"Abbiamo già vinto, scegliendo di non essere come voi". La sento ripetere spesso, questa frase, in particolare quando si è sotto derby, o quando, quasi sempre ormai, il derby lo si perde.
columnist
Il Toro non insegna ad accontentarsi
E' una di quelle frasi che mi sono sempre piaciute, non so chi l'abbia detta per primo, ma ripeterla fa gonfiare il petto d'orgoglio, perchè rispecchia ciò che siamo e ciò che non vogliamo essere. Meglio di qualsiasi altra cosa rispecchia il nostro scudetto, la nostra vittoria, il nostro atto di fede. O almeno, così ho sempre pensato.
Scegliere di non essere loro esattamente ora che cosa significa? Spostare l'attenzione da un qualsiasi tipo di obbiettivo, che sia un biglietto per l'Europa in un campionato in cui la concorrenza va avanti con il freno tirato, o sia affrontare un derby con il coltello tra i denti, decisi a vendere cara la pelle?
Perchè io pensavo significasse tutt'altro.
Ho atteso il derby domenica, emozionata come una bambina (perchè è questo che il calcio deve dare, emozione), e alla fine del primo tempo ero annoiata, delusa, offesa.
Scegliere di non essere come loro non significa bearsi di essere scesi in campo già sconfitti, non significa applaudire il quindicesimo derby perso in dieci anni, contro una delle peggiori Juve mai vista nel nostro stadio, scegliere di non essere come loro deve riguardare valori che ci tramandiamo da anni, quelli che ho respirato crescendo e che vorrei raccontare ed insegnare ai piccoli granata che verranno, mentre li vestirò con la maglia del simbolo di turno, per portarli al Grande Torino ad emozionarsi, a sentire che è meraviglioso "non essere come loro", che questa scelta li renderà invincibili, intoccabili. E questo non significa che li renderà felici di perdere di misura, perchè è "meglio un gol solo nel derby che quattro, accontentiamoci". Il Toro mi ha insegnato che bisogna lottare per raggiungere quello che ci spetta, e che le vittorie intrise di sudore, sono incomparabilmente più belle che quelle viziate da qualche ombra o ruberia, ma non mi ha insegnato ad accontentarmi.
E quando la memoria non basterà più, quando il presente sarà una così pallida imitazione di quello che è il Toro, quando scegliere di essere granata non farà più gonfiare il petto di orgoglio, ma lascerà tanto rammarico di cosa potremmo essere e di cosa non siamo, cosa ne sarà del Toro che amiamo? Come ci riconosceremo ancora?
Io scelgo e sceglierò il Toro, ieri, oggi e domani. Sempre.
Ma quello che ho visto domenica non è stato un derby, e non era un Toro in cui io sia riuscita a riconoscermi.
Buonanotte granata...
Laureanda in Scienze della comunicazione ed imprenditrice, un cuore granata da 34 anni. Da tre stagioni a Toro News, condivido la mia insonnia post-partita e i miei sogni, primo tra tutti quello di un calcio fatto solo di emozioni e di un Toro composto da giocatori-bandiere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA