Abbiamo scoperto che nell'era Cairo, o meglio da quando esiste il Torino FC nato dalle ceneri del fallito AC Torino, sono cento i giovani cresciuti con la maglia granata addosso e diventati poi calciatori professionisti. Cento in tredici anni, cioè una media di quasi 8 all'anno, non così male in termini assoluti. Significa che, quantunque ben lontano dai fasti degli anni Settanta e Ottanta, il settore giovanile compie bene almeno una parte del suo lavoro. Che, ricordiamolo, non è vincere titoli, ma crescere giocatori e, se possibile, ancor prima, uomini.
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Aggrappati a Parigini come un’Edera…
Noi tifosi del Toro storicamente seguiamo con grande affetto tutti i ragazzi che transitano dalla Primavera e, in qualche modo, continuano il loro percorso nel calcio dei “grandi”, magari facendosi le ossa nei vari prestiti in giro per l'Italia: neppure troppo velatamente in fondo speriamo che esplodano, tornino a “casa” e si consacrino definitivamente nel Toro dei “grandi”. Ogni "scarrafone" è bello a mamma sua, si dice, e per noi, che siano scarsi o veri campioni, gli ex Primavera sembrano tutti dei fenomeni. Quante volte ho sentito dire “quello è il nuovo Cravero” o “quell'altro è il nuovo Lentini” e poi di quello e di quell'altro si sono perse le tracce? Non siamo oggettivi quando si tratta dei nostri giovani, dobbiamo ammetterlo, e in questi giorni ne stiamo dando prova ulteriore parlando di Parigini in termini troppo lusinghieri: il talento nel ragazzo c'è e c'è sempre stato, il fatto che rispetto alle annate passate sia parte integrante del progetto tecnico del mister di turno è un grande passo avanti, ma Vittorio ha ancora molto, se non tutto, da dimostrare. Un quarto d'ora di buon livello contro il Frosinone è la classica rondine che non fa primavera se non vi saranno conferme e miglioramenti nelle prossime partite. Successe più o meno la stessa cosa con Edera l'anno scorso: un gran gol con la Lazio, la conferma con la Roma in Coppa Italia e tanti spezzoni giocati anche bene.
Poi dall'arrivo di Mazzarri, Edera ha fatto più passi indietro che avanti, di sicuro penalizzato dalla folta concorrenza lì davanti. I sogni di gloria di noi tifosi di vedere giovani virgulti granata diventare colonne della prima squadra devono attendere ancora un po’ prima di vedersi (forse) realizzati. Anche perché il calcio di oggi mette sufficientemente il bastone tra le ruote a questo tipo di ambizione. Quale direttore sportivo e quale procuratore sarebbero contenti di trovarsi “in casa” i giocatori già fatti e finiti? Ridurre al minimo i movimenti di mercato sarebbe economicamente un dramma per certe categorie di personaggi che dal calciomercato ottengono parecchi ritorni economici… Avvinghiamoci come un’Edera a Parigini, ma siamo consci che il nostro ideale di Toro “autarchico” ha le stesse possibilità di riuscita di una traversata atlantica su di un gommone. E se i nostri due giovani invece sapranno essere gli apripista di una nouvelle vague di successi di trapianto dal vivaio alla prima squadra non potremo che esserne orgogliosamente felici.
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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