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Calciomercato 2016: per il Torino, l’alba di un giorno nuovo

Gianluca Sartori

Editoriale / Mezza squadra nuova e colpi da ricordare, in entrata e in uscita: una campagna mercatara che resterà nella memoria di molti. Peccato per il difensore

"Che la sessione di calciomercato appena conclusa non sarebbe stata noiosa, era facilmente prevedibile già da fine maggio. Ovvero da quando il Torino ha voltato pagina, sancendo dopo cinque anni il divorzio da Giampiero Ventura e annunciando l'avvento di Sinisa Mihajlovic. Due tecnici le cui visioni di crescita societaria stanno agli antipodi: uno con l'occhio costantemente rivolto al futuro, l'altro tremendamente concentrato sul qui e ora. Uno con l'obiettivo di seminare per raccogliere a lungo termine, l'altro a erigere fondamenta solide per il medio-breve periodo.

E in effetti, non si può dire che in questa sessione di mercato le emozioni siano mancate. In principio c'è stato l'addio non privo di polemiche a Ciro Immobile, seguito dalla telenovela Ljajic, che alla fine si è conclusa con l'arrivo in granata di un giocatore con una qualità che in maglia granata non si vedeva da vent'anni. Alla fine ecco il botto Joe Hart e la conclusione di un'altra telenovela che durava da un anno almeno: Nikola Maksimovic, resosi protagonista di una vicenda che non gli ha fatto di certo fare la figura del galantuomo, si è accasato al Napoli, mentre in Mirko Valdifiori il Toro ha trovato il metodista che cercava da tempo. In mezzo, addii dolorosi come quelli di Glik e Peres, gente che in granata ha lasciato un segno indelebile.

Nel comune sentimento popolare, la svolta in positivo di questo calciomercato si è avuta solo il 29 agosto, con l'acquisto - seppur in prestito - di Joe Hart: un colpo sensazionale di Gianluca Petrachi che qualcuno ha definito, a ragione, l'anello di congiunzione tra un gioco manageriale e un affare reale di calciomercato. Il DS granata ha fatto forse il colpo di mercato della vita, cogliendo al volo un'occasione formidabile che, in attesa di capire se dal punto di vista tecnico frutterà al Torino quanto ha dato e sta dando in termini di ritorno di immagine, ha strappato un sorriso anche a coloro che mugugnavano per le solite cessioni eccellenti.

"Ma che cosa resta, a conti fatti, di questo mercato? Sicuramente una squadra mezza nuova: su 27 giocatori in rosa, solo 14 facevano parte del Torino nella scorsa stagione. Probabilmente, una squadra più ricca e più completa in porta, a centrocampo e in attacco. Altrettanto probabilmente è opportuno mantenere qualche riserva in più sul reparto difensivo: più che sulla fascia destra - dove De Silvestri può compensare il gap di classe e tecnica con Bruno Peres con una maggior affidabilità difensiva - al centro. Lì, si ha la certezza che sia mancato l'acquisto che Mihajlovic aveva richiesto e l'impressione che ora lo stesso tecnico serbo debba ancora capire, lui per primo, su chi puntare come coppia titolare.

In ogni caso, al termine di una delle campagne di mercato estive più scoppiettanti che la storia recente che Torino ricordi, rimane la concreta possibilità che il presidente Cairo abbia ancora una volta trovato il modo di cedere le pedine migliori senza indebolire la squadra - chiudendo peraltro la sessione con un attivo di dimensioni notevoli, seppur dilazionato nei tempi - e la sensazione di stare assistendo all'alba di un giorno nuovo per il Torino