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di Walter Panero
1998 l'anno di....
L'anno della mancata promozione del Toro che viene sconfitto dal Perugia ai rigori nello spareggio di Reggio Emilia.
L'anno della seconda sconfitta consecutiva dei gobbi nella finale di Coppa dei Campioni. I bianconeri vengono battuti per 1 a 0 dal Real Madrid con un gol di Predrag Mijatovic.
L'anno della vittoria dell'Inter in Coppa Uefa. Nella finale di Parigi i nerazzurri milanesi sconfiggono per 3 a 0 la Lazio.
L'anno della storica doppietta del Pirata Marco Pantani: l'immenso scalatore romagnolo conquista sia il Giro d'Italia (davanti al Russo Tonkov), sia il Tour de France (davanti al Tedesco Ullrich). Soltanto sei ciclisti nella storia erano riusciti prima di lui in questa impresa leggendaria. Tra gli Italiani solo Coppi per ben due volte nel 1949 e nel 1952. Erano 33 anni (Gimondi 1965) che un Italiano non si imponeva nella grande corsa a tappe francese.
L'anno della vittoria del pilota finlandese Mika Hakkinen nel Campionato del Mondo di Formula 1.
L'anno della vittoria al Festival di Sanremo di Annalisa Minetti con la canzone “Senza te o con te” che precede Antonella Ruggiero con “Amore Lontanissimo” e Lisa con “Sempre”.
L'anno della storica visita di Papa Giovanni Paolo II a Cuba.
L'anno della cosiddetta “Strage del Cermis” in cui un aereo militare statunitense partito dalla base di Aviano trancia il cavo della funivia del Cermis (Val di Fiemme) provocando 20 vittime.
L'anno della morte di Pol Pot, ex leader dei “Khmer Rossi” cambogiani.
L'anno dell'alluvione di fango nella zona dei comuni di Sarno, Bracigliano, Siano e Quindici in provincia di Salerno. I morti sono 159 di cui 137 soltanto a Sarno.
L'anno della caduta del primo Governo Prodi (al potere dal 1996) dovuta al venir meno dell'appoggio del Partito della Rifondazione Comunista sul tema della manovra economica. Il nuovo Governo sarà formato da Massimo D'Alema che diventa così il primo ex Comunista ad insediarsi a Palazzo Chigi.
L'anno della vittoria dei Socialdemocratici (SPD) nelle elezioni politiche in Germania. Il leader del Partito Gerhard Schroeder diventa Cancelliere alla guida di una coalizione che include anche i Verdi di Joshka Fisher.
L'anno in cui in Italia diventa obbligatorio l'uso del prefisso anche per le chiamate urbane.
L'anno dell'assegnazione del Premio Nobel per la letteratura allo scrittore portoghese Jorge Saramago recentemente scomparso.
L'anno della morte del grande cantautore Lucio Battisti (9 settembre).
L'anno dell'uscita dei film: “Aprile” di e con Nanni Moretti; “C'è posta per te” di Nora Ephron con Tom Hanks e Meg Ryan; “La gabbianella e il gatto” film di animazione diretto da Enzo D'Alò tratto dal romanzo dello scrittore cileno Luis Sepulveda; “Gallo Cedrone” di e con Carlo Verdone; “Il Grande Lebowski” dei Fratelli Coen; “La leggenda del pianista sull'oceano” di Giuseppe Tornatore; “Radiofreccia” di Luciano Ligabue con Stefano Accorsi e la partecipazione di Francesco Guccini; “Salvate il Soldato Ryan” di Steven Spielberg con Tom Hanks; “Shakespeare in love” di John Madden; “Sliding doors” di Peter Howitt con Gwyneth Paltrow; “La sottile linea rossa” di Terence Malick; “Train de vie – un treno per vivere” di Radu Milhaileanu; “The Truman Show” di Peter Weir con Jim Carey; “Tutti pazzi per Mary” dei fratelli Farrely con Cameron Diaz e Matt Dillon; “L'uomo che sussurrava ai cavalli” di e con Robert Redford; “Velvet Goldmine” di Todd Haynes.
L'anno di....
Domenica 21 giugno 1998. Reggio Emilia. Stadio del Giglio.
