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Sventola una bandiera sul Bogside

Redazione Toro News
di Walter Panero In un pub di Ardara, Repubblica di Irlanda. Venerdì 21 settembre 2007. “C'mon! C'mon Ireland!!!”“Oohhhh nooooo....oh Jesus! Jesus!”Odore forte. Vecchi muri scrostati e impregnati di fumo,...

di Walter Panero

 

In un pub di Ardara, Repubblica di Irlanda. Venerdì 21 settembre 2007.

 

“C'mon! C'mon Ireland!!!”

“Oohhhh nooooo....oh Jesus! Jesus!”

Odore forte. Vecchi muri scrostati e impregnati di fumo, birra e whisky. Come gli abiti della gente che ci sta intorno. Come tutto quello che ci circonda. Questo posto si chiama Corner Cafè: chi ne ha deciso il nome non ha fatto un grande sforzo di fantasia, visto che sta proprio all'angolo tra le due strade principali di questo piccolo villaggio sperduto nel verde della contea di Donegal. Abbiamo capito che era il posto che cercavamo non appena l'abbiamo visto uscendo dal ristorante dove  i nostri stomaci affamati si sono rimpinzati con un ottimo stufato alla birra (e te pareva!). L'abbiamo capito anche se fuori non c'erano insegne o avvisi particolari.

“Qui la trasmettono di sicuro!...” ho detto rivolgendomi alla mia compagna di questo viaggio e non solo di questo.

“Mi sa di sì....senti come urlano...sembrano già tutti ubriachi.....”

Così siamo entrati e ci siamo accomodati ad uno dei tavoli liberi, ordinando un succo di frutta e una Guinness. E sì perché quando da queste parti chiedi una birra non prendono neppure in considerazione l'idea di portarti qualcosa di diverso da quel liquido scuro. E in fondo va bene così. Siamo in Irlanda o no?

Certo che lo siamo! E in un pub vero, non come quelle robe da fighetti che da noi hanno il coraggio di chiamare Irish Pub! Sullo schermo scorrono le immagini di una partita nella quale O' Driscoll, O’ Gara and company  si giocano contro la Francia padrona di casa la possibilità di passare ai quarti di finale di questa Coppa del Mondo di Rugby (1), ma noi più che prestare attenzione al match finiamo per guardarci intorno. Anche perché non è che in campo ci sia molto da vedere, visto che il predominio dei “galletti” è senza discussione.C'è quello che urla come un folle ogni volta che un giocatore in maglia verde esce dalla mischia con l'ovale in mano. C'è quello che evoca il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, il Papa Tedesco e quello Polacco, San Patrizio e tutti i Santi del Paradiso. C'è la donna con pochi denti in bocca che continua a ordinare una birra dietro l'altra e fa da spola tra il locale e il cesso che sta lì vicino. C'è quello, fisico da ex rugbyman, che, quando capisce che non parliamo la sua lingua e neppure una che gli somigli, ci guarda e chiede senza falsi preamboli:

“Are you French?”. E se lo fossimo? Cosa faresti? Ci cacceresti fuori dal locale come fanno i piloni nella mischia con i giocatori avversari?...Ma per fortuna il problema non si pone….

“Oh noooo....Italian! We're Italian!” rispondiamo sollevati all'unisono con un pelo di fierezza che quasi mai ci contraddistingue quando ci chiedono da dove veniamo.

“Oh....Italy....yes...beautiful!....Rome....the Pope....yes....oh noooo....oh Jesus...Jesus....”

“Did you visit Rome?” chiedo per cercare di rompere ulteriormente il ghiaccio.

“Oh yeah...in 1990 for the World Championship…football, I mean…not rugby…Do you remember?....Do you remember Schillaci?...Tottoschilacci….shit…puah!!!” mi dice simulando uno sputo e credendo così di offendermi.

“Schillaci....puah! France puah! Italy puah! C'mon Ireland!” gli rispondo io sorridendogli.

Mi guarda con un misto di  approvazione e di stupore. Tutti hanno l'aria di guardarci in modo strano. Sembrano dire: ma da dove diavolo sono arrivati questi? Che sottospecie di persone sono 'sti Italiani che si permettono di prendersela con uno come Schillaci che qui sarebbe un idolo incontrastato di tutta la Nazione? Vorrei spiegare loro che cosa rappresenta Schillaci per noi. Che cosa rappresenta la gobba per noi. Ma probabilmente non capirebbero. E poi sono troppo presi dalla partita che non si sta mettendo per niente bene per i colori Irlandesi. Meglio lasciar perdere. Meglio....

