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”Tessera”, si allarga il fronte del ”no”

Redazione Toro News
Continua a far discutere la “Tessera del tifoso”, ed è sempre più caos intorno al provvedimento voluto dal Governo. Dopo Cairo, Zamparini e Pulvirenti, ora è la volta di Gianpaolo Pozzo a pronunciarsi contro:...

Continua a far discutere la “Tessera del tifoso”, ed è sempre più caos intorno al provvedimento voluto dal Governo. Dopo Cairo, Zamparini e Pulvirenti, ora è la volta di Gianpaolo Pozzo a pronunciarsi contro: “Se questa cosa non è nata con lo scopo di dare maggiori servizi al tifoso, allora complicargli la vita mi sembra inutile”, dice a “Radio anch’io Sport” il presidente dell’Udinese. “Con i biglietti nominativi, i club hanno un database al quale possono accedere le questure. La Tessera svuoterebbe gli stadi, che sono fatiscenti e con i tornelli, aggiungiamo altro e poi ci credo che la gente preferisce guardare la partita in tv, anziché andare allo stadio”. A meno che, aggiungiamo noi, non sia proprio questo l’obiettivo occulto, come suggerisce qualcuno. “Non capisco perché non siano già sufficienti i biglietti nominativi”, conclude Pozzo, “me lo spieghi Masucci!”.

Roberto Masucci è il segretario dell’Osservatorio per le manifestazioni sportive, quell’organo protagonista spesso di decisioni che sembrano estratte a sorte da un cesto, come vietare trasferte a tifoserie gemellate e consentirne altre oggettivamente pericolose. La risposta, richiesta è: “La Tessera del tifoso non è obbligatoria, ma è un’opportunità”. Ossia: “Chi non la vorrà, potrà acquistare il biglietto normale, con le limitazioni che questo porta”. Ad esempio, per le trasferte, il fatto di non poter accedere al settore ospiti. Giancarlo Abete è invece contento e gioioso per la prossima attuazione (forse) del provvedimento: “La rivoluzione è il biglietto nominativo, la Tessera è un’opportunità (ancora con questo termine) che porterà ad allontanare dallo stadio gli indesiderabili”, l’opinione del presidente Figc. Dopodiché, si entra nel politichese: “Il fatto che siano partite Inter, Juve e Milan sta a dimostrare che chi ha maggiore struttura organizzativa è favorito, altri sono preoccupati perchè non hanno un’organizzazione idonea. Bisogna fare una rivoluzione culturale globale. E’ una questione di rapporti complessi tra società e tifosi organizzati. Alcuni club hanno difficoltà a valorizzare il fatto di essere favorevoli alla tessera, ma bisogna superare questa logica e molti club ci sono riusciti. Bisogna crescere e assumersi le proprie responsabilità”. Ognuno traduca da sé.

In mezzo a tanto caos, non vacillano le certezze del primo promotore dell’iniziativa, il ministro Roberto Maroni, che certo comincia a dubitare ma non lo dà a vedere: “Se c’è una proposta alternativa delle squadre, me la facciano presente e la verificheremo, altrimenti mi spiace per loro ma il provvedimento si attuerà”, dice l’uomo di Governo. “Sono convinto delle mie posizioni e delle mie idee, e quindi nessuna contestazione e nessuna provocazione farà mutare la mia posizione”. Che si potrebbe leggere come un “sono pronto a cambiare idea, ma nulla mi farà cambiare idea”. E l’idea dei milioni di soggetti direttamente coinvolti (i tifosi)? Nessuno la chiede.