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Si riparte da Ventura, questa è l'unica certezza in mezzo ad un mare di chiacchiere. Si riparte anche, per l'ennesima volta nella gestione Cairo, con un carrozzone sul quale provano a saltare in molti ben sapendo che il Toro è in preda alla solita mania di rivoluzione che nell'era Cairo è diventata un marchio di fabbrica, indesiderato.
Scarti e fasti perduti - Perché se è vero che da vent'anni a questa parte mai un ciclo è stato aperto per rimanerlo a lungo, la logica del mercato granata dal 2006 in poi (il primo anno sappiamo tutti in quanto tempo e come sia stata costruita la squadra) è stata quella dell'accozzaglia, del vivere alla giornata. E soprattutto del Toro come parcheggio di vecchie e nuove glorie. Qualche nome preso nel mucchio? Andiamo in ordine sparso citando Fiore e Barone, Coco e Loria, Rivalta e Leon o ancora Gallo e Pellicori (terrificante, anche per le conseguenze sulla classifica). E altri sicuramente ne potete aggiungere voi, a seconda delle preferenze personali,
Chi bussa alla porta? - Tutto quello che chiedono a gran voce i tifosi, ché resta l'unico modo per farsi intendere, è avere per le mani un progetto e affidarlo a giocatori che ci credano, che non la prendano come una vacanza studio, com'è stato sin troppo spesso sino ad oggi. Ecco perché affidarsi a chi, come Maxi Lopez, si consola con una compagna da sogno ma ha vissuto due stagioni da incubo oppure ancora a Marco Donadel che parimenti fa tappezzeria da due anni a Napoli e peraltro ha più volte manifestato dubbi sulla destinazione Toro, è un segnale difficile da interpretare. Senza dimenticare che in attacco c'è da sostituire un totem come Rolando Bianchi con quello che ha rappresentato per i tifosi. Un esempio, solo l'ultimo? Ieri il capitano (fino a nuovo ordine...) è stato operato come programmato al setto nasale e per lui, da parte dei tifosi, erano pronte 77 rose rose, segno intangibile d'amore. La consegna non è riuscita, sarà fatta nei prossimi giorni.
Progetto, in primis - Sono solo sussurri di mercato, d'accordo. Ma ci sono anche se fino a prova contraria restano tali. Il Toro, Ventura o meno, ha bisogno di gente motivata, di ritrovare una propria identità che al di là delle rievocazioni, si tutti nel presente sapendo di poter contare su persone che ci credano, come in fondo dovrebbe essere per qualsiasi progetto imprenditoriale. Ecco perché anche noi attendiamo le prime mosse, giusto per capire che aria tiri.Federico Danesi
(foto M.Dreosti)
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