“Schillaci puah!!! Ruba le gomme....Schillaci ruba le gomme....ruba le goooommeeee....Schillaci ruuuuba le gomme...”

Oh Gesù. Ci mancava anche questa. Ma cosa sta succedendo? Dove mi trovo? In un malfamato pub irlandese o nel mio stadio, nella mia curva, a casa mia? Ci mancava anche l'Irlandese che conosce i cori della Maratona. Ci mancava anche....Intanto mi volto di scatto.

E' biondo, quasi rossiccio. Sembra, sì sembra proprio un Irlandese. Se non fosse per la felpa che indossa. Non è quella verde smeraldo della Repubblica. La sua felpa è assolutamente identica a quella che stasera ho lasciato in macchina. Quella che indosso ogni volta che vado allo stadio e non solo. Insomma: è la nostra felpa.

“Ma lei....ma tu....sei?...”

“Un fratello, of course!” risponde lui mentre si avvicina per abbracciarmi.

“E sei....cioè....sei di Torino e sei qui in vacanza come noi?” gli domando.

“Nessuna delle due. Vengo dalla provincia di Lecco, ma non vivo più là da oltre quindici anni. Da quando venni qui in vacanza e conobbi quella che diventò la mia morosa. All'epoca non avevo un lavoro, così decisi di lasciare l'Italia e di trasferirmi quassù....nel frattempo sia la morosa sia il lavoro sono andati a puttane, ma io ho capito di non aver la forza per tornare in Italia....casa mia era quassù, ormai....”

“Vivi in questo buco di paese?”

“Oh no! Ho una donna qui e vengo a trovarla nel fine settimana....ma stasera smonta tardi dal lavoro e ne ho approfittato per venire a farmi una birra e dare un'occhiata alla partita....io abito a Derry, oltre la frontiera.....che poi è una frontiera per modo di dire, perché nel Bogside, dove sto io, persino i lampioni sono colorati di verde, bianco e arancione....abito proprio a due passi dal museo dedicato alla “Bloody Sunday” del 1972...ci siete già stati? E' terribile, ma non dovete perdervelo!”

Faccio di no con la testa. E rispondo: “Saremo a Derry tra un paio di giorni e di sicuro non ci perderemo il museo....”

“Peccato! Se andate domenica io non sarò a casa. Se no vi avrei invitati volentieri. Tra l'altro giocheremo col Siena e avremmo potuto vedere il match insieme su Internet o seguirlo su Toro News. Ecco: c'è solo una cosa che mi manca dell'Italia....e non è certo la pasta, il caffè, la pizza o altre balle del genere....”

“Stai dicendo che ti manca....”

“Il nostro Toro, certo! Ogni tanto vengo in Italia a trovare i miei, ma l'ultima volta che sono venuto allo stadio è stato per quella pazzesca partita col Mantova di oltre un anno fa...come mi manca la Maratona! Beato te, beati voi che potete andarci quando volete!”

“In effetti...anche se non abito più a Torino sono comunque più comodo di te....”

“Ascolta....dimmi una cosa....fino a quando state in Irlanda?”

“Beh....rientriamo sabato prossimo...il 29 saremo a Torino perché....”

“Ci avrei scommesso! Rientrerete appena in tempo per il derby, giusto?”

“Eh...sì...in effetti....”

“E non è un caso!” si inserisce mia moglie sorridendo “...avremmo dovuto tornare dalla vacanze lunedì 1 ottobre, ma quando sono usciti i calendari lui è diventato matto. Non poteva accettare di perdersi il derby. E così siamo riusciti ad anticipare la partenza di un paio di giorni pur di esserci....speriamo che almeno ne valga la pena....”

“Certo che ne varrà la pena! Sarà il primo derby dopo quattro anni, mica potevo perdermelo. E poi quast'anno siamo più forti di loro. Sono certo che stavolta gli romperemo il culo!”

“Ben detto, fratello! Come ti invidio! Beh...ti dico una cosa: domenica, quando avremo vinto la partita, pensami per un'istante. Tra le tante bandiere tricolori del Bogside di Derry si alzerà una bandiera di un colore solo. Una bandiera che qui nessuno conosce, ma che sventolerà festosa. La nostra bandiera!”

“Grandissimo!”

“Ora devo andare, fratello! Ci sentiamo presto...e magari ci becchiamo nel forum....”

“Nel forum?!?”

“Ma di Toro News, naturalmente! La Bibbia di noi tifosi, specie di quelli lontani....”

“Puoi contarci, fratello! A presto!”

“Oh nooooo....Jesus!Jesus!” continuano ad urlare. La partita si sta avviando tristemente alla fine e alcuni uomini hanno lasciato il locale. Altri rimangono lì con lo sguardo perso davanti allo schermo e all'ennesima Guinness. La Francia dell' “Orco” Chabal ha umiliato l'Irlanda distruggendola con un sonante 25 a 3. O' Driscoll e compagni se ne torneranno a casa a testa bassa. Come a testa bassa gli uomini del pub raggiungono barcollando le loro case. E pure la donna sdentata, ammesso che ne abbia una di casa.

Anche noi lasciamo il pub senza farci notare. Sono sinceramente dispiaciuto per l'eliminazione dei Verdi. Ma, mentre raggiungiamo l'albergo, il mio pensiero va a domenica prossima. Immagino lo stadio pieno...la Maratona tutta dipinta di granata....gli insulti ai gobbi.....i ragazzi di Monzon che entrano in campo con una fame incredibile dopo anni di digiuno.....e la palla che finisce alle spalle di Buffon....poco importa se a calciarla sarà Rosinaldo, o il Genio, o il Chino....l'importante è che quella rete finalmente si gonfi....che io possa urlare tutta la mia rabbia.....e che la nostra bandiera possa tornare a sventolare alta nel Bogside di Derry.

 

Domenica 30 settembre 2007. Torino, stadio Olimpico. Sera.

 

“Tutta l’Italia lo saaaa….come faceva a rubareeee…”

Io non so come sia l’inferno, visto che per mia fortuna fino ad oggi non ci sono mai stato e neppure ci tengo particolarmente, ma se proprio me lo devo immaginare non me lo configuro molto diverso da così. Un inferno bellissimo, però. Un inferno a tinte granata. Richiamato da una Maratona che non vedevo più così da anni, tutto lo stadio dipinto di granata è in piedi. E urla rivolto verso quella macchia incolore che sta laggiù e cerca di dire qualcosa, ma si trova in minoranza schiacciante. Qualcuno inveisce contro i giocatori in campo. Qualcuno agita delle banconote da dieci o da venti euro rivolgendosi verso la curva senza colori. Qualcuno si sente male per la troppa tensione ed è costretto ad abbandonare lo stadio prima che la partita cominci. Che disdetta! Giorni e giorni di attesa per una partita per poi non poterla manco vedere. Non poter manco sentire lo stadio che diventa un unico ululato quando pronunciano la formazione dell’altra squadra, quella che lo scorso anno militava in B e che in un qualsiasi paese dotato di un minimo di giustizia non solo sportiva marcirebbe ancora per anni nelle serie inferiori. Non potrà unire la sua bocca a quelle di migliaia di altre persone quando lo speaker inizierà a pronunciare la nostra formazione che va da Mister Novellino a Nicola Ventola passando attraverso Tyson Sereni, il Genio Corini e il Chino Recoba. Quest'anno ci aspettiamo grandi cose dai nostri ragazzi. Anche se la stagione, dopo l’entusiasmo iniziale, è cominciata in maniera meno scoppiettante di quanto ci si poteva attendere, con quattro pareggi consecutivi e una brutta sconfitta mercoledì scorso a Parma. Anche se in campionato non abbiamo ancora provato la soddisfazione della vittoria. Pazienza! E’ oggi il giorno della vittoria! Oggi torneremo a vincere il derby dopo oltre dodici anni di digiuno! Da oggi il Toro prenderà lo slancio per un campionato finalmente di alto livello. Il tempo della sofferenza è finito una volta per tutte! Come pure l’epoca della gobba che domina in lungo e in largo. Ragazzi: il Toro è tornato! A riprendersi il posto che gli spetta nella storia di questa città e del calcio Italiano!

“...usava il suo cellulareeee….”

Il Toro è tornato e anche noi siamo tornati in Italia e in questo stadio. Niente Primavera nella quale siamo abbonati. Niente Maratona dove non ci sono posti. Niente distinti. Ma tribuna laterale. Proprio a due passi dal settore senza colori. Il punto ideale per insultarli ancora più forte e per farsi sentire ancora di più. Il punto ideale, anche se prima di entrare ci siamo trovati per sbaglio a passare nel loro settore, ovviamente tutti ricoperti dei nostri colori e solo l’intercessione di quel santo di Capitan Valentino ha fatto sì che ne uscissimo vivi e vegeti. Purtroppo qualche gobbo di troppo intorno a noi c’è: come quel ragazzino dietro che non fa nulla per nascondersi, come quel gruppo laggiù che ha nascosto con cura i propri vessilli incolori e rosa ma che non può certo nascondere né modificare le proprie inequivocabili facce. Ne approfittiamo per farci sentire ancora di più.

“….Moggi chiamava e Carraro rispondeva: non c’è problema comandiamo io e teeeeee……”

E ancora:

“Ladri! Drogati! Vergogna! Siete la rovina del calcio!”

E roba del genere. Così, giusto per scaldare l’ambiente. Fino a che le squadre non entrano in campo, la partita inizia e urla e cori lasciano spazio a squarci di silenzio. Un silenzio pieno di tensione. Mi chiedo dove sia in questo momento l’amico di Derry. Forse davanti al video di un computer per cercare di seguire in qualche modo la partita. Forse in un pub con una Guinness o un whisky in mano per tentare di non pensare e per sciogliere un po’ la tensione. Una tensione che diventa sempre più forte a mano a mano che i minuti trascorrono, senza che succeda un gran che. Il primo tempo finisce. Guardo le facce dei miei vicini. Anche se molti cercano di non sbilanciarsi ce l’hanno scritto in faccia che si aspettavano di più. Voglio dire, i ragazzi in campo hanno fatto la loro onesta partita, però….però è mancato un po’ di furore….quel furore che è dentro ognuno di noi che ci troviamo sugli spalti….quel furore che deriva da anni di sofferenze e di vessazioni….da anni passati a vedere i nostri navigare in cattive acque e a sentire quelli là festeggiare. Un furore diventato sogno sublime ed insperato lo scorso anno quando loro esordivano a Rimini in B e noi affrontavamo, pieni di speranze, il nostro primo campionato di A dopo tre anni di purgatorio. Un furore che però evidentemente non siamo riusciti a trasmettere ai ragazzi in campo. D’altra parte, cosa ne sanno loro di noi, del Toro e della nostra storia? Cosa ne sanno loro di quei ragazzi che sono quasi maggiorenni e non hanno mai visto il Toro vincere un derby? Che ne sanno degli ex ragazzi che avrebbero pagato di tasca propria per poter vedere i Gobbi giocare in B e che ancora non credono che sia accaduto davvero? Se potessimo andarci noi in campo, allora sì che si vedrebbe quel furore. Allora sì che toglieremmo loro il fiato. Allora sì che li distruggeremmo. Invece….invece un’onesta prestazione da squadra che si sente inferiore e che punta a difendere il pareggio. Invece la netta sensazione che, se questa partita finirà con un risultato diverso dal pari, non saremo certo noi a festeggiare, ma quelli là che agitano le loro sciarpe senza colore.

Ormai è praticamente finita. Il quarto uomo ha già segnalato i quattro minuti di recupero. Va beh, penso, tutto sommato è andata bene. L'appuntamento con la vittoria nel derby è rimandato ancora una volta, ma un punticino non lo buttiamo certamente via, anche se un po' di rammarico rimane per il fatto di non aver mai tentato seriamente di mettere in difficoltà quelli là. Non ci crede più nessuno. Anche i gobbi sembrano ormai aver rinunciato ad ogni velleità di portare a casa i tre punti. Finché, a pochi secondi dal fischio finale, quando tutti in campo pregustano una bella doccia, c'è un batti e ribatti, la palla finisce sui piedi di Treseghe e io mi sento come se una lama mi avesse trafitto alle spalle. La stessa lama con la quale trafiggerei, se solo ne avessi una, il ragazzino dietro di me che ora esulta senza controllarsi mentre suo nonno, forse dei nostri chissà, tenta invano di calmarlo per evitare che qualcuno gli levi con la forza quel sorriso del cavolo dalla bocca. La stessa lama con la quale farei fuori quei maledetti laggiù che ora esultano dopo che hanno perpetrato l'ennesimo furto.

“Fuorigiocooooo.....maledettiiii....ladriiiii....bastardiiiii.....” ha ancora la forza di urlare qualcuno mentre l'arbitro pone fine all'ennesima ingiustizia della nostra storia.

Io no. Non ce la faccio ad urlare e nemmeno a parlare. Me ne sto lì, in silenzio, mentre la nostra gente comincia piano piano a sfollare, chi insultando questo o quello, chi armeggiando sul cellulare alla ricerca di consolazione da parte di qualche amico, chi piangendo come quella ragazza che continua a ripetere: “Ma perché sempre a noi?...Ma perché sempre a noi?....”. Già. Perché sempre a noi? Qualcuno lo sa?

“Era fuorigioco di due metri...l'ha detto persino quel gobbo di Capello alla tele....” grida qualcuno.

“Veramente su Sky hanno spiegato che, in base alle nuove regole, il gol è valido in quanto la palla è stata deviata....bla....bla....bla...”

Parole al vento. Inutili. Stupide. Vuote. Anche perché, ne sono certo, avrebbero detto la cosa esattamente opposta se fossimo stati noi a segnare in quella maniera. Se fossero stati i gobbi a prendere gol in quel modo, domani i giornali avrebbero riempito pagine e pagine per gridare allo scandalo e tra dieci anni ce lo triturerebbero ancora rinfacciandoci in tutti i modi l'irregolarità di questo gol, un po' come fanno ora con la famosa “buca di Maspero”.Invece niente. Magari qualcuno dei nostri dirigenti troverà il coraggio di protestare, ma verrà subito messo a tacere, tacciato di essere poco informato dei nuovi regolamenti che recitano che “bla-bla-bla-bla-bla”. E basta.

La verità è che comunque nulla potrà cambiare la realtà: abbiamo perso il derby nella maniera più atroce possibile. Neppure nel peggiore dei miei incubi potevo immaginare una fine così. E pensare che ho persino rinunciato a due giorni di vacanza, a vedere Bettini che oggi si è laureato per la seconda volta consecutiva campione del mondo in quel di Stoccarda, pur di essere presente. Che tristezza. Che delusione atroce. Che ferita impossibile da rimarginare.

Mentre lascio questa valle di lacrime osservo ancora una volta il nostro popolo che abbandona lo stadio chi in silenzio, chi imprecando. Non posso fare a meno di pensare al mio amico di Derry che ora annegherà in qualche Guinnes la propria delusione.

“Che ingiustizia....che torto....” continua a ripetere la mia compagna di viaggio, di gioie e di sofferenze.

Dopo diversi minuti di silenzio, passati ad osservare il vuoto e a pensare al nulla, ritrovo finalmente la parola:

“Essere del Toro è anche questo, purtroppo....li vedi quei maledetti? Ora sono lì che strombazzano. Credono di essere felici. Ma non sono....non saranno mai come noi....li vedi?....li senti i nostri adesso?”

Mentre un padre tenta invano di consolare suo figlio che non riesce a smettere di piangere ed ha l'aria di chiedersi perché proprio a lui sia capitato il destino di essere granata in una città sempre più gobbizzata, scorgo un gruppo di ragazzi laggiù vicino ad un bar: sventolano le loro bandiere e cantano i nostri cori a squarciagola, senza paura di essere presi per il culo da quelli là.

“...Ecco....questi siamo noi.....nessuno riuscirà mai a farci tacere...per questo sono fiero di essere quello che sono....”.

Mi dirigo verso casa e non riesco a fare a meno di sorridere. Non riesco a fare a meno di pensare che in questo momento, superato lo smarrimento iniziale, su uno dei balconi del Bogside di Derry qualcuno sta issando la nostra bandiera. Malgrado tutto.Penso anche che è bellissimo essere tifosi del Toro. E lo è sempre e comunque. Anche nei momenti più atroci. Malgrado tutto.

 

(1) Il rugby è l'unico sport nel quale la Repubblica d'Irlanda e l'Irlanda del Nord si presentano unite sotto la stessa bandiera e sotto la stessa maglia verde smeraldo.

 

Ecco la colonna sonora di questo racconto:

Ireland's Call (Inno della Nazionale irlandese di rugby):

Sunday Bloody Sunday (U2-1983):

Tutta l'Italia lo sa....:

 

Chi volesse saperne di più sulla "Bloody Sunday" del gennaio 1972 in cui a Derry 13 Irlandesi inermi furono trucidati dal Primo Battaglione Paracadutisti dell'Esercito Britannico può cliccare qui:

o qui:

 O anche qui con immagini e musica:

 

 

La prossima settimana giocheremo di venerdì sera contro il Doria: una partita che sento particolarmente per mille e più motivi. Com'è consuetudine quando il Toro anticipa, sabato prossimo lascerò spazio ai colleghi che commenteranno il “big match” di Genova. Salvo sorprese, “La Risalita” tornerà quindi da queste parti sabato 8 ottobre.Un abbraccio a tutti e sempre forza Toro. Ah, dimenticavo: grazie infinite all'amico Mauro che mi ha dato una grossa mano con la foto che accompagna questa storia.