Da ieri è ufficiale: Massimo Bava sarà il responsabile del settore giovanile del Torino FC fino al 2018. In sella dal 2012, quando sostituì Antonio Comi, diventato nel frattempo Direttore Generale, il dirigente granata proseguirà la propria avventura per (almeno) altre due stagioni.
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Torino: 5 buoni motivi per applaudire al rinnovo di Massimo Bava
Una notizia, questa, che non può che far sorridere i tifosi granata. Tutti conoscono i risultati ottenuti dal vivaio in questi anni, ma le motivazioni sono più profonde, e vanno al di là delle vittorie o dei titoli. In cinque punti, cinque concetti chiave, ho voluto spiegarvi perché.
LA GAVETTA - Se un dirigente fa bene il proprio lavoro, poco dovrebbe importare la sua storia personale e professionale. Vero, ma solo in parte: il cammino professionale di Massimo Bava è un cammino da Toro, fatto di tanta gavetta e lavoro sodo. Senza un passato da calciatore professionista, né da figlio d'arte, né tantomeno da raccomandato. Una carriera fatta di impegno e anche di intuizioni, passata dai dilettanti alla Lega Pro (storiche quelle conquistate col Cuneo e, ancor prima, con la matricola Canavese) fino a giungere al settore giovanile del Torino nel 2012. Un percorso di cui i tifosi granata possono andare orgogliosi, riconoscendosi in un dirigente che ha sempre saputo costruire cose importanti con budget risicati. E che ha confermato di saperlo fare, eccome, anche sulla scrivania del suo ufficio allo Stadio Olimpico.
LA MENTALITA' VINCENTE - Lo dirò fino alla nausea: in un settore giovanile i risultati lasciano il tempo che trovano, e non ho certo intenzione di rinnegare qui questa mia convinzione. Ma è anche vero che avere una mentalità vincente aiuta, e che in campo si scende per vincere. Conoscendo il percorso di Bava, non si fatica a comprendere come le squadre del settore giovanile del Torino siano tutte, nessuna esclusa, allestite per ottenere risultati. Vincere aiuta a vincere, e paradossalmente essere abituati a cercare di portare ogni volta a casa i tre punti farà bene soprattutto a quei ragazzi che non arriveranno nel professionismo, che sono la stragrande maggioranza: non è un caso se pressoché tutti i giovani del vivaio granata ormai sono protagonisti assoluti in Serie D. Certo, i tifosi sognano per tutti la Serie A (ed io con loro), ma il ruolo di un vivaio è anche quello di insegnare calcio a tutti, non soltanto a quelli dei quali si monetizzerà il cartellino, una missione perfettamente compiuta per il Torino nelle ultime quattro stagioni. Una mentalità, questa, fortemente condivisa, ad esempio, con Moreno Longo, e non è un caso se, oltre ad avere rappresentati del club granata in pressoché ogni Nazionale Under ormai ininterrottamente da anni, il Torino Primavera non ha mai mancato una Final Eight in queste stagioni, con due finali Scudetto di cui una – che ve lo dico a fare? - vinta un anno fa contro la Lazio.
L'AMBIZIONE - Appena arrivato in granata, Massimo Bava ha subito rivoluto la formazione Berretti, che era stata smantellata nel 2009 (complice anche la retrocessione in Serie B). Poi, con gradualità, è intervenuto sulle strutture, ristrutturando l'area del “Don Mosso” destinata alla Primavera e dotandola finalmente di una palestra (sembra un'ovvietà ma non lo è). Se Venaria è rimasta la sede delle partite della formazione di Longo (a proposito, chi è stato a promuoverlo in Primavera dopo l'addio di Antonino Asta? Proprio Massimo Bava!), nel frattempo ci si è dati da fare per ristrutturare il centro sportivo di Orbassano, messo a disposizione della massima squadra giovanile per gli allenamenti. Non solo: negli ultimi sedici mesi sono due le grandissime novità, per le quali l'ambizione e la volontà di innovare del responsabile del vivaio granata sono state decisive. La prima è la Toro Academy, la rete di affiliazione di Scuole Calcio affidata a Teodoro Coppola e diventata già una grande e interessantissima realtà (con un'enorme potenziale); la seconda è il centro sportivo Robaldo, appena acquisito in concessione dal Comune di Torino, che darà al vivaio del club, per la primissima volta nell'era Cairo, una sede unica per gli allenamenti delle giovanili dalla Berretti in giù, quando la Primavera potrà finalmente calcare il terreno del Filadelfia. Per dirla in maniera un po' gergale: tanta, tantissima roba.
LA SINERGIA - Il Torino FC è una società molto snella: pochi uomini, nei posti giusti. Massimo Bava ha saputo dialogare con ognuno di loro, e inserirsi perfettamente nei meccanismi. Non era facile “sostituire” Antonio Comi, che ha avuto il merito di ricostruire, insieme a Silvano Benedetti, un vivaio che – dopo il fallimento – era letteralmente scomparso. Bava ha percorso le orme del suo predecessore, lavorando fianco a fianco con lui, e creando con l'attuale DG un eccezionale rapporto professionale. Non è un caso se proprio l'ultima conquista, quella appena menzionata del Centro Sportivo Robaldo, sia un'operazione condotta in tandem da questi due dirigenti. Non solo: l'attuale responsabile del settore giovanile ha saputo integrarsi bene proprio con Benedetti, uno dei grandi segreti (e neppure tanto segreti, considerato che praticamente mezza Italia, e non solo, lo vorrebbe!) del Torino, con una conduzione impeccabile della Scuola Calcio. Infine, considerato il suo background da prima squadra, Bava è uno di quelli a cui, come si dice nell'ambiente, piace “fare mercato”: non è un caso se nelle operazioni relative agli Under 21, Gianluca Petrachi si avvalga di lui come di un collaboratore a tutti gli effetti, delegandogli questioni molto importanti: una duttilità non da poco, che è difficile ritrovare in altri responsabili del settore giovanile in altre società. Da sottolineare, poi, la sapiente scelta di collaboratori: dall'inseparabile Paolo Polesenani, vero e proprio braccio destro di Bava, al segretario Vincenzo D'Ambrosio, scelto nel 2013 per sostituire Massimiliano Mazzetta (passato alla Juventus), fino al responsabile scouting Andrea Fabbrini, a sua volta giunto nel 2013. Tutti professionisti che stanno svolgendo egregiamente il proprio lavoro.
L'APPARTENENZA - Massimo Bava è un professionista, è vero. Ma sentirlo parlare di Toro è qualcosa di speciale. Vi svelo un aneddoto: più volte, in questi anni, a seguito di qualche mio articolo, mi è capitato di prendermi simpatici “rimproveri”. Quando, raccontando di un qualunque impegno di una squadra giovanile granata, magari definito come “ostico” o “insidioso”, incontrando poi Bava sui campi, ricevevo sempre suoi commenti come “Ma stai scherzando? Insidioso per chi? Noi siamo il Toro, sono loro a dover aver paura di noi”. Nello sguardo trasognato del post Scudetto, lo scorso 16 giugno 2015, quando anche al responsabile del vivaio granata è scesa più di qualche lacrimuccia, questo concetto mi è apparso ben chiaro ancora una volta. Ecco perché, con questo rinnovo, sarà un onore vederlo ancora in sella quando le “sue” formazioni giovanili granata potranno calcare il palcoscenico più importante: quello del Filadelfia.
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