di Walter PaneroA circa un chilometro dall'arrivo della tappa odierna che ha portato il Tour ai 1275 metri della rampa di Super-Besse Sancy (189 chilometri di sali-scendi tra i vulcani spenti d'Alvernia, ora coperti da pascoli di un verde smeraldo che fa bene agli occhi), il ventiquattrenne Portoghese Rui Costa (al secolo Rui Alberto Faria da Costa) deve aver pensato che tutto era perduto. La sua bella fuga, partita stamane dopo appena sei chilometri di corsa assieme ad altri otto avventurosi, sembrava essersi conclusa come tutte le altre fughe lanciatesi in questa prima settimana di Tour: belle, eroiche, ma inutili. In effetti, dietro di lui che si era lasciato alle spalle tutti i suoi compagni di avventura, si stava profilando la sagoma bionda vestita di azzurro di quel vecchio leone, un po' imbolsito ma sempre pericoloso e generosissimo, che va sotto il nome di Alexander Vinokourov. Quest'ultimo, aiutato dal Gregario (con la G maiuscola....oh sì!) Paolo Tiralongo si era lanciato all'inseguimento dei battistrada quando mancavano 26 chilometri al traguardo sulla salita del Col de la Croix. Vino recuperava secondi su secondi, lasciando dietro di sé tutti gli altri favoriti dalla corsa che tentavano invano di lanciarsi al suo inseguimento. Ora il leone kazako salta sulla schiena della gazzella portoghese e ne fa polpette, pensavano tutti quelli dotati di un minimo di conoscenza ciclistica. Ora Vino vince la tappa e conquista anche la maglia gialla, visto che dietro sembrano cloroformizzati. Invece nulla di tutto questo: una volta tanto, la gazzella ha saputo resistere; mentre il vecchio leone, invero un po' spelacchiato, ha cominciato ad oscillare le spalle mostrando sul suo volto tutta la fatica di una giornata pesante caratterizzata da freddo e pioggia (proprio il caldo non ce la fa a toccare questo Tour, ma ci sarà tempo...). Dietro, intanto, accadeva di tutto. Ci provava Gilbert, ripreso. Quindi Contador, ripreso a sua volta. Poi il nostro Cunego, ripreso pure lui. E ancora Evans: niente da fare. Tutti i fuggitivi del mattino venivano mangiati dal gruppo dei migliori. Anche Vino veniva risucchiato. Solo Rui Costa resisteva ed andava a vincere la prima tappa di montagna, anche se sarebbe più corretto definirla di mezza montagna, di questo Tour. Il Portoghese precedeva di una manciata di secondi il gruppo degli inseguitori, capitanato da Gilbert (giunto secondo) e da Cadel Evans (terzo). Del gruppetto facevano parte anche Contador, i fratelli Schleck ed i nostri Cunego (buon settimo) e Basso. E, cosa più importante (udite! udite!), di questo gruppo faceva parte anche la maglia gialla Thor Hushovd: nessuno, forse neppure lui stesso, stamattina avrebbe scommesso un solo copeco sul fatto di vederlo in giallo anche stasera, visto che un (ex?) velocista come lui di solito su salite come quelle di oggi dovrebbe perdere minuti, o per lo meno secondi. Invece il bello dello sport è che, a volte, le previsioni degli esperti sono fatte per essere smentite.Se n'è andata così la prima settimana di questo Tour tormentato dalle cadute. Troppo presto per un primo bilancio, ma alcune cose interessanti sono già emerse. Intanto, due dei favoriti della vigilia, come il britannico Wiggins e lo statunitense Leipheimer, sono tagliati fuori: il primo ufficialmente, visto che dopo una caduta si è rotto la clavicola ed ha dovuto ritirarsi, il secondo de facto perché molto attardato in classifica, sempre per colpa di una caduta. Inoltre, sempre a causa di una caduta, il grande favorito della vigilia Alberto Contador paga in classifica un sorprendente ritardo di 1'42”; peraltro la sua condizione appare finora inferiore a quella dimostrata nel corso del recente Giro d'Italia. Pari alle attese, finora, le prestazioni di Basso (ha perso nella crono squadre e lo si sapeva), di Cunego e dei fratelli Schleck. Decisamente buona appare invece la performance dell'Australiano Cadel Evans che finora ha dato l'impressione di essere il corridore più in forma tra tutti quelli in corsa.Ne sapremo molto di più a cominciare da giovedì prossimo, quando sarà in programma la prima tappa Pirenaica che prevede, nel finale, l'ascesa a La Horquette d'Ancizan (9,9 chilometri al 7,5% di pendenza media), al mitico Col du Tourmalet (17,1 chilometri al 7,3%) e l'arrivo in salita ai 1.715 metri di Luz Ardiden (13,3 chilometri al 7,4% di media).Domani, invece, ancora una tappa “mista” sulle montagne del Massiccio Centrale: 208 chilometri da Issoire a Saint-Flour, con ben sette gran premi della montagna di seconda e terza categoria.Nel 2004, su un percorso analogo, l'idolo di Francia Richard Virenque staccò tutti ed arrivò in solitaria. Era il 14 luglio e l'intero paese impazzì letteralmente di gioia.Ci sarà qualcuno in grado di emularlo? Lo sapremo presto. ORDINE D'ARRIVO OTTAVA TAPPA DA AIGURANDE A SUPER-BESSE SANCY1. Rui Alberto FARIA DA COSTA (Portogallo) in 4h36'46”2. Philippe GILBERT (Belgio) a 12”3. Cadel EVANS (Australia) a 15”4. Samule SANCHEZ (Spagna) a 15”5. Peter VELITS (Slovacchia) a 15”6. Dries DEVENYNS (Belgio) a 15”7. Damiano CUNEGO (Italia) a 15”8. Alberto CONTADOR (Spagna) a 15”9. Andy SCHLECK (Lussemburgo) a 15”10. Frank SCHLECKCLASSIFICA GENERALE TOUR DE FRANCE 2011 DOPO L'OTTAVA TAPPA:1. Thor HUSHOVD (Norvegia) in 33h06'28”2. Cadel EVANS (Australia) a 1”3. Frank SCHLECK (Lussemburgo) a 4”4. Andreas KLODEN (Germania) a 10”5. Jacob FUGLSANG (Danimarca) a 12”6. Andy SCHLECK (Lussemburgo) a 12”7. Tony MARTIN (Germania) a 13”8. Peter VELITS (Slovacchia) a 13”9. David MILLAR (Scozia) a 19”10. Philippe GILBERT (Belgio) a 30”
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