E' arrivato il giorno in cui Daniele Baselli saluta il Torino. All’alba dei trent’anni (spegnerà le candeline il 12 marzo) e dopo qualcosa come sei stagioni e mezza, condite da 190 apparizioni in granata contraddistinte da 20 gol, il centrocampista approda al Cagliari (QUI LE SUE PAROLE ALL'ARRIVO IN SARDEGNA). Lascia la città della Mole senza aver compiuto - per motivi diversi - quel salto di qualità definitivo che tutti si attendevano da quando si è affacciato in Serie A. Era infatti considerato uno dei talenti più cristallini del calcio italiano, in grado di diventare stabilmente un giocatore della Nazionale. Il Torino doveva essere il suo definitivo trampolino di lancio, così non è stato. Va detto però che il percorso di Baselli in granata, in realtà, non è tutto da buttare e il giudizio finale rischia di essere oltremodo macchiato dalle ultime travagliate stagioni (per lui, rottura del legamento crociato, e per la squadra, due salvezze all’ultima curva).
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Baselli, un pezzo di Toro se ne va: da un avvio esaltante a un mesto finale
La sua miglior stagione a livello realizzativo resta la prima con Sinisa Mihajlovic: 6 gol e 4 assist. Per lui 190 presenze in granata e sette stagioni
IL PERCORSO - Baselli è stato acquistato dal Torino nel 2015/2016 dall’Atalanta per far svoltare l’allora squadra di Gian Piero Ventura. Il suo impatto sul declinare dell’estate 2015 fu devastante: tre gol nelle prime tre uscite in campionato in granata (Frosinone, Fiorentina e Verona). Particolarmente esaltante fu il gol alla Fiorentina, una saetta da fuori area da cineteca. Poi, più in là, il gol al Milan il 17 ottobre. La seconda parte della stagione non fu nemmeno paragonabile alla prima e anche lui soffrì l’ultima parte della gestione Ventura, contraddistinta da un calo generale della squadra. Un avvio così promettente ha forse aumentato fin troppo le aspettative su Baselli. Successivamente con Sinisa Mihajlovic in panchina 6 reti e 4 assist in una sola annata, ma anche quella dura frase del tecnico serbo: “Sono tre mesi che gli dico che deve tirare fuori le palle se ce le ha. È l’unico bergamasco (in realtà Baselli è bresciano, ndr) che conosco che non ha la cattiveria. È l’unico centrocampista di grande qualità, ma non ha il fuoco negli occhi”. Una frase rimasta impressa a tanti, soprattutto quando l'anno dopo Daniele si fece espellere in un derby innescando una goleada bianconera scusandosi poi per l'accaduto. Il tecnico serbo tuttavia ne ha sempre fatto un perno della sua formazione.
NAZIONALE - In quegli anni ci sono state annate di tutto rispetto per Baselli, anche se non esaltanti: 9 reti in due stagioni, dapprima con Mihajlovic (prima parte 2017/2018), poi con Walter Mazzarri (seconda parte 2017/2018 e 2018/2019). Proprio nel campionato dal girone di ritorno da record del Torino Baselli ha trovato il suo ultimo timbro in granata: era il 31 marzo 2019 e l’avversario era la Fiorentina, punita con un altro tiro da fuori, come quello che fece innamorare il popolo granata qualche anno prima. Gli anni con Mihajlovic e poi il primo con Mazzarri hanno permesso al centrocampista di assaggiare la Nazionale azzurra. Una presenza: il 4 giugno 2018 contro l’Olanda, all'alba del mandato di Mancini. Quel gettone, purtroppo per Baselli, è rimasto l'unico.
TUNNEL - Il vortice nel quale è entrato il Torino dopo i preliminari di Europa League nell’estate 2019 ha poi inghiottito anche lui. Baselli si è perso e non ha proseguito quel percorso di crescita che, tra alti e bassi, aveva contraddistinto la sua parabola sotto la Mole. Il centrocampista si è progressivamente involuto, non aiutato dal Torino, dalla pandemia e soprattutto dagli infortuni: su tutti la rottura del crociato che l’ha tenuto fermo dal giugno 2020 al gennaio 2021. E' stato l'inizio del declino per Baselli, che da uomo cardine del centrocampo del Torino si è trasformato in riserva della riserva con Ivan Juric, giocando appena sei spezzoni di partita da settembre a oggi. Nel nuovo Toro di oggi per Baselli non c'è più posto, ora cerca il rilancio a Cagliari: a quasi 30 anni può avere ancora molto da dare e ritrovare Mazzarri può aiutarlo. Tuttavia, nel giudizio generale sul suo trascorso al Torino lungo sette stagioni resta un pizzico di amaro in bocca. E' stata un’avventura che si può sintetizzare con un “vorrei ma non posso”; e i rimpianti restano per ambo le parti.
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