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"Io non so che aria tiri in seno all’Uefa perché non ci sto dentro e adesso sono anche fuori dai lavori calcistici, quindi ignoro quali discussioni e valutazioni stiano facendo in merito a questo caso. Posso però dire che, in virtù delle regole attuali, mi sembra naturale che venga comminata una sanzione nei riguardi del Milan e che questa sanzione possa essere rappresentata dall’esclusione dalle competizioni internazionali. È evidente. A meno che non vengano presentate motivazioni o istanze straordinarie che al momento però non si vedono. Soprattutto con un Milan che ha conquistato l’accesso all’Europa League anziché alla Champions, alla quale sarebbe - nel caso - certamente più difficile rinunciare senza fare ricorso contro un’eventuale esclusione; sia per ragioni economiche, sia per la più complessa gestione operativa, in termini di compatibilità con il campionato, della seconda Coppa rispetto alla prima. Un anno fuori dalla mischia peraltro consentirebbe al club di lavorare con più calma per rimettere le cose a posto in una prospettiva a lungo termine. Questo, chiaro, in base alla logica. Poi ognuno fa come ritiene, o come può".
Chiariamo: un’esclusione del Milan comporterebbe automaticamente il ripescaggio della prima squadra giunta alle spalle delle qualifi cate, cioè il Torino?
"Assolutamente sì. È automatico. Ogni nazione ha un certo numero di club, stabilito, che devono partecipare alle varie competizioni. Se una società non ha i requisiti per accedervi, subentra la prima arrivata dietro che li abbia. In questo caso, il Torino. È la stessa cosa che accadde nel 2006, quando lo scudetto andò all’Inter perché Juventus e Milan vennero punite per Calciopoli. O, per tornare al Torino, la stessa cosa del 2014 quando i granata presero il posto del Parma che non aveva i conti in regola con il fisco".
Nel caso invece di una rinuncia autonoma, o di un patteggiamento che da qualche parte era stato ventilato?
"Si tratta di una via tecnicamente percorribile, magari per evitare di mettersi in contrapposizione con l’Uefa nella consapevolezza di avere dei problemi finanziari da risolvere. Ma le conseguenze sarebbero le stesse. Per i medesimi motivi che ho elencato prima. La priorità dell’Uefa è salvaguardare la regolarità dei tornei che organizza e amministra: fuori una, dentro un’altra".
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