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Almeno questo Toro zoppicante è un po’ più vivo

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Siamo sinceri, se qualcuno si aspettava un Toro decisamente più in alto in termini di punti e di classifica, diciamo, per fare un paragone per nulla casuale, un po' come il Verona di quest'anno, sarà rimasto sicuramente deluso dal...

Siamo sinceri, se qualcuno si aspettava un Toro decisamente più in alto in termini di punti e di classifica, diciamo, per fare un paragone per nulla casuale, un po' come il Verona di quest'anno, sarà rimasto sicuramente deluso dal cammino fatto finora della truppa di Ventura. Ammetto che io stesso mi aspettavo qualcosa di meglio, ma, in effetti, in termini di crescita della squadra, sia il mercato che il cambio di modulo avevano già fatto capire che la strada intrapresa da Ventura non era quella della continuità, bensì quella del cambiamento rispetto ai suoi primi due anni.

Il rischio connesso ad ogni cambiamento è che, a dispetto delle intenzioni, il futuro non sia migliore del passato. Nel caso del Toro, invece, il cambiamento di modulo non poteva che essere un atto positivo, non fosse altro per il fatto che il 4-2-4 di Ventura nella sua versione "torinese" era il modulo meno offensivo che io abbia mai visto: a fronte di uno schema sulla carta spregiudicato, la realtà del campo diceva che tutti gli interpreti d'attacco erano per lo più costretti a sfiancarsi in un super lavoro difensivo, utile per carità, ma assolutamente sminuente del loro potenziale offensivo.

In queste prime dieci giornate abbiamo visto la squadra schierata per lo più col 3-5-2, modulo equilibrato e attualissimo (infatti sono in tanti ad usarlo oggi in serie A), di cui però ricordo che un precursore qui al Toro fu Camolese una decina d'anni fa. Spesso si sente dire che il problema non è il modulo ma gli interpreti, cioè i giocatori, a disposizione. E il Toro di quest'anno infatti ha un unico grosso problema, se così possiamo definirlo anche se problema in sè non lo è, per fare al meglio il 3-5-2: Alessio Cerci. Un talento così grande e un giocatore così forte è letteralmente sprecato a fare la seconda punta, costretto a giocare troppo spesso spalle alla porta o a stretto contatto coi centrali difensivi avversari. Anche un bambino capirebbe che il suo ruolo più naturale è legato ad una posizione leggermente più esterna e defilata, cioè il terzo d'attacco di un 3-4-3 o di un 4-3-3, dove diventa devastante nei dribbling e nelle conclusioni in porta. Lasciarlo punta nel 3-5-2 è deleterio per lui e per la squadra a lungo andare.

Se ci fate caso, infatti, il Toro ha giocato quasi sempre meglio in quegli spezzoni di partita dove per ragioni di risultato o di cambi dettati da infortuni si è passati dal 3-5-2 al 3-4-3. Ora, si sa che Ventura è considerato un allenatore particolarmente testardo per cui mi aspetto che per gran parte del campionato si continuerà a giocare col 3-5-2 e me ne faccio una ragione perchè ci sono comunque dei pro in questa scelta.

Sono, infatti, così contento che si sia smesso di fare quell'insulso e sterile possesso palla senza mai una verticalizzazione tipico dei nostri ultimi due campionati che non ho ancora la forza per criticare convintamente la scelta del 3-5-2 al posto del 3-4-3! Perchè in fondo devo ammettere anche se con un po' di vergogna che, a parità di risultati, di arrabbiature, di errori arbitrali e di ingenuità varie dei nostri giocatori, trovo molto più vivo e frizzante questo Toro ancora incerto e zoppicante che il "vecchio" Toro venturiano pomposo e senz'anima. Quest'anno, derby a parte (su cui si potrebbe disquisire in eterno...), ho visto una squadra più dinamica più vogliosa di creare e soprattutto capace di fiammate agonistiche e di reazioni vogliose. Siamo stati rimontati un po' troppe volte in queste prime partite, siamo stati "polli" in quasi tutte, ma almeno abbiamo giocato a viso aperto contro tutti (Juve e Napoli a parte, ok). Ero stufo di vedere passaggi al portiere in ogni azione, calci d'angolo mai tirati con palla in mezzo all'area, attaccanti che facevano i mediani e ritmi da amichevole: qualche scoria di tutto ciò è rimasta, è vero, ma in generale vado a vedere il Toro e mi emoziono, cosa che l'anno scorso avveniva col contagocce.

E pazienza se subiamo tante reti perchè spesso riusciamo a farne altrettante. Se proprio pari dev'essere, meglio un 3-3 che uno 0-0! Il problema vero del Toro restano le poche vittorie centrate, cosa che nell'era dei tre punti sono un handicap non indifferente: segnando di più, però, dovrebbero aumentare le chance di centrare i tre punti con più frequenza, specie se la difesa migliorerà e troverà un maggior equilibrio.

E per verificare quanto detto, quale miglior test se non la partita di domenica con la Roma dei record? Dieci vittorie su dieci partite ed un solo gol subito. Senza scomodare la legge dei grandi numeri, non sarebbe il caso che anche il Toro per una volta vesta i panni di chi fa la grande impresa e ferma chi sembra inarrestabile? Basta partite impostate come il derby: non c'è nulla da perdere ma per vincere bisogna crederci e osare insieme. Una delle due cose da sola non sarebbe comunque sufficiente.

 

Alessandro Costantino

(foto Dreosti)