Partita sospesa, 0-3 a tavolino e un punto di penalità per le squadre i cui tifosi si renderanno colpevoli di comportamenti razzisti nel corso di un incontro. È del 2009 questa decisa presa di posizione da parte dell’Uefa che in realtà, però, non si è mai trasformata in realtà.
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Verona, accorato appello ai tifosi
L’ultimo esempio nel derby capitolino di domenica scorsa con il difensore giallorosso Juan, oggetto di prolungati “buu” razzisti, che ha zittito la curva laziale con il gesto dell’indice sulla bocca. Nessuna reazione, invece, da parte dell’arbitro che ha fatto proseguire la gara come se niente fosse. Purtroppo, quella del razzismo all’interno degli stadi è una piaga ancora dilagante e non solo tra tifosi (il caso Evra-Suarez insegna) nonostante i tentativi delle società di fermare questo malcostume.
L’ultima in ordine di tempo il Verona, che in vista della gara contro il Torino ha invitato i propri tifosi a comportarsi in maniera civile con un comunicato apparso sul sito gialloblù. “In vista della gara di campionato col Torino, e per il prosieguo della stagione, il club scaligero fa espresso ed accorato invito a tutta la tifoseria ad evitare accuratamente qualsiasi manifestazione antisportiva, soprattutto di natura discriminatoria sia territoriale che razziale, evidenziando che, stante la recidività e la diffida posta a carico del club, al prossimo episodio di questo tipo che dovesse reiterarsi, sarà comminata la sanzione che prevede l'obbligo di disputare una o più gare a porte o settori chiusi, nonché, in caso di ulteriori episodi, ad ancor più gravi sanzioni (squalifica del campo, penalizzazioni ecc). Si chiede pertanto di sostenere i colori dell’Hellas con correttezza e nel rispetto di tutti, in modo da non permettere l’esistenza di pretesti che penalizzino la società sia dal punto di vista dell’immagine che da quello economico”.
In molti d’altronde ricorderanno cosa accadde al “Bentegodi”, con Ebagua (foto M.Dreosti) bersagliato dai “buu” dei tifosi veneti.
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