“Bacigalupo....Ballarin....Maroso....Grezar....Rigamonti....Castigliano....Menti....Loik....Gabetto....Mazzola....Ossola....Forza Toro....Juve m&*§@....”. Guardo l'orologio. Quattro secondi e mezzo. Non male, anche se Gramellini sul giornale di oggi ha scritto che lui ce la fa in quattro secondi netti. Forse, anzi di sicuro, è più sveglio di me: infatti, lui fa il giornalista ed io il semplice impiegato-tifoso. Nostro fratello Massimo dice che reciterà questa sorta di rosario pagano nel caso in cui la partita di oggi dovesse essere decisa dai calci di rigore. Chissà? Forse se l'immaginava che questa strana, maledetta stagione dovesse risolversi in questo modo. Non poteva essere altrimenti, visto che circa un mese fa ero qui, in questo stesso stadio, abbracciato agli amici e convinto che, con cinque punti di vantaggio sul Perugia, conquistare la serie A fosse ormai una formalità.A quel punto, sarebbe bastato vincere in casa la domenica successiva col Chievo, una squadra che ormai non si giocava nulla. Sarebbe bastato che il Perugia perdesse qualche punto nelle ultime tre giornate di campionato. Sarebbe bastato, naturalmente, uscire indenni dal “Curi” nello scontro diretto.Sarebbe bastato, ma non è successo.E' accaduto invece che il Perugia ci ha recuperato cinque punti in due partite. E' accaduto che noi, che avevamo le bandiere pronte per festeggiare la A, che avevamo ormai la testa al Giro dominato da Pantani ed ai Mondiali che stavano iniziando in Francia, ci siamo trovati di nuovo catapultati nella cruda realtà della serie B. Mentre tutti sono al mare, o a casa a vedere i Mondiali di Francia, noi ci troviamo qui in questo caldo d'inferno che brucia la pelle bianchissima del povero Polacco, compagno di mille battaglie, costringendolo a ripararsi all'ombra. Ma dove sarà mai qui l'ombra!Ci giochiamo tutto in novanta minuti. In verità siamo qui solo per esserci, perché tutti sappiamo benissimo che la vera occasione ci è passata sotto il naso col Chievo e non abbiamo saputo sfruttarla. Sappiamo benissimo che oggi finirà male e c'è soltanto da capire in che modo. Lo so anch'io, che pure cerco di mantenere un ottimismo di facciata e mento a me stesso dicendo che in fondo è una partita e ce la possiamo giocare. E' vero. Sarebbe vero. Se non fossimo il Toro.
Però siamo qui. In quindicimila. A disperarci per l'espulsione di Tricarico dopo pochi minuti (giusta, ma cos'ha in testa quello oltre ai capelli?!?). A inveire contro tutti i Perugini e in particolare contro quell'infame di Materazzi che sta rovinando il nostro Lentini. A rassegnarci al gol di Tovalieri. A esultare speranzosi al quasi immediato pareggio del nostro grande bomber Ferrante (che Dio l'abbia in gloria). Ad applaudire, tanto, i nostri per la partita gagliarda che stanno facendo pur in dieci. A implorare che almeno non si vada ai rigori. E invece....Sarà peccato pregare per una partita di calcio. Sono convinto che il Signore abbia impegni più importanti. Ma lo faccio ugualmente. Prego lui. Prego gli Angeli di Superga come ha invitato a fare Gramellini.
Ferrante.....(Bagigalupo, Ballarin....)....sìììì....
Bernardini....(dai che sbaglia....dai che sbaglia...)... gol
Lentini....(....Maroso, Grezar...)...vaaaiiii....
Rapajic....(ma che ci fai qui? Perché non sei ai Mondiali)...gol
Cravero....(....Rigamonti, Castigliano....)....sììììì....
Materazzi (maledetto, maledetto, sbaglia!).....gol
Dorigo (….Menti....ehm...ehm...).....nooooooo......paloooo....Maledizione! Colpa mia che mi sono interrotto!
Colonnello.....gol...
Carparelli....(silenzio) gol....
Tovalieri. Finita.
Qui silenzio. Di là urla. Teste basse i nostri in campo. Festeggiano i Perugini con il loro Mister che, per il troppo saltellare, si fa pure male. Ben gli sta!Applaudiamo e ringraziamo Mister Reja ed i ragazzi per aver rimesso in piedi una stagione che, dopo un paio di mesi di cura Souness, sembrava destinata alla C. Per essersela giocata fino in fondo.La verità è che fa un male cane perdere così. Perdere quando ormai pensavi di aver raggiunto il traguardo. Perdere all'ultimo rigore. Perdere per un palo.
Fa ancora molto caldo e c'è tanta strada da fare per arrivare a casa. All'autogrill proiettano immagini di Germania – Iugoslavia e di Iran – Stati Uniti. E sì, perché da quasi dieci giorni, nella vicina Francia, sono iniziati i Mondiali. Tutti quelli che non sono del Toro non parlano che di Vieri che segna come un matto (c'è qualcuno che ricorda che è stato uno di noi?). Ma in questo momento non ce ne frega nulla.A noi frega che il Toro ha subito un'altra ingiustizia. A noi frega che il prossimo anno ce ne staremo ancora in B. E chissà per quanto altro tempo ancora. A noi frega che domani, al lavoro, i colleghi gobbi ci accoglieranno con un'aria quasi di compatimento. Loro che hanno vinto lo scudetto. Loro che hanno perso la Coppa Campioni. Forse è davvero meglio pensare ai Mondiali.
Sabato 27 giugno 1998. Marsiglia. Stade Vélodrome.
