Intendiamoci una volta per tutte ( sono un illuso: lo so !). Denunciare lo follie arbitrali nei confronti del Toro, non significa escludere le altre due o tre motivazioni che, da decenni, determinano la condizione precaria ed infelice, soprattutto per i tifosi, della squadra granata. Non si può però ancora una volta leggere od ascoltare opinioni, persino di propri tifosi, che negano i fatti. Uno ad un certo punto proprio non ci si può esimere dal dare dell’emerito bugiardo a chi, solo per il gusto di dimostrarsi “super partes”, individua tassativamente nell’intervento di Glik ( sulla palla ) nel derby, tutti gli estremi dell’espulsione. Senza andare lontano, evitando in questo modo la scusa dei vecchi regolamenti, il sig. De Jong nel 2010 ha fratturato tibia e perone a Ben Arfa senza essere ammonito, e ad agosto di quest’anno si è ripetuto con Stuart Holden rimediando una ammonizione. La svolta pilotata della partita con il Milan è avvenuta al momento della fantascientifica ammonizione a Darmian, che fino a quel momento non aveva fatto letteralmente vedere la palla al Faraone, reo di aver fermato per l’ennesima volta l’astro nascente del calcio italiano e non essere caduto, pur avendo subito lui stesso un fallo. Ripeto, sarebbe veramente l’ora di smetterla di esprimere opinioni da subnormali, con la convinzione di essere dei super dotati cerebrali, di fronte alle evidenze più sconcertanti. Il Toro è stato defraudato sistematicamente dall’incontro con il Cagliari in avanti, di punti conquistati sul campo più che meritatamente. Il mondo occidentale è allo sfascio proprio per questa finta libertà d’opinione e d’azione che ci è stata venduta, anche con la nascita del web, consentendo ai furbi e agli imbonitori di crescere nelle loro nefandezze e ricchezze, agli idioti di trovare spazi per esprimere, senza nuocere ai poteri forte, le loro idiozie di cui sono principali vittime frustrate. Con tutto ciò nessuno può nel contempo negare le altre cause della condizione granata, di oggi come del passato. Nessuna causa esclude le altre ne si pone al primo o all’ultimo posto. Tutte concorrono a determinare lo status del Toro. L’elenco è il solito, lo ribadisco disgustato per il solo fatto di doverlo ripetere, ma è mio dovere farlo, come sarebbe dovere di chiunque legge, annuire senza se ne ma, uniformarsi ed agire per quanto gli compete. Il Toro sta morendo ancora oggi benché la prima squadra, o Cairese che dir si voglia, si ritrovi momentaneamente in serie A per i seguenti motivi: Torino è gran parte dell’Italia è dominata dalla FIAT che esercita un tentacolare potere su ogni iniziativa politica, economica, commerciale e quindi anche sportiva, boicottando tutto ciò che non riesce a gestire direttamente o indirettamente, Toro in primis. E poi, Il Torino FC è di proprietà di un imprenditore che rappresenta una delle migliori opportunità mai fornite all’ambiente granata di essere slegati dalla FIAT. Con tutto ciò il Dr. Cairo è pur sempre un imprenditore che come tutti quelli che gravitano nell’ambiente, ragiona legittimamente ( se ci riferiamo ai canoni utilizzati dall’imprenditoria “moderna”) valutando il rapporto costi e ricavi di una operazione finanziaria. Il Toro è una sua proprietà, deve rendergli con il minimo rischio. La Sua fortuna l’ha costruita utilizzando una determinata strategia, conosce quella e non intende o forse fa semplicemente fatica a vederne ed intraprenderne un'altra, a maggior ragione se indicata da persone anche geniali, ma che non hanno messo ne mai porranno il profitto economico personale come principale fine della propria vita. Quindi o Cairo diviene improvvisamente un genio e s’illumina comprendendo finalmente qual è la strada dai più intelligenti e saggi interlocutori indicata, costruendo rapidamente una vera e propria macchina da guerra sportiva ed economica, quale potenzialmente il Toro è, oppure continueremo a ringraziare il cielo se si sopravvive in serie A. I Tifosi granata sono ormai una accozzaglia eterogenea di piccoli egocentrici protagonisti, che si trovano raramente uniti e d’accordo persino allo stadio. Ognuno si comporta da microscopico dr. Cairo, sia tra coloro che lo adorano, sia tra coloro lo sopportano, sia tra coloro che lo insultano ed odiano. I tifosi geniali e davvero votati al solo bene esclusivo del Toro, che sanno cosa è giusto fare e lo fanno, sono pochissimi ed insufficienti. Gli imprenditori di fede Granata che potrebbero rilevare il Toro e mettere in atto un processo di ricostruzione vera, trovano mille scuse per non occuparsene, duemila per non consociarsi. Queste sono le cause e tutto il resto viene di conseguenza. E’ banale che il Torino FC abbia fatto progressi in sette anni che una qualsiasi società, gestita e supportata in modo intelligente e saggio, avrebbe fatto in al massimo in un anno. E’ banale che gli uomini bandiera conservati, o riacquisiti, all’interno della società siano naturalmente o artificialmente ( non sono in grado di dirlo) degli “yes man” che non sanno, non vogliono o non possono far fare il salto di qualità. E’ chiaro che se a Ventura si deve fare un monumento per quello che è riuscito a fare in 16 mesi è altrettanto vero che non si può pretendere che un uomo di 60 anni, super convinto dei suoi metodi e delle sue scelte, riesca a comprendere che poteva benissimo realizzare qualcosa di più, se fosse stato più elastico ed autocritico. Il popolo granata è si una accozzaglia di presuntuosi caproni, ma bene o male, storicamente, da due millenni si dice che “vox populi, vox Dei”. Se una delle poche cose in cui ci si trova tutti d’accordo è che a Bianchi bisogna fare i cross dalla fascia e che il miglior partner in attacco su cui puntare era e dovrebbe essere Sansone, un motivo ci sarà, o no? Per il 2013 auguro al Toro che avvenga il miracolo. Infatti solo un miracolo potrà far si che tutte le poche centinaia di lettori di questo mio ultimo scritto comprendano finalmente di cosa devono convincersi, cosa devono fare, convincere altri a fare, e non si limitino alla ripetitiva e sterile abitudine di consumarlo, qualcuno di commentarlo magari con qualche boiata, per poi passare ad altri articoli assetati di inutili cazzate come la ormai quadriennale possibilità che Ogbonna vesta la maglia della Rubentus. Ficchiamocelo bene in testa, il Toro tornerà ad essere un grande motore trainate dello sport e della coscienza civile mondiale, come lo fu il Grande Torino, solo se tutti, da Cairo all’ultimo dei 'barboni' tifoso granata, costretto a vivere in una tenda o su una panchina, faranno finalmente la cosa giusta. UNIRSI PER PRIMI NELL’AZIONARIATO POPOLARE. Buon 2013 a tutti Guido Regis Presidente del Toro Club CTO Claudio Sala
columnist
2012: l’ennesimo anno da derubati
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