toro

Zavagno: ”Toro, grazie di tutto. Cinque anni indimenticabili”

Manolo Chirico
L'osservatore per il Sudamerica lascia e va al Chelsea: ''Ringrazio Cairo per avermi dato fiducia, Ventura per avermi sopportato. Petrachi è come un fratello, gli devo tutto. Tony Vigato persona unica. Chissà come sarà lavorare con Mou” E su...

Cinque anni in granata non si possono dimenticare. Luciano Zavagno non lo farà, anzi. Porterà il Toro,e la città di Torino, sempre nel cuore. Anche ora, mentre lascia il proprio incarico di osservatore e riparte per una nuova avventura in Premier League. Dalla prossima settimana - come annunciato su twitter - l'ex terzino inizierà a collaborare con il Chelsea di Mourinho: contratto annuale, per ora, con la possibilità di prolungare il rapporto.

Cinque anni indimenticabili, fatti di alti e bassi, divisi tra campo – lì sulla corsia di sinistra – e tribuna: laggiù in Sudamerica, ad osservare i talenti del futuro. Zavagno lascia, riparte dai 'Blues'. Un'occasione da cogliere, un passo avanti importante in carriera. E dopo aver segnalato al Torino – tra gli altri - Sanchez Mino, Bruno Peres e Gaston Silva, sceglie le pagine di ToroNews per salutare e ringraziare club e tifosi.

Luciano, finisce un'avventura durata cinque anni: si chiude una storia importante?

“Certamente sì, probabilmente la più importante della mia carriera. Sono stati cinque anni bellissimi, fatti di gioie e dolori. In ogni caso, sempre e solo emozioni forti. Emozioni che il solo il Toro e i suoi tifosi sanno dare”.

Un addio, o meglio un arrivederci. Ma questa chance era giusto coglierla:

“Lascio e certo da un lato un po' dispiace. Ma riparto dal Chelsea, un grande club europeo. Questa è un'occasione d'oro per la mia carriera, non potevo dire di no. Un'opportunità da cogliere al volo, che mi sono guadagnato grazie al Toro”.

E allora ai saluti, aggiungiamo i ringraziamenti?

“Sì, voglio approfittare di questo momento per ringraziare tutta la piazza granata. I tifosi del Torino sono speciali, mi hanno fatto sentire a casa. Grazie anche al presidente Urbano Cairo che mi ha dato fiducia dapprima come giocatore, poi come osservatore. Un ruolo nuovo per me, non è da tutti affidare ad un esordiente un ruolo tanto delicato. Ringrazio per la possibilità che mi ha concesso”.

E oltre ai tifosi e al presidente, chi altro vuole ringraziare?

“Ovviamente Ventura. Il miglior mister che abbia mai avuto, un maestro di calcio. Lo ringrazio perché mi ha insegnato tanto e mi ha sempre dato fiducia, anche a fine carriera. E poi, mi ha sopportato per anni (sorride, ndr), già ai tempi del Pisa. Non era facile. Saluto e ringrazio anche il gruppo, l'anno della promozione in Serie A non lo scorderò mai. Ringrazio tutti, non faccio nomi perché non voglio rischiare di dimenticarne qualcuno”.

E Petrachi?

“Non voglio fare differenze, sia chiaro. Ma Gianluca per me è come un fratello. Già ai tempi del Pisa si era creato un rapporto speciale, è una persona generosa e competente. É grazie a lui se ho compreso la differenza che passa tra guardare le partite da calciatore e da osservatore. Con lui a farmi da mentore sono cresciuto tanto in questi anni e anche per questo il Chelsea mi ha contattato. Gli devo tanto, anzi. Gli devo tutto”.

Come è nata allora questa opportunità di collaborare con il Chelsea?

Mi hanno contattato qualche settimana fa, avevano bisogno di una figura che potesse stazionare in Argentina (Zavagno continuerà a vivere a Santa Fe, ndr), che conoscesse l'ambiente e che avesse avuto un'esperienza nel campionato inglese. Ho fatto le mie valutazioni e ho accettato”

Quando inizierà a lavorare?

“Spero subito, non vedo l'ora di ripartire. La prossima settimana andrò a Londra per vedere le strutture conoscere i dirigenti, osservare da vicino le giovanili e soprattutto conoscere di persona Mourinho. Chissà come sarà...”

In Inghilterra ritroverà, tra gli altri, Antenucci e Darmian...

“Ci siamo già sentiti. Ho detto loro che a breve sarei stato lì, sono dei bravissimi ragazzi. Meritano il meglio”

Avrebbe mai creduto che Darmian potesse arrivare così in alto, sino a vestire la maglia del Manchester?

“Ovviamente sì. Matteo è qualcosa di eccezionale. Si vedeva da subito che aveva un talento impressionante e che possedeva la mentalità giusta per sfondare. Doveva solo avere il giusto tempo per crescere e maturare. Merita questa occasione, sono certo che la sfrutterà a dovere”.

Come è stato lavorare in questi anni con Petrachi?

''Gianluca ha un grande talento: quando guarda una partita, dopo 10 minuti capisce chi sono i punti deboli, chi i punti di forza. Capisce già chi è a fine carriera, chi è un prospetto pronto ad emergere. Questa è sempre stata la sua vera dote, riconosce i giocatori a colpo d'occhio. E questa cosa lo ha aiutato anche quando faceva il calciatore".

Dal Sudamerica ha portato Sanchez Mino, Bruno Peres e Gaston Silva. Il brasiliano si è dimostrato il più pronto:

“Alt. In molti nel calcio dicono di aver scoperto vari giocatori, la verità è che nessuno di questi ha scoperto niente. Mai. I giocatori che vai a vedere li conoscono tutti, semplicemente devi essere bravo a compilare una relazione positiva o negativa. Su Bruno Peres, i fatti ci dicono che si è adattato subito e quel gol nel derby gli ha dato la spinta definitiva. Gaston Silva invece deve ancora maturare, ma vi assicuro che ha tutte le qualità per stupirvi”.

E Sanchez Mino?

“Non sempre le cose vanno come devono andare. Lui, se ben vi ricordate, fece molto bene in ritiro e anche nella prima parte di campionato quando il Toro era un po' in difficoltà. Poi con il passaggio al 3-4-2-1, con lui ed El Kaddouri dietro l'unica punta, la squadra tornò a girare. A differenza di Bruno Peres, lui dopo aver sbagliato quel rigore (sbagliato contro il Sassuolo, ndr) non si è più ripreso. Nel calcio capitano anche queste cose”.

A Bruno Peres e Maksimovic, consiglierebbe di restare al Torino?

“Sono giocatori di grande talento, di quelli che fanno la differenza. Ma non sono qui per dare consigli. Certo al Toro direi di non cederli ora, ma la società questo lo ha già capito da un pezzo. Ai due giocatori, posso dire che un altro anno in granata potrà fargli solo bene”

In questi anni è stato in Sudamerica, anche per Settore Giovanile giusto?

“Sì, inizialmente abbiamo dato la precedenza alla Prima squadra, poi col passare del tempo abbiamo lavorato anche per i più giovani. Con Bava, che un dirigente molto competente, non a caso ha vinto lo scudetto, avevamo un rapporto bellissimo. Peccato non essere riuscito a fare di più, ma il calcio è così. Capitano dell'occasioni da un momento all'altro e devi essere pronto a coglierle”

E su Serafino?

“Non ho capito bene cosa è successo, né perché la Fifa non abbia mai concesso il transfer ad un ragazzo italiano a tutti gli effetti e arrivato in Argentina da bambino. Lui in realtà non è un oriundo. Lo avevamo notato, seguito, era un affare a zero, peccato che non si sia concretizzato”.

Chiudiamo con una menzione speciale per Tony Vigato?

“Assolutamente sì. Con lui ringrazio tutto lo staff tecnico e tutti i magazzinieri. Tony però è davvero un personaggio unico, un grande. Un idolo. É il Toro. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo sa cosa sto dicendo”.