Caldo porco anche qui. Questo stadio bellissimo e colorato di azzurro e di rosso sembra fatto apposta per attirare il calore. Dicono che questa sia una città ventosa, ma non oggi.Caldo e sete come a Reggio Emilia. Ma molta meno tensione addosso. Mi chiedo se qui dentro, tra i sessantamila cuori che riempiono questo catino, ce ne sia qualcuno che qualche giorno fa è stato trafitto come il mio dal dolore per il rigore sbagliato da Tony Dorigo. Basta che mi guardi intorno: poche file più in basso c'è un ragazzo, un fratello, che si ripara dal sole con una bandana granata.
“C'eri anche tu domenica?”
“Sì, purtroppo!”
“Che caldo....che sfiga...che m&*§@....”
“Beh....oggi siamo più tranquilli, no?...”
“Ma sì dai...in fondo chi se ne frega?...E' bello essere qui ma come va va....”
“Allora Forza Toro!|”
“Sempre forza Toro! E basta!”
“Ragazzi....ma oggi gioca la Nazionale...”, dice il mio compagno di viaggio. Si chiama Totò ed è un pallido gobbo. Non lo conosco benissimo. Non è uno dei miei amici storici. Ma è stato l'unico che, quando ho detto: “io me ne vado a Marsiglia a trovare un amico e a vedere la partita” si è unito a me. Come faccio a spiegare, a lui che stamattina, alla partenza da casa mia, si è presentato con la maglietta azzurra e la bandiera tricolore, che a me della Nazionale frega poco o nulla?Sono qui per respirare l'aria dei Mondiali. Per osservare la gente. I Norvegesi con i loro cappelli da Vichinghi. Le bellissime e biondissime ragazze nordiche con le loro magliette attillate. Non certo per tifare per Del Piero e compagnia.Anche se, a dir la verità, Mister Cesarone Maldini mi è simpatico. Non è uno sbruffone come Sacchi. E' un Italiano di confine che parla poco e lavora molto. E, in fondo, ci sono pochi gobbi nella sua Nazionale. Così, quando al diciottesimo segna Vieri su un lancio in profondità di Gigi Di Biagio, non riesco a fare a meno di alzarmi in piedi ad applaudire. Cosa che per la Nazionale non facevo da anni. La Norvegia, che nel girone eliminatorio ha battuto il Brasile e che non perde da diciassette partite ufficiali, sembra non avere la forza di reagire. Finisce 1 a 0. L'Italia è ai quarti e Totò è contento. Invece, le meravigliose Norvegesi piangono sui capelli posticci dei loro Vichinghi. Questo è il calcio: crudele, spietato, bellissimo. Qualche Francese sugli spalti ci sfotte dicendo che la nostra avventura finisce qui, perché la Francia ci farà fuori al prossimo turno. Può darsi. Anche se l'Italia ora ha la certezza di esserci, al prossimo turno. Mentre la Francia, domani, se la dovrà vedere col Paraguay del grande portiere-rigorista Chilavert. E penso che non sarà per nulla facile.
Staremo a vedere. Per ora, Totò ed io abbiamo solo voglia di rinfrescarci. Seguiamo la folla azzurra e rossa che esce dallo stadio. Imbocchiamo un lungo viale. Raggiungiamo il mare.Non abbiamo costumi da bagno, ma ci tuffiamo ugualmente con i boxer. Si sta decisamente meglio qui ora che a Reggio Emilia domenica scorsa. Fuori dall'acqua la gente, italiana e non, festeggia. Al maxi schermo trasmettono Brasile – Cile (vinta facilmente dai verde oro per 4 a 1). Mi piacerebbe avvicinare qualche ragazza norvegese per consolarla e annegare i nostri dispiaceri (granata e vichinghi) in una bella birra. Mi piacerebbe almeno dire a qualche ragazza francese che sì, saranno loro i Campioni del Mondo (anche se non ci credo per nulla).Niente di tutto ciò. Mi limito a respirare l'aria di meravigliosa e pacifica festa che solo i Mondiali sanno dare. Ce ne torniamo a casa del mio amico Marsigliese che ci ospita per questa notte.Italia batte Norvegia 1 a 0. Quanto a ragazze, finisce 0 a 0. Ci riproverò ad agosto quando io, il mio amico Baffo e chi vorrà unirsi a noi prenderemo la macchina e da Torino ce ne andremo in Scandinavia. Senza meta. Senza pensieri. E purtroppo, mi sa, anche senza ragazze.
Domenica 28 giugno 1998. Il Golden Gol.
Tutti a casa dell'amico Stephane a vedere “les Bleus”. Tanta birra e tantissimo Pastis per tutti. Anche per noi Italiens.La Francia oggi non è di Zidane, squalificato per due turni dopo l'espulsione contro l'Arabia Saudita nel girone di qualificazione. E' invece la Francia di capitan Deschamps. La Francia multietnica di Thuram e Desailly. La Francia di Blanc che bacia la testa pelata del portiere Barthez prima di ogni partita. La Francia dei giovanissimi attaccanti Henry e Trezeguet. La Francia allenata da quell'Aimé Jacquet che sembra tanto un nonnino di campagna capitato lì per caso e che a me sta simpatico perché mi ricorda un po' Bearzot.La Francia che tutti danno per sicura vincente contro il Paraguay. Cantano la Marsigliese, a casa dell'amico Stephane. Sono certi che sarà una formalità. Invece è durissima. Il Paraguay si difende in undici. Chilavert appare un macigno insuperabile. E dove non arriva lui ci pensa il palo che respinge una conclusione di Henry. Novanta minuti non bastano. Si va avanti. Ai supplementari. I rigori sembrano vicinissimi e tutti sanno che ai rigori sarà quasi impossibile con uno come Chilavert in porta. Poi, quando mancano sette minuti al termine del secondo tempo supplementare, Pires la butta in mezzo, Trezeguez schiaccia il pallone a terra là dove arriva in corsa il numero cinque francese. Laurent Blanc, il difensore centrale che ha giocato anche nel Napoli e nell'Inter, tira con forza di controbalzo e batte Chilavert. Non si va avanti. E' finita qui. E' il primo “golden gol” della storia dei Mondiali. Tutti sommergono Blanc mentre Chilavert rimane a terra fulminato dalla sua disperazione. Più tardi, l'autore del gol andrà a consolarlo. Una bella scena di sport, anche se è abbastanza facile consolare gli avversari quando sei tu a vincere.La gente urla. Si abbraccia. In strada i clacson suonano a festa. Totò ed io ce ne stiamo un po' in disparte e prepariamo le nostre cose per tornare a Torino.Scampato pericolo per i “Galletti”. Ora sono ai quarti. Venerdì si giocheranno la semifinale contro gli Azzurri.
Venerdì 3 luglio 1998. Periferia Nord di Torino.
Non ho mai visto così tanta gente a casa mia. Neanche quando, da piccolo, invitavo i compagni di scuola per festeggiare il mio compleanno.Si gioca alle quattro, e l'azienda per cui lavoro ha dato a tutti un permesso speciale per andare a vedere la partita (d'altra parte il capo è un grandissimo appassionato di calcio). Casa mia è a cinque minuti a piedi da dove lavoro, per cui invito a casa tutti quelli che conosco.Da quando i miei sono in pensione, in estate se ne vanno in montagna e mi lasciano la casa libera. Un sogno. Tutti i miei amici sanno che da me la sera si vedono le partite. E sanno che possono venire liberamente e senza invito, meglio se accompagnati da qualche lattina di birra. Oggi c'è proprio il tutto esaurito come al Vélodrome l'altro giorno. Divano pieno. Sedie occupate. Gente seduta per terra. Gli ultimi arrivati che si sistemano in piedi. Nell'intervallo usciamo in balcone ed io ho quasi paura che crolli tutto dalla gente che c'è.La partita è molto tesa ed equilibrata e finisce 0 a 0. Nei supplementari Roberto Baggio (subentrato a quel morto di Del Piero) va vicinissimo al “golden gol” sfiorando il palo a portiere battuto. Niente. Si va ai rigori. Ancora una volta. Come contro l'Argentina nel '90 e contro il Brasile nel '94. E tutti, proprio tutti, sappiamo come andrà a finire.Quando Zidane si porta sul pallone per tirare il primo rigore squilla il telefono. Sì, lo so chi è. E' il mio amico Marsigliese, quello che ha ospitato me e Totò sabato scorso. Vuole vivere l'emozione dei tiri dal dischetto con me. E devo dire che lui è molto più agitato del sottoscritto, visto che gli unici rigori ad interessarmi in quest'ultimo periodo sono stati quelli di qualche giorno fa a Reggio Emilia. Di questi non me ne frega un fico secco. E comunque so già come finirà. Quando, dopo i gol iniziali di Zidane e Baggio, sbaglia Lizerazu il mio amico quasi mi muore al telefono ed io lo tranquillizzo. Infatti fallisce Albertini e, dopo una lunga sfilza di rigori realizzati, Di Biagio spara sulla traversa. L'Italia di Maldini padre e figlio (rispettivamente allenatore e capitano) esce dal Mondiale tra qualche rimpianto e senza aver mai perso una partita. In casa mia cala il silenzio, mentre al telefono l'amico Marsigliese urla come un forsennato. Si sente che dietro alla sua cornetta c'è tutto un paese in festa. Un paese che sente che forse, dopo tanta attesa, è arrivata finalmente la volta buona.E io sono sinceramente felice per loro.
Avanti verso il trionfo.
