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columnist
Non è diventato il nostro Zanetti, ma non importa. Matteo Darmian da Rescaldina e' nato nell'epoca sbagliata. Serio, umile, grintoso, fosse stato al Toro anche solo negli anni Settanta/ Ottanta ne sarebbe diventato una bandiera perché ne avrebbe avuto tutti i crismi. E' andata diversamente ma, oggi, che e' approdato al Manchester United, noi tifosi non possiamo che fargli tanti auguri per la sua carriera e dirgli grazie. Grazie innanzitutto per questi quattro anni in cui è stato una delle colonne della rinascita del Toro. Arrivato dal Palermo in cui non trovava spazio, Ventura ha subito dato fiducia al giovane Darmian ripagata con prestazioni sempre sopra la sufficienza. In quel primo anno era raro vederlo superare la metà campo, ma il Toro giocava con un 4-2-4 parecchio offensivo sulla carta e l'equilibrio tattico che Matteo garantiva fu una delle chiavi della promozione. Successivamente il dualismo con D'Ambrosio fu vinto a suon di prestazioni convincenti e il peso di Darmian sulla retroguardia granata e soprattutto sulla catena offensiva di destra alle spalle di Cerci crebbe a dismisura. Partito Cerci, Darmian si è ritrovato ad avere carta bianca sulla fascia, trovando sempre più e meglio lo spunto per superare in dribbling gli avversari e arrivare al cross o al tiro. Ecco, questo è ciò che ha stupito di più i tifosi del Toro: questo ragazzo timido nell'approccio offensivo in appena tre stagioni è diventato un giocatore completo, bravissimo ed attento in fase difensiva, pungente ed incessante in quella offensiva. E in questa sua trasformazione da brutto anatroccolo a splendido cigno sono arrivati anche i gol. Due su tutti. Il gol del 2-3 nella mitica serata del San Mamès, quello che ha permesso al Toro di battere l'Athletic e quello nel derby, capolavoro di rabbia agonistica e tenacia: uno stop apparentemente sbagliato che diventa uno stupendo autoassist per chi, come Matteo, non molla mai e ci crede sempre, fino in fondo, anche quando una palla sembra persa. Sembra, appunto (chiedere per maggiori spiegazioni alle belle statuine dell'attonita difesa bianconera). Per non parlare dell'assist per il gol vittoria di Quagliarella che fa di Darmian il vero eroe del derby vinto dopo vent'anni.Sarà dura vedere il Toro senza Matteo, perché assieme a Glik, a Moretti, a Vives, a Gazzi, rappresentava il giocatore a cui non puoi non affezionarti se sei un vero cuore granata. Sarà emotivamente dura e tecnicamente difficile sostituire Matteo, non tanto per la tecnica quanto per la spaventosa continuità del suo apporto alla squadra in campo. Sarà dura, già, ma a differenza di altri personaggi che hanno lasciato il Toro per fare il salto nel calcio che conta, Darmian sarà sempre visto in maniera diversa dai suoi ormai ex tifosi. Molti di noi lo seguiranno con affetto augurandogli di diventare un pilastro dei Red Devils. Non puoi non voler bene ad uno come Matteo Darmian e non puoi non dirgli grazie ed essere anche in una certa misura orgoglioso che vada al Manchester United. Finchè il Toro non sarà una società di alto livello capace di trattenere sempre e comunque i suoi giocatori più forti, queste cessioni saranno inevitabili. E vendere Darmian quest'anno era la migliore cosa possibile da fare: era arrivato al top della sua parabola di crescita, il suo valore di mercato, anche a fronte di una nuova stagione esaltante in maglia granata, non sarebbe aumentato. Il classico affare per tutti. Tra l'altro coi soldi incassati dalla sua cessione il Toro potrà completare il suo mercato e cercare di mantenersi il più possibile competitivo. Zappacosta, Baselli, magari una punta forte e giovane come Belotti: il denaro che ha lasciato in dote Darmian come investimento per far crescere altri Darmian. Un sogno, già. Magari! In realtà una possibilità concreta e un grazie in più al nostro Darmian. Non è diventato lo Zanetti del Toro, ma rimarrà sempre nei nostri cuori.
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