Il Toro era una squadra da Europa League? Si, no, forse. Ognuno ha la propria risposta, ma ce n'è una sola davvero inconfutabile: quella dei fatti, e i fatti dicono che, a quattro giornate dalla fine, sarà con ogni probabilità il 10° posto il piazzamento stagionale, salvo un difficile, seppur non impossibile, rimontone a Fiorentina e Sampdoria, avanti di quattro punti ma altrettanto prive di obiettivi. Un filotto positivo, con contestuale harakiri viola o blucerchiato, porterebbe – peraltro – il Torino al 9° posto, e i granata affrontano Lazio e Napoli nelle prossime due (prima di una Spal oggi in piena lotta salvezza, fra due settimane chi lo sa, e del Genoa fuori casa). Insomma, difficile immaginare cosa accadrà, dopo una sconfitta – quella di Bergamo – che di fatto vale come una partenza anticipata per le vacanze estive, dopo l'ennesima stagione certamente non disastrosa ma senza dubbio incolore.
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Anche stavolta sarà per la prossima volta
CI RISIAMO - Qualora nulla cambiasse, il Toro si troverebbe a fare peggio del 2016/2017 (9° posto con 53 punti: ad oggi ne mancano sei) e del 2014/2015 (9° posto a quota 54, nell'anno della bella esperienza in Europa League) ma meglio del 2015/2016 (12° con 45 punti). Procedendo a ritroso, troviamo l'anno più bello dell'era Cairo, quello del 6° posto sfumato su un calcio di rigore all'ultima giornata contro la Fiorentina (che non aveva più nulla da chiedere al campionato) e che, soltanto grazie alla scelleratezza del duo parmigiano Ghirardi-Leonardi, si è trasformato in un'improbabile qualificazione europea.
Che poi, per il Toro – così come di recente per l'Atalanta e per il Sassuolo – l'Europa League è anche una cosa seria, ma questi ragazzi, che sia con lo sbraitante Mihajlovic o col pacato Mazzarri in panchina, sembrano proprio fare di tutto per non volerci arrivare.
CI PENSIAMO IL PROSSIMO ANNO - E' arrivato, insomma, puntale il momento dei rimpianti, dei “costruiamo per il prossimo anno”, degli “abbiamo un progetto in prospettiva. Quel momento là, in cui si inizierà a parlare del futuro di un Belotti francamente irriconoscibile (non si può volergli male, ma oggi più che un Gallo sembra davvero un pollo); di un Ljajic con le valigie in mano, forse sì, forse no, chi lo sa; di un Nkoulou che, di fatto, pare di un'altra categoria; di giocatori evidentemente al termine di un ciclo (Burdisso e Moretti si avvicinano agli ottanta anni in due, e se ci mettiamo anche Molinaro il conteggio è impietoso); di giovani che potrebbero trovare spazio per affermarsi (vedasi Edera e Bonifazi) o che potrebbero essere valutati ancora troppo acerbi (per cosa, poi? Per lasciare spazio a chi ha già dimostrato i propri limiti?).
CI SI CREDEVA DAVVERO? - Insomma, anche quest'anno siamo in quel momento là: l'Europa è sfumata, e ci si divide tra chi ci ha creduto almeno un po', chi non ci ha creduto per niente e i (pochissimi) che, invece, erano convinti che fosse la volta buona. Che cosa è mancato? Non certo i tre punti (o il punto) di Bergamo, quanto la cattiveria giusta con le c.d. “piccole” (vogliamo a parlare del doppio regalo all'Hellas o dei pareggi casalinghi con Chievo e Genoa?), che non ha fatto il paio con le piccole “imprese” che invece hanno lasciato aperta qualche speranza (su tutte, il successo contro l'Inter).
A questo Toro è pesato come un macigno il cambio di allenatore (Mazzarri è bravo e Mihajlovic non aveva più il controllo della situazione, ma questa non era la squadra costruita ad immagine e somiglianza del serbo?); la stagione no di Belotti; la “punizione” infilitta a Ljajic (non sarà durata un po' troppo?); qualche evidente limite tecnico e la sostanziale mancanza di motivazioni. Siamo sicuri che il livello della rosa attuale non rispecchi davvero – punto più, punto meno - la posizione in classifica dei granata? Che il Toro non abbia davvero qualcosina in meno di Atalanta, Milan, Samp e Fiorentina? Che a loro non sia bastato guardarsi in faccia negli spogliatoi per capire che anche quest'anno sarebbe stato tutto rimandato all'anno prossimo?
Lo scopriremo quest'estate, quando sarà il momento davvero di dare qualcosa di più in termini di costruzione della rosa e di programmazione futura. O forse, non lo scopriremo mai... Ed anche il prossimo anno ci ritroveremo qui a guardarci negli occhi per darci appuntamento a quello successivo.
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