Sono un pessimo Italiano, perché un buon Italiano non dovrebbe essere mai contento per i successi dei “cugini d'oltralpe”. Specie se la loro squadra è infarcita di gobbi. Ma io non ci posso fare nulla se provo piacere nel vedere la Francia andare avanti. Battere in semifinale la sorprendente Croazia grazie ad una doppietta di Thuram che ribalta il gol di Suker. E soprattutto dominare in finale il Brasile stra favorito, il Brasile dei fenomeni Ronaldo e Rivaldo, il Brasile che agli ottavi aveva superato in scioltezza il Cile, poi aveva piegato per 3 a 2 la Danimarca (in vantaggio dopo soli due minuti) e l'Olanda ai rigori. Zidane segna due reti di testa. Poi è Petit a completare l'opera. E' un trionfo che parte da Saint-Denis, passa per gli Champs Elysées di una Parigi impazzita e colorata, e arriva alle campagne della Francia profonda. Dal Mediterraneo alla Bretagna. Dalle banlieues delle grandi città industriali, agli sperduti villaggi delle Alpi e dei Pirenei.La Francia, l'intera Francia, oggi è in festa. Tutti i miei amici saranno impazziti di gioia. Anche lei, la ragazza di Nantes conosciuta a Barcellona a Capodanno in una notte di follia, sarà impazzita di gioia. Ci siamo scritti, per un po'. Dovevamo anche incontrarci ad aprile. Poi niente. Non so dove sia ora, ma so per certo che cosa sta facendo e che cosa sta provando. Che se la godano anche loro, finalmente.
E noi Italiani? Maldini se ne va lasciando il posto al “Monumento” Zoff. Ma il calcio non finisce a Parigi. E non finisce a Parigi neanche la storia dello sport. O forse sì...
Les Deux Alpes. Lunedì 27 luglio 1998. Il nostro trionfo.
Dov'è finito il caldo insopportabile di Reggio Emilia e di Marsiglia? Quassù fa un freddo cane e piove pure. Anche tanto. Abbiamo già smantellato la tenda e cerchiamo qualche posto per ripararci in questa che sarà una giornata lunga. Troviamo riparo sotto il tendone allestito da un sindacato locale. Ci sono delle sedie e persino una televisione che trasmette le immagini della corsa che oggi parte da Grenoble ed arriva qui dopo aver superato il Col du Galibier. Se fa freddo qui, chissà lassù. E' capace persino di esserci la neve, dico ai miei quattro amici mentre ci riscaldiamo con una bella bottiglia di Nebbiolo. Marco è secondo in classifica dietro ad Ullrich. Tutti pensavano (me compreso) che non avesse più possibilità dopo la crono della scorsa settimana dominata dal giovane Tedesco vincitore dell'edizione dello scorso anno. Poi, sui Pirenei, c'è stata la vittoria di Plateau de Beille che lo ha riportato in alto, ma sempre lontano di oltre tre minuti. Per rientrare serve l'impresa. E non sarà facile perché Ullrich è forte, molto forte, anche se non si conoscono ancora i suoi veri limiti. Adesso. Se vuol vincere deve partire adesso, penso mentre la pioggia sul Galibier aumenta e si trasforma quasi in neve. E Marco parte. Marco parte sempre quando ti aspetti che lo faccia. Come lo scorso anno all'Alpe d'Huez. Ma là c'era in ballo solo la vittoria di tappa, mentre qui ci si gioca il Tour.Ullrich prima sembra difendersi. Poi va in crisi. La sua faccia pare quella di una vecchina raggrinzita. Il vantaggio di Marco aumenta. Ancora. Ancora.Qualcuno grida: “E' maglia gialla virtuale!” Ma non basta. La strada che porta da qui a Parigi è assai lunga. C'è ancora un'interminabile crono in cui Marco potrebbe perdere parecchi minuti. Ma Marco lo sa. E il suo ritmo aumenta. Mentre quello del Tedesco cala. Quando quell'omino pelato giunge quassù tagliando la pioggia ha quasi nove minuti di vantaggio. E' maglia gialla. E nessuno, manco il fantasma di Coppi, potrà più portargliela via.
A Parigi è il trionfo. Sullo stesso viale che aveva visto i Francesi impazzire di gioia solo tre settimane fa, il mio coetaneo Marco si veste di giallo. Sono passati trentatré anni dall'ultima volta. Da quando Gimondi, che ha l'età di mio padre, conquistò il Tour. I Francesi saranno anche Campioni del Mondo, ma non hanno e non avranno mai uno come Pantani. Così come non hanno avuto Coppi. Il ricordo dei loro trionfi, e della loro fine maledetta, resta solo nostro. Nel bene e nel male. E così sia.
Ritorno al calcio. Mondiali di Francia 1998. Formula e svolgimento.
I Mondiali di Francia furono i primi a prevedere la partecipazione di ben trentadue squadre: 15 Europee, 5 Sudamericane, 5 Africane, 4 Asiatiche, 3 del Nord e del Centro America. Come avviene ancora oggi, le partecipanti vennero suddivise in otto gironi da quattro squadre: le prime due di ciascun gruppo accedevano agli ottavi di finale ad eliminazione diretta.L'Italia, affidata a Cesare Maldini dopo l'eliminazione al primo turno di Sacchi agli Europei inglesi del 1996, fu inserita nel gruppo B e lo vinse in scioltezza: dopo aver penato contro il Cile (2 a 2 con pareggio di Baggio su rigore nel finale), gli Azzurri batterono per 3 a 0 il Camerun (doppietta di Vieri dopo il gol iniziale di Di Biagio) e per 2 a 1 l'Austria (ancora Vieri e Roberto Baggio) eliminandola a vantaggio del Cile.
Negli altri gironi la situazione fu la seguente:
Gruppo A: qualificati Brasile (p.ti 6) e Norvegia (p.ti 5) ai danni di Marocco (4) e Scozia (1). Da notare che nell'ultima partita del girone il Brasile, in vantaggio con Bebeto, si fece rimontare e battere dai Norvegesi con reti di Flo e di Rekdal su rigore.
Gruppo C: qualificate Francia (p.ti 9 frutto di un 3 a 0 al Sud Africa, di un 4 a 0 sull'Arabia Saudita e di un 2 a 1 sulla Danimarca) e Danimarca (p.ti 4). Fuori Sud Africa e Arabia Saudita.
Gruppo D: qualificate Nigeria (p.ti 6) e Paraguay (p.ti 5) ai danni della deludente Spagna (4) e della Bulgaria (1).
Gruppo E: qualificate Olanda e Messico (5 punti) sul Belgio (3) e la Corea del Sud (1).
Gruppo F: qualificate Gemania e Iugoslavia (7 punti) ai danni dell'Iran (3) e degli Stati Uniti (0).
Gruppo G: qualificate Romania (7 punti) e Inghilterra (6) su Colombia (3) e Tunisia (1).
Gruppo H: qualificate l'Argentina (9 punti) e la debuttante Croazia (6 punti) su Giamaica (3) e Giappone 0.
Il tabellone degli ottavi fu il seguente:
Brasile – Cile: 4 - 1 (11' e 27' Cesar Sampaio, 45' rigore Ronaldo, 68' Salas, 70' Ronaldo)
Italia – Norvegia: 1 - 0 (18' Vieri)
Danimarca – Nigeria: 4- 1 (2' Moeller, 11' Laudrup, 58' Sand, 76' Helveg, 78' Babangida (N))
Francia – Paraguay: 1-0 (113' Blanc, golden goal)
Germania – Messico: 2 – 1 (47' Hernandez (M), 75' Klinsmann, 86' Bierhoff)
Olanda – Iugoslavia: 2 – 1 (38' Bergkamp (O), 48' Komljenovic (I), 90' Davids (O))
Argentina – Inghilterra : 2 – 2 (dts) 6 a 5 ai rigori (6' Rig. Batistuta (A), 10' Rig. Shearer (I), 16' Owen (I), 46' Zanetti (A)).
Croazia – Romania : 1 – 0 (45' Rig. Suker)
I quarti furono invece:
Brasile – Danimarca: 3 – 2 (2' Jorgensen (D), 11' Bebeto (B), 26' Rivaldo (B), 50' B. Laudrup (D), 60' Rivaldo (B))
Francia – Italia: 0 – 0 d.t.s. (4 – 3 dopo i rigori)
Croazia – Germania: 3 – 0 (44' Jarni, 80' Vlaovic, 85' Suker)
Olanda – Argentina: 2 – 1 (12' Kluivert (O), 17' Claudio Lopez (A), 89' Bergkamp (O))
Le semifinali videro infine il Brasile battere l'Olanda ai rigori dopo che la partita si era conclusa sull'1 a 1 (46' Ronaldo, 87' Kuivert) e la Francia superare in rimonta la Croazia (46' Suker, 47' e 70' Thuram).
La finale fu Zidane, Zidane, Petit. Insomma Francia, Francia, Francia campione!
CLASSIFICA FINALE DEI MONDIALI DI FRANCIA 1998:
1)FRANCIA2)BRASILE3)CROAZIA4)OLANDA
LA FINALISSIMA:
Domenica 12 luglio 1998
Saint – Denis (Stade de France)
Francia – Brasile 3 – 0 (2 – 0)
Reti: 27' e 45' Zidane, 89' Petit
FRANCIA (all. Aimé Jacquet): Barthez, Thuram, Leboeuf, Desailly, Lizarazu, Karembeu (58' Boghossian), Deschamps (cap), Zidane, Petit, Djorkaeff (75' Vieira), Guivarc'h (66' Dugarry)
BRASILE (all. Mario Zagallo): Taffarel, Cafu, Junior Baiano, Aldair, Roberto Carlos, Leonardo (46' Denilson), Cesar Sampaio (74' Edmundo), Dunga (cap), Rivaldo, Ronaldo, Bebeto.
ARBITRO: Said BELQOLA (Marocco)
SPETTATORI: 80.000 circa
NOTE: Espulso Desailly al 68'
L'ULTIMA PARTITA DEGLI AZZURRI (QUARTI DI FINALE):
Venerdì 3 luglio 1998
Saint – Denis, Stade de France
Francia – Italia 0 – 0 (dts) 4 a 3 dopo i rigori
FRANCIA (all. Jacquet): Barthez, Thuram, Blanc, Desailly, Lizarazu, Karembeu (65' Henry), Deschamps (cap), Zidane, Petit, Guivarc'h (65' Trezeguet), Djorkaeff
ITALIA (all. C. Maldini): Pagliuca, Cannavaro, Bergomi, Costacurta, P. Maldini (cap), Moriero, D. Baggio (52' Albertini), Di Biagio, Pessotto (90' Di Livio), Vieri, Del Piero (67'R.Baggio)
ARBITRO: Hugh Dallas (Scozia)
SPETTATORI: 77.000 circa
SEQUENZA RIGORI: Zidane (realizzato), R. Baggio (realizzato), Lizarazu (parato), Albertini (parato), Trezeguet (realizzato), Costacurta (realizzato), Henry (realizzato), Vieri (realizzato), Blanc (realizzato), Di Biagio (traversa)
LA ROSA DELLA FRANCIA CAMPIONE DEL MONDO:
Fabien BARTHEZ (portiere), 7 presenze, 2 reti subiteLionel CHARBONNIER (portiere), 0 presenzeBernard LAMA (portiere), 0 presenzeMarcel DESAILLY (difensore), 7 presenze, 0 retiBixente LIZARAZU (difensore), 6 presenze, 1 reteLilian THURAM (difensore), 6 presenze, 2 retiLaurent BLANC (difensore), 5 presenze, 1 reteFrank LEBOEUF (difensore), 3 presenze, 0 retiVincent CANDELA (difensore), 1 presenze, 0 retiYouri DJORKAEFF (centrocampista), 7 presenze, 1 reteDidier DESCHAMPS (centrocampista), 6 presenze, 0 retiEmmanuel PETIT (centrocampista), 6 presenze, 2 retiAlain BOGHOSSIAN (centrocampista), 5 presebze, 0 retiZinedine ZIDANE (centrocampista), 5 presenze, 2 retiChristian KAREMBEU (centrocampista), 4 presenze, 0 retiRobert PIRES (centrocampista), 3 presenze, 0 retiPatrick VIEIRA (centrocampista), 2 presenze, 0 retiStephane GUIVARC'H (attaccante), 6 presenze, 0 retiThierry HENRY (attaccante), 6 presenze, 3 retiDavid TREZEGUET (attaccante), 6 presenze, 1 reteBernard DIOMEDE (attaccante), 3 presenze, 0 retiChristophe DUGARRY (attaccante), 3 presenze, 1 rete
COMMISSARIO TECNICO: Aimé JACQUET
LA ROSA DEL BRASILE FINALISTA:
Claudio André TAFFAREL (portiere), 7 presenze, 0 reti subiteNelson DIDA (portiere), 0 presenzeCarlos GERMANO (portiere), 0 presenzeJUNIOR BAIANO (difensore), 7 presenze, 0 retiROBERTO CARLOS (difensore), 7 presenze, 0 retiALDAIR (difensore), 6 presenze, 0 retiCAFU (difensore), 6 presenze, 0 retiMarcelo GONCALVES (difensore), 2 presenze, 0 retiAndré CRUZ (difensore) 0 presenzeDENILSON (centrocampista), 7 presenze, 0 retiCarlos DUNGA (centrocampista), 7 presenze, 0 retiLEONARDO (centrocampista), 7 presenze, 0 retiCESAR SAMPAIO (centrocampista), 6 presenze, 3 retiEMERSON (centrocampista), 2 presenze, 0 retiGIOVANNI (centrocampista), 1 presenza, 0 retiZE' CARLOS (centrocampista), 1 presenza, 0 retiDORIVA (centrocampista), 1 presenza, 0 retiZE' ROBERTO (centrocampista), 1 presenza, 0 retiBEBETO (attaccante), 7 presenze, 3 retiRIVALDO (attaccante), 7 presenze, 3 retiRONALDO (attaccante), 7 presenze, 4 retiEDMUNDO (attaccante), 2 presenze, 0 reti
COMMISSARIO TECNICO: Mario ZAGALLO
LA ROSA DELL'ITALIA:
Gianluca PAGLIUCA (portiere, Inter), 5 presenze, 3 reti subiteGianluigi BUFFON (portiere, Parma), 0 presenzeFrancesco TOLDO (portiere, Fiorentina), 0 presenzeFabio CANNAVARO (difensore, Parma), 5 presenze, 0 retiAlessandro COSTACURTA (difensore, Milan), 5 presenze, 0 retiPaolo MALDINI (difensore, Milan), 5 presenze, 0 retiGiuseppe BERGOMI (difensore, Inter), 3 presenze, 0 retiAlessandro NESTA (difensore, Lazio), 3 presenze, 0 retiGianluca PESSOTTO (difensore, Juventus), 3 presenze, 0 retiMoreno TORRICELLI (difensore, Juventus), 0 presenzeDino BAGGIO (centrocampista, Parma), 5 presenze, 0 retiLuigi DI BIAGIO (centrocampista, Roma), 5 presenze, 0 retiDemetrio ALBERTINI (centrocampista, Milan), 4 presenze, 0 retiAngelo DI LIVIO (centrocampista, Juventus), 4 presenze, 0 retiFrancesco MORIERO (centrocampista, Inter), 4 presenze, 0 retiRoberto DI MATTEO (centrocampista, Chelsea), 2 presenze, 0 retiSandro COIS (centrocampista, Fiorentina), 0 presenzeChristian VIERI (attaccante, Atletico Madrid), 5 presenze, 5 retiRoberto BAGGIO (attaccante, Bologna), 4 presenze, 2 retiAlessandro DEL PIERO (attaccante, Juventus), 4 presenze, 0 retiEnrico CHIESA (attaccante, Parma), 2 presenze, 0 retiFilippo INZAGHI (attaccante, Juventus), 2 presenze, 0 reti
COMMISSARIO TECNICO: Cesare MALDINI
CAPOCANNONIERE: Davon SUKER (Croazia): 6 reti
SQUADRA SORPRESA: Croazia
SQUADRA DELUSIONE: Spagna
GLI STADI DEL MONDIALE:
Saint-Denis, “Stade de France”. Capienza: 80.000 spettatoriParigi, “Parc des Princes”. Capienza: 48.725 spettatoriSt. Etienne, Stadio “Geoffroy Guichard”. Capienza: 36.000 spettatoriTolosa, Stadio “Municipal”. Capienza: 37.000 spettatoriLens, Stadio “Felix Bollaert”. Capienza: 42.000 spettatoriMarsiglia, Stadio “Vélodrome”. Capienza: 60.000 spettatoriBordeaux, Stadio “Lescure”. Capienza: 36.500 spettatoriLione, Stadio “Gerland”. Capienza: 44.000 spettatoriMonpellier, “Stade de la Mosson”. Capienza: 35.000 spettatoriNantes, “Stade de Beaujoire”. Capienza: 40.000 spettatori
Francia 1998. Fatti e curiosità.
Per la prima volta nella storia la partecipazione fu aperta a 32 squadre, anziché le consuete 24.
Per la prima volta ai Mondiali venne introdotto il cosiddetto “Golden Gol”: ai supplementari, la prima squadra a segnare avrebbe vinto la partita senza che si giocasse oltre. Il primo “golden gol” della storia dei Mondiali fu segnato da Blanc al 113' dell'ottavo di finale tra Francia e Paraguay. Questa formula venne conservata anche nel corso dei Mondiali successivi in Corea e Giappone, mentre fu abolita in quelli del 2006 in Germania.
Per la prima volta vennero introdotte le lavagnette luminose per segnalare i minuti di recupero.
Il gol segnato al 4' da Cesar Sampaio del Brasile contro la Scozia fu il più veloce mai realizzato in una partita inaugurale di un Mondiale.
Con il gol segnato su rigore al Cile, Roberto Baggio divenne il primo giocatore italiano a segnare in tre diverse edizioni del Mondiale.
Il gol della vittoria della Colombia contro la Tunisia venne realizzato da Ledier Preciado che, a soli due anni, era uscito indenne da una mareggiata che aveva totalmente distrutto il suo villaggio natale di Tumaco provocando centinaia di vittime.
Alla vigilia della finale, il giocatore brasiliano Ronaldo accusò un malore. Nonostante il suo nome non fosse stato incluso nelle formazioni consegnate alla stampa, il giocatore scese ugualmente in campo visibilmente provato. Pare che dietro tutto ciò ci fossero questioni di sponsorizzazione.
E ora qualche immagine di calcio:
Toro - Perugia 1998 (interviste):
Italia - Cile 2-2
Italia - Norvegia 1-0
Francia-Paraguay (golden gol):
Francia - Italia (quarto di finale):
Francia - Croazia 2-1 (semifinale):
Francia - Brasile 3-0 (finale):
Altri sport:
Ciclismo (Pantarosa):
Ciclismo (Pantagiallo):
E come sempre finale in musica:
Annalisa Minetti:
Antonella Ruggiero:
Lisa:
Ciao Lucio 1:
Ciao Lucio 2:
Ciao Lucio 3:
e cinema:
Radiofreccia 1:
Radiofreccia 2:
Nanni Moretti (D'Alema di qualcosa...):
Salvate il Soldato Ryan:
Il mio racconto sull'estate del 1998 termina qui. La prossima settimana andremo in Estremo Oriente: Giappone e Corea ci aspettano per i primi mondiali asiatici della storia. Si parlerà di campioni, di delusioni, di sorprese e anche di arbitri. Allora a molto presto.
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