Petrachi, poi, ci tiene a sottolineare alcuni punti che a volte sfuggono al tifoso e al commentatore: "Dobbiamo guardare oltre e con intelligenza, non sempre di pancia: qui c'è una società che da anni sta costruendo e lavorando per alzare la famosa asticella, mi auguro sia l’anno buono per provare di fare qualcosa di importante. Sarà però il campo a determinare tutto ciò: il valore di un lavoro si vede in campo, non nelle pagelle a fine mercato, che mi interessano poco. Voglio vedere lo spirito che ci contraddistingue come Toro a servizio della nostra qualità tecnica, che è superiore agli anni passati. Ovviamente non possiamo competere con delle squadre che fatturano 300 milioni, perché noi ne facciamo 70. Ci sono tante dinamiche dietro. Ci vuole tanta capacità, stare sempre sul pezzo, non farsi cogliere impreparati quando c’è l’occasione. Qualsiasi persona sarebbe andata in difficoltà vendendo Zappacosta l’ultimo giorno, con il problema di sostituirlo. Ma qui si lavora bene, con tanta passione".
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Petrachi sul calciomercato: “Belotti, Niang, Ansaldi, Sadiq: ecco la verità”
Sul discorso plusvalenza e sul caso Belotti, poi, Petrachi puntualizza: "Oltre alle plusvalenze, stiamo cercando di fare un Toro sempre più forte, Poi certo siamo costretti a volte a cedere. Ma se avessimo voluto portare a casa i 50-60 milioni di Belotti avremmo potuto farlo. Non l’abbiamo fatto prima di tutto perché non vale quelle cifre, ma anche perché vogliamo che Belotti possa arrivare ad essere pagato per quello che vale. E se il ragazzo vorrà confrontarsi con squadre che fanno la Champions, in futuro, allora lì non è che saremo obbligato a cederlo, ma comunque ci saranno le condizioni per parlare di qualcosa di concreto".
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