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columnist
Toro di precari. Toro impostato cioè sull'incertezza costante che vige circa la conferma o meno di mister e giocatori tra un campionato e l'altro. E l'avversario che affronterà domenica in trasferta? ALLEGRI MA NON TROPPO - C'eravamo tanto amati. Il mondo del calcio è un immenso frullatore dove rapporti professionali che paiono consolidati finiscono triturati in un solo momento. Come ad esempio il rapporto fra Adriano Galliani, factotum del Milan, e il suo attuale allenatore Massimiliano Allegri. Fino a una o due settimane fa i due sembravano culo e camicia: ora invece ... Non tragga in inganno lo striscione comparso in curva Sud domenica sera prima di Milan-Catania. Il convinto sostegno all'ex mister di Sassuolo e Cagliari è solo di una minoranza dei fans della curva, in forte polemica con l'amministratore delegato rossonero. Fra chi frequenta assiduamente il Meazza sponda milanista invece serpeggia molto malumore per le scelte di Allegri: non fosse arrivato da Manchester sponda City un certo Mario Balotelli, dicono un po' seccati, dove saremmo ora? Un terzo posto da difendere strenuamente dall'assalto della banda Montella: e poi? Non traggano in inganno sorrisi e dichiarazioni di circostanza dello scarso crinito Galliani: il feeling fra allenatore, parecchi giocatori e dirigenza pare si sia spezzato da tempo. Le voci su un possibile arrivo di Seedorf o Van Bommel, mai smentite, confermano il divorzio fra Allegri e il club di via Turati. Perchè? ATTI D'ACCUSA - Uno scudetto perso in rimonta pur disponendo di un certo Ibra. Un comportamento troppo aziendalista. Il gioco? Davvero poco spettacolare. Il pessimo inizio di stagione. I due centrali di difesa che giocano senza mai guardare l'uno quel che fa l'altro. La batosta al Camp Nou contro il Barcellona dopo una prestazione assolutamente incolore malgrado l'incoraggiante e abbastanza fortunoso 2-0 dell'andata. L'indifferenza verso comportamenti a dir poco discutibili in campo e fuori dell'oggetto misterioso Kevin Prince Boateng. Il mancato lancio in prima squadra del promettente portiere della nazionale brasiliana Gabriel per far spazio invece all'incerto e sopravvalutato Amelia. Ma soprattutto quel modo di sfruttare fino all'ultima goccia di sudore giocatori validi ma ancora inesperti. Come El Shaarawy, uno che ha tolto diverse castagne dal fuoco con i suoi gol e all'improvviso si è ritrovato confinato nel ruolo a lui poco consono di mediano sinistro. O Niang, talentuoso ex del Caen strappato alla corte serrata di tanti grandi club spagnoli, tedeschi e inglesi: mandato letteralmente allo sbaraglio a correre a perdifiato sulla fascia destra ora è confinato in panchina come una scartina qualsiasi. Per non parlare di un talento cristallino come Mattia De Sciglio che a malapena trova spazio a sinistra per l'inamovibilità di Ignazio Abate: amici granata, ma ve li ricordate quanti cross e traversoni sbagliava e tuttora sbaglia il biondo trottolino campano? Domenica Ventura si gioverà anche dell'assenza fra i rossoneri di Montolivo, out per un problema muscolare che rischia di fargli chiudere anticipatamente questo campionato. Infortunio che è diretta conseguenza del modo dissennato con cui l'allenatore livornese lo ha impiegato nel corso di questa stagione. Il Toro sentitamente ringrazia. Muntari regista davanti alla difesa (è out pure capitan Ambrosini) oppure un troppo sbilanciato trio d'attacco El Sharaawy-Pazzini-Balotelli con Boateng in mezzo le possibili alternative: Milan quindi più improvvisato del solito! Ma basteranno gli scricchiolii e le polemiche molto abilmente mascherate a Milanello e in Via Turati a capitan Rolly e compagni per uscire indenni da San Siro domenica prossima? TORNA PRESTO, JAVIER! - Operazione al tendine d'Achille? 6-8 mesi di stop. A quasi 40 anni d'età un infortunio così significa fine della carriera per tutti: ma non per lui! Javier Zanetti non è solo il capitano dell'Inter. E' anche il capitano per antonomasia del calcio di oggi. Un calcio in cui abbondano i gaglioffi, gl'impiegati del catasto, le mezze calzette. Ah Zanetti ... non solo un giocatore straordinario, ma prima di tutto un grande uomo che ha dedicato la sua vita al sostegno dei bambini meno fortunati della sua Argentina con la fondazione Pupi. Colpiscono di lui soprattutto i capelli. Per me sono la descrizione della persona e del giocatore. E Zanetti, come la sua chioma, non si scompone mai! Zanetti è sempre li, non lo sposti, non gli togli la palla, non lo superi in velocità, mai una parola di troppo, ammonizioni che si contano in una mano: tornerà di certo a giocare e avrà compiuto 40 anni. Arrivederci in campo, caro capitano! Renato Tubère
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