Era il 2016 quando Musa Barrow era arrivato in Italia, destinazione Bergamo. Portato come trequartista, in nerazzurro si è pian piano trasformato e l'intuizione di Bonacina prima e Brambilla poi (i suoi allenatori all'Atalanta) si rivelò azzeccata. L'arrivo a Bergamo è stato comunque complesso, perché l'accordo tra la Dea e Kanifing Estate (società alle porte della capitale gambiana Banjul) c'era, ma mancava il visto per poter arrivare in Italia. Un'attesa infinita, ma che ha avuto un lieto fine.
IL TEMA
Torino, chi è Barrow: da trequartista a punta, la parabola tra Bergamo e Bologna
Torino, la storia di Musa Barrow
In Gambia era un trequartista, ma approdato a Bergamo Bonacina ne riconosce subito le qualità per diventare un attaccante. E ci ha visto lungo. La stagione d'esordio in Primavera è ottima: 13 gol in 17 partite. Non male come numeri. Un'annata in cui ha anche il primo incrocio con il Toro, al Viareggio, e sorride ai granata che ai quarti vincono 2-1. La stagione dopo è un capolavoro. Gasperini lo adocchia e inizia a farlo giocare con continuità in Primavera 1, con il tempo però si convince a farlo salire in prima squadra. I numeri sono da capogiro. In Primavera è inarrestabile 18 partite e 23 gol, il punto è che lui non sfigura nemmeno in Prima Squadra segnando i suoi primi 3 gol in Serie A. Apriti cielo. Musa diventa una pedina di Gasperini.
Da quel momento con i nerazzurri si perde man mano il feeling. Nella stagione 2018/19 non esplode e in quella successivatrova poco spazio. Sunto? A gennaio Barrow lascia la Dea e va a Bologna e qui torna imprendibile. Con i rossoblù in 18 partite segna 9 gol e fa 3 assist. Con la squadra di Mihajlovic si trova e ha spazio. Gioca come punta o come esterno, l'esito non cambia. Così l'anno dopo fa 8 gol e 10 assist. Il talentino visto a Bergamo è tornato. Così anche in avvio della scorsa annata. Addirittura segna per quattro partite di file, non gli era mai successo. Poi però si spegne la fiammella. Barrow pian piano diventa secondario. Il minutaggio diminuisce e le panchine aumentano. Il talento però c'è ed è chiaro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA