qualcosa di simile, ma a parti invertite, è accaduto in occasione dei successivi due titoli dei nerazzurri. Fu proprio quando l’Inter vinse nel 1989, infatti, che il Milan alzò la sua prima Coppa dei Campioni dell’era moderna dopo quella ricordata, e lontanissima, del ’68; poi nel 2007, al primo dei più recenti scudetti conquistati sul campo dai nerazzurri il Milan ha risposto sempre nel giro di poche settimane sollevando la sua settima Champions League.

Nella seconda metà degli anni Settanta, a frequentare regolarmente le parti alte della classifica del campionato italiano erano state Torino e Juventus. Quando nel 1976 i granata chiusero il campionato al primo posto interruppero l’egemonia dei bianconeri, che in quel decennio arrivarono a vincere addirittura 5 titoli; e infatti fu proprio la Juventus a succedere nell’Albo d’Oro al Toro, con quest’ultimo che oltretutto chiuse al secondo e terzo posto le stagioni seguenti a quella che finì per corrispondere al suo ultimo scudetto, che era anche stato il primo dopo la tragedia di Superga di quasi trent’anni prima. Negli anni Venti, invece, era accaduto il contrario: quando la Juventus vinse il suo secondo scudetto, vent’anni dopo il primo, passarono appena dodici mesi e il Torino si prese la scena vincendo a sua volta il suo primo, quello poi revocato del 1927, e subito dopo un altro. 

Sono questi alcuni degli esempi più clamorosi e memorabili anche perché legati a Club importanti e conosciuti. Se ne potrebbero fare molti altri, ma quel che conta è osservare che ci sono casi in cui la tradizionale rivalità fra due squadre arriva ad assumere toni epici e misteriosi al tempo stesso in ragione dell’attualità. E’ una magia, questa che riguarda storia e statistiche, che si aggiunge a quella del campo.