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Ai nastri di partenza un Toro quasi completo

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 E' cominciata ufficialmente la stagione 2013-2014 del Torino Fc ed è accaduto in un clima di caloroso e benaugurante ottimismo. La rosa appare già ben delineata nel suo insieme, forse un po' carente ancora nel reparto...
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

 

E' cominciata ufficialmente la stagione 2013-2014 del Torino Fc ed è accaduto in un clima di caloroso e benaugurante ottimismo. La rosa appare già ben delineata nel suo insieme, forse un po' carente ancora nel reparto offensivo, ma non si può dire che la società non abbia lavorato bene per consegnare sin da subito a Ventura un gruppo equilibrato e definito sul quale il tecnico potrà lavorare al meglio nelle settimane di ritiro tra Bormio, Verbania e Mondovì. E la cosa non è da poco. In tempi di crisi e di mercato stagnante, aver dapprima confermato e (nella maggioranza dei casi) acquisito al 100% i giocatori importanti della passata stagione ed aver poi inserito numerosi elementi nuovi prima del ritiro estivo è un lusso che non molte società si sono potute permettere quest'anno e, alla lunga, potrebbe rivelarsi un grosso vantaggio in termini di amalgama e di automatismi di squadra. Certo da qui a settembre, qualcuno partirà (D'Ambrosio, Di Cesare?) e qualcun altro arriverà a rinforzare il gruppo, ma quel che è certo è che Ventura potrà lavorare nei prossimi due mesi col grosso della rosa già al completo, un fattore, come dicevamo, estremamente importante nel calcio "scientifico" dei giorni nostri.

Quando parte una stagione è inevitabile riporre le più grandi speranze nel suo esito finale. Inutile nascondersi, quest'anno il Torino è chiamato a fare un salto di qualità che non sarà misurato solo in termini di piazzamento finale, ma, a mio avviso, dovrà essere soprattutto valutato in termini di consapevolezza dei propri mezzi, capacità di dimostrarsi squadra vera in grado di esprimere gioco in campo e di sostenere le pressioni che vengono da fuori, oltre a trascinare definitivamente i tifosi ad essere orgogliosi per le prestazioni che saprà dare. Al di là dei punti totali finali, che necessariamente dovranno essere più di 40, possibilmente più di 50, quello che la gente si aspetta è vedere una squadra capace di esprimere un gioco meno piatto e prevedibile perchè abile nell'interpretare i momenti della partita con un'intelligenza calcistica ed una maturità che ormai dovrebbe essere ampiamente acquisita. Addormentare il gioco quando necessario, ma anche fiammate agonistiche quando le situazioni lo richiedono: è qui che l'anno scorso è mancato il Toro, nella capacità di leggere le situazioni e di accelerare o frenare a seconda dei momenti. Non si può fare per 90 minuti lo stesso gioco o il titic-titac per tutta la partita: ci sono gli ultimi minuti in cui stai vincendo e vale tirare la palla in tribuna o il momento in cui sei sotto e devi battere un calcio d'angolo in area senza per forza passare la palla al portiere, così come c'è il momento in cui hai l'inerzia agonistica della partita ed anche se sei sopra 2-0 devi continuare ad attaccare per sferrare il colpo del ko o quello in cui sei in difficoltà sotto i colpi dell'avversario e devi rallentare il ritmo. Questo è quello su cui, a mio parere, bisognerebbe lavorare quest'anno: sulla capacità di "sentire" la partita, di saper cogliere i segnali che emergono nei 90 minuti o anche solo di saper sfruttare la spinta del pubblico. Troppe volte l'anno scorso in casa, la Maratona spingeva la squadra ad attaccare con più ardore e troppe volte invece ho visto giocatori non puntare l'uomo o non cercare la verticalizzazione per ricominciare l'azione dalla difesa. Si dirà che era Ventura che voleva questo: ed infatti credo che così fosse perchè il mantra del tecnico è sempre stato quello di far acquisire conoscenze ai giocatori per trasmettergli sicurezza nelle giocate. Quest'anno, ripartendo da conoscenze e sicurezze più consolidate, sarà opportuno lavorare sulle enormi potenzialità delle suddette conoscenze e sicurezze: rischiare di più le giocate, mettere più personalità in campo, gestire l'inerzia delle situazioni. Solo così si potrà fare il salto di qualità. Limitandosi al compitino, come troppo spesso è accaduto l'anno passato, si otterranno solo gli stessi scialbi identici risultati di quest'anno.

Poi è chiaro che quando ricomincia una stagione si aprono mille interrogativi: si ripeterà Cerci ai livelli del girone di ritorno? Glik e Rodriguez saranno i pilastri insuperabili che per lunghi tratti sono stati? Riusciranno i vari Farnerud, Bellomo, El Kaddouri a dare più qualità al centrocampo? Riuscirà Brighi a trovare continuità evitando gli infortuni? Gazzi e Barreto, saltando il primo quarto di campionato, saranno gli uomini in più per freschezza psico-fisica nell'ultima parte di stagione? Arriverà un'altra punta da doppia cifra? Come si risolverà il rebus portiere titolare? Avremo la soddisfazione di vedere qualche giovane farsi strada in prima squadra? Andremo avanti in Coppa Italia? Vedremo lo stadio pieno più di un paio di volte all'anno?

Mille interrogativi che nei prossimi mesi troveranno le risposte adeguate e che ci faranno discutere, dibattere, esultare, arrabbiarci, sognare, immalinconirci, fremere e palpitare di pari passo con lo svolgersi della stagione. Perchè in fondo tifare Toro è da sempre questo: passione e fede, comunque vadano le cose. Tanto ci sarà sempre una nuova stagione che sta per ricominciare...

 

Alessandro Costantino

Twitter: AleCostantino74

(foto Fornero)

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