di Walter PaneroL’Alpe d’Huez.E' la poesia, il romanzo, la leggenda della strada. E' l'urlo che sale dalla montagna. E' lo spettacolo delle mille lingue e dei mille colori. E' lo stadio del ciclismo. E' l'Alpe d'Huez. Quattordici chilometri di tornanti, di salita, di sofferenza, di gente giunta qui da tutte le parti del mondo con giorni e giorni d’anticipo. L’Alpe d’Huez doveva e poteva essere il giudice supremo di questo Tour che volge alla conclusione, ma di fatto non lo è stato visto che l’unico, sia pur importante, verdetto di questa breve tappa che prevedeva anche l’ascensione iniziale del Col du Telegraphe e del Galibier, è la capitolazione, dopo undici giorni di potere, della maglia gialla Thomas Voeckler. Doveva perderla già sui Pirenei, invece ha resistito fino all’ultima tappa alpina. Come direbbero i suoi connazionali: chapeau! Anche se oggi si è staccato, ha perso diversi minuti dai primi ed è ormai relegato al quarto posto in classifica, fuori dal podio, fuori da tutto tranne che dalla gloria e dal ricordo. I Francesi si consolano comunque con la vittoria sulla mitica salita che fu di Coppi, di Bugno e di Pantani, di tale Pierre Rolland: un giovinotto di belle speranze che, come tutti i giovinotti di belle speranze, ora indossa anche la maglia bianca di migliore tra i giovani. Ai piedi della salita ha ricevuto il “via libera” del proprio capitano Thomas Voeckler che subodorava la propria giornata storta e si è gettato all’attacco. Prima in solitaria. Poi con Contador e Samuel Sanchez. Poi ancora in solitaria. Un sogno, per lui, essere il primo Francese a vincere quassù dopo il grande Bernard Hinault che vi trionfò la bellezza di venticinque anni fa. Un sogno precedere nell’ordine d’arrivo niente meno che il campione olimpionico Samuel Sanchez e il fenomeno delle corse a tappe Alberto Contador.Un Alberto Contador che le ha tentate davvero tutte per lasciare il proprio segno in questo Tour nato storto e mai raddrizzatosi. Pronti-via, lo Spagnolo era già all’attacco sulla salita del Telegraphe con l’evidente scopo di far saltare il banco e di far rimangiare le parole a chi ieri lo definiva irrimediabilmente sconfitto. Lo seguivano tutti i migliori della classifica, o quasi. Andy Schleck, Cadel Evans e Voeckler. Poi la maglia gialla andava in crisi ed Evans si staccava per un problema meccanico. Contador e Andy proseguivano la loro azione per diversi chilometri, insieme ad altri compagni di avventura. Ma venivano ripresi ai piedi della salita finale. Contador rifiatava un attimo, ma non appena la strada riprendeva a salire sotto la sua bici, ripartiva all’attacco. Sembrava la volta buona, il suo vantaggio aumentava, pareva imprendibile: ecco il Re sconfitto che va a vincere almeno la sua ultima battaglia. Invece niente. L’amico Samuel Sanchez ed il giovane Rolland piombavano alle sue spalle. E il ventiquattrenne Francese aveva l’ardire di scattargli in faccia andandosi a prendere gli applausi di un’intera montagna di pubblico e di un’intera Nazione.Nel gruppetto dietro, del quale faceva parte anche il nostro sempre più sorprendente Cunego (ora quinto nella generale), Andy Schleck, coadiuvato dal fratello Frank, tentava invano di staccare Evans allo scopo di incrementare un vantaggio in classifica che non lo lascia tranquillo. Ma il vecchio “fighter” australiano rispondeva: “io non ho alcuna intenzione di staccarmi, voglio resistere fino alla fine e giocarmela fino in fondo”.Il giovane Lussemburghese doveva così accontentarsi, si fa per dire, di indossare il simbolo del primato con un vantaggio di 53” sul “fratellone” Frank e 57” su Evans. Cinquantasette secondi. Pochi? Tanti? Lo dirà la tappa a cronometro di domani sulle strade che circondano Grenoble. L’esperto Australiano è nettamente più forte di Andy (e anche di Frank) nelle prove contro il tempo. Quindi, di regola, non dovrebbe avere problemi a recuperare il ritardo che ora lo separa dal giovane lussemburghese e a vincere questo Tour. Ma la storia insegna che nell’ultima cronometro di un grande giro contano più le energie rimaste che le doti specialistiche. Inoltre, non è raro che il simbolo del primato incrementi le energie. Infine, dietro le spalle, Cadel Evans ha una storia di “grande perdente” visto che per due volte è arrivato a giocarsi il Tour all’ultima tappa in circostanze analoghe a quelle odierne, e per due volte è stato sconfitto: da Contador nel 2007 e da Sastre nel 2008. Invece Frank, l’altro Schleck, non dovrebbe avere alcuna possibilità di vittoria e penserà a difendere la propria posizione sul podio. Insomma: Schleck o Evans? Andy o Cadel? Lussemburgo o Australia? Solo domani avremo una risposta a queste domande. Solo domani, sulle strade di Grenoble, questo Tour caratterizzato da una bellissima incertezza fornirà il suo verdetto definitivo.E poi tutti a Parigi per la passerella finale sugli Champs Elisées che non vedono l’ora di incoronare il sovrano di questo combattutissimo, meraviglioso Tour. CLASSIFICA DICIANNOVESIMA TAPPA DA MODANE VALFREJUS ALL’ALPE D’HUEZ:1. Pierre ROLLAND (Francia) in 3h13’25”2. Samuel SANCHEZ (Spagna) a 14”3. Alberto CONTADOR (Spagna) a 23”4. Peter VELITS (Slovacchia) a 57”5. Cadel EVANS (Australia) a 57”6. Thomas DE GENDT (Belgio) a 57”7. Damiano CUNEGO (Italia) a 57”8. Frank SCHLECK (Lussemburgo) a 57”9. Andy SCHLECK (Lussemburgo) a 57”10. Ryder HESJEDAL (Canada) a 1’15”CLASSIFICA GENERALE DEL TOUR DE FRANCE 2011:1. Andy SCHLECK (Lussemburgo) in 82h48’43”2. Frank SCHLECK (Lussemburgo) a 53”3. Cadel EVANS (Australia) a 57”4. Thomas VOECKLER (Francia) a 2’10”5. Damiano CUNEGO (Italia) a 3’31”6. Alberto CONTADOR (Spagna) a 3’55”7. Samuel SANCHEZ (Spagna) a 4’22”8. Ivan BASSO (Italia) a 4’40”9. Thomas DANIELSON (Stati Uniti) a 7’11”10. Pierre ROLLAND (Francia) a 8’57”
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