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Arsura granata

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Sotto le granate / Torna l’appuntamento con la rubrica di Maria Grazia Nemour: “Chiaro che quando un Toro Club sceglie di chiamarsi “Arsura Granata”, le parole diventano profetiche, capaci di rappresentare nel profondo una personalità non...
Maria Grazia Nemour

ARSURA.

Da vocabolario, dicesi arsura il calore opprimente, bruciore tormentoso che si traduce in un ansioso desiderio di fresco. Un ardore dell'atmosfera che prosciuga e brucia.

GRANATA.

Sul granata non mi dilungo, a ognuno la sua sfumatura.

Chiaro che quando un Toro Club sceglie di chiamarsi “Arsura Granata”, le parole diventano profetiche, capaci di rappresentare nel profondo una personalità non troppo lineare. Mai un nostro Club potrebbe chiamarsi che so io, “Refrigerio Granata”. No, la tribolazione (altro nome di un Toro Club) è sostanza in noi.

Domenica scorsa Arsura Granata ha scelto di festeggiare l’amato Toro organizzando nella mattinata un torneo in un paesino di montagna, Borgiallo – momento suggestivo, come solo giocare a calcio con le cime intorno a guardare, può essere suggestivo – in memoria di Luciano Limena, un giocatore cresciuto negli anni ’60 nel vivaio del Toro, che del Toro ha incarnato la sfortuna, morendo giovanissimo in un incidente stradale proprio quando aveva messo in luce le sue promettenti capacità, conquistando la seria A.

Alle tre di domenica, nessuno si muova, tutti nel giardino del bar di montagna per assistere a Samp-Toro.

Insomma, una giornata passata a declinare la parola “arsura”, l’estrema assenza. 

Ma nulla più del Toro della settimana scorsa descrive il concetto di arsura: Lecce lunedì, Samp domenica. 

Arsura Granata, desiderio irrisolto.

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Abbiamo giocato due partite di coaching motivazionale. Ma non per lo sviluppo del Toro, per quello degli avversari. Abbiamo fornito forti incentivi agli ultimi della fila per non arrendersi: anche se hai incassato nove gol in tre partite puoi smettere di farlo, anche se hai accumulato zero punti, puoi iniziare ora a vincere. Il calcio sembra si giochi con i piedi, ma in realtà difendi e progetti e attacchi innanzitutto con la testa.

Ma poi…come al solito scopri che chi si ostina a pompare vita granata è il cuore del tifoso, e allora domenica sera tra le montagne, in quello stesso giardino che poche ore