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"Sono serviti 34 anni per eguagliare il record di imbattibilità di cinque partite consecutive del Toro dei Danova, dei Ferri e dei Corradini targato 1984/1985. Un gruppo che è stato prima di tutto una famiglia e poi una squadra di calcio, arrivando a sfiorare uno Scudetto, quello vinto dal Verona di Bagnoli. Così è nato l'amore per il Toro e sentendo Gigi Danova (nove stagioni al Toro tra il 1976 e il 1985) si capisce quanto questo amore sia ancora intatto e puro.
Buongiorno Luigi, come sta?
"Bene, ho sentito proprio poco fa Roberto Mozzini e, ovviamente parlavamo di Toro".
Siete rimasti una famiglia anche dopo l’addio al calcio…
"Sì assolutamente. Io abito vicino a Eraldo Pecci e lui lo vedo continuamente. Gli altri quando passano dalle nostre parti ci chiamano sempre e andiamo a mangiare insieme. C’è un rapporto veramente speciale. Ora mi sembra diverso il mondo del calcio, perché i giocatori girano tanto e difficilmente si fermano in uno spogliatoio a lungo.Così è più difficile creare uno spirito come il nostro. Però, devo dirlo, questo Toro di oggi mi sembra molto unito".
L'unione fuori dal campo vi ha aiutati a raggiungere anche il record di imbattibilità?
"Tantissimo. Noi eravamo veramente legatissimi. Per esempio, dopo le partite andavamo tutti a cena insieme con anche figli e mogli. Mi ricordo ancora Junior che si metteva a cantare durante le nostre cene. Tutti questi ingredienti ci hanno portati a raggiungere i nostri risultati, record di cinque partite compreso. Credo questo stia accadendo anche con Izzo, Nkoulou e soci".
Ora rischiano di rubarvelo: la prossima partita è in casa contro il Chievo fanalino di coda, un'altra rete inviolata non pare impossibile da raggiungere.
"Lo spero, perché per il Toro è importante e mi auguro veramente che possano andare avanti così il più possibile. D’altronde la solidità difensiva è la base su cui Mazzarri ha costruito il Torino".
Quante differenze ci sono tra oggi e allora?
"Beh, ora si difende in un modo completamente diverso. A volte guardo in televisione qualche partita e mi viene da ridere per come si marca l'uomo. Noi ci attaccavamo ai nostri avversari e non li lasciavamo mai".
Un po’ come ha fatto con Maradona?
"Con lui era un incubo. L’unico modo per non farlo giocare era non fargli arrivare la palla. Noi eravamo organizzati con un mediano che gli giocava davanti e io dietro".
Cosa ricorda di quel 1985?
"Eravamo una squadra molto forte e quell’anno era tornato Radice. Dietro c’erano anche Cravero e Francini che erano agli inizi e già facevano vedere il loro potenziale. Tanti ragazzi che uscivano dalla Primavera del Toro, che all’epoca era la più forte d’Italia".
Ora la Primavera ha vinto la Supercoppa, Millico ha esordito in A, sta tornando ai vecchi albori?
"Assolutamente sì. Negli ultimi anni il Toro sta tornando a produrre giocatori da Serie A e ad avere un settore giovanile di tutto rispetto e il merito è tra gli altri di Silvano Benedetti. Non a caso anche lui era un figlio del Filadelfia".
Grazie, arrivederci.
Arrivederci e Forza Toro!
Roberto Ugliono
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