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columnist
Ci sono giocatori forti che a volte non riescono a lasciare il segno nonostante il talento e poi ci sono giocatori dalla cifra tecnica più modesta che una volta indossata la maglia granata ne scoprono la più intrinseca magia e si trasformano in giocatori fuori dal comune. In questa categoria sarà per sempre ricordato Kamil Glik, difensore polacco giunto al Toro in punta di piedi con la fama di ruvido stopper, invece capace di crescere in tecnica e personalità di stagione in stagione, fino al punto di riuscire quasi nel miracolo di trascinare in semifinale dell'Europeo la "sua" Polonia.
Spiace vederlo partire così, con le malelingue che lo etichetteranno da fuggiasco specialmente dopo l'ultima stagione in cui anche il suo rendimento non è stato sicuramente all'altezza del livello che aveva saputo raggiungere con l'abnegazione e la dedizione totale mostrata sin dalle prime partite in maglia granata. Personalmente ho cominciato ad amarlo davvero la sera dell'espulsione per quell'entrata su Giaccherini nel primo derby allo Stadium. Massacrato dall'ipocrita stampa sportiva italiana che si scagliò compatta contro di lui (intervento rude, vero, ma sulla palla, pienamente sulla palla!), scrissi già all'epoca "Io sto con Glik", per denunciare i finti moralismi di chi dava addosso a Kamil, ma si guardava poi bene dall'usare lo stesso metro per marchiare alla stessa maniera le scorrettezze di difensori con casacche "più prestigiose".
Primo capitano straniero ad avere l'onore di leggere i nomi degli Invincibili a Superga, nulla mi ha fatto sentire più "inglese" dell'ululare il ritmato "Glik Glik Glik…" ogni qualvolta saliva in area avversaria per un calcio d'angolo o una punizione. Difensore roccioso dai piedi poco raffinati, Kamil ha saputo onorare la maglia come pochi altri in questi ultimi vent'anni di storia granata. E lo stesso si può dire della fascia di capitano, ereditata da Rolando Bianchi. Se una macchia vogliamo trovargliela, direi che la vera delusione che mi (o ci) ha dato è stata nell'umiliante derby di Coppa Italia. Maltrattato da Zaza, addirittura spinto pericolosamente contro i tabelloni pubblicitari dall'attaccante ex Sassuolo, Glik non ha reagito in nessuna maniera mostrando una mansuetudine che mal si addiceva al contesto che un derby storicamente impone. Non dico che avrebbe dovuto fare come Ferrini con Sivori, ma di sicuro mi sarei aspettato che rendesse pan per focaccia allo sfrontato centravanti bianconero.
Di sicuro da allora qualcosa si è rotto nel rapporto con la tifoseria, complice forse anche qualche discussione di troppo con una frangia di tifosi in Sisport all'indomani di quella partita, al punto poi che la non brillante stagione ha portato Glik a valutare l'idea di cambiare aria. La scelta del Monaco è quella che massimizza il profitto per il Torino che dalla sua cessione ottiene una super plusvalenza, ultimo “regalo” dell'ormai ex capitano.
Non sono dispiaciuto per la sua partenza, quanto amareggiato nel constatare che anche chi sinceramente giura amore eterno si trova poi a fare i conti con le mille variabili che rendono il calcio di oggi uno sport molto lontano da quello noi tifosi granata vorremmo che fosse.
Adieu, Kamil. Credo che avrai sempre un posto speciale nel cuore dei tifosi perché hai dato tanto alla nostra maglia e in quella maniera in cui, purtroppo, solo in pochi riescono a dare. Se come difensore in qualche modo ti si potrà sostituire, come capitano lasci già un vuoto che nella stagione a venire sarà colmato in maniera approssimativa. Chissà chi, d’ora in poi, guarderà verso la Maratona con quello sguardo duro, imperturbabile e fiero e ci ricorderà che il lunedì prima del derby comincia la "settimana santa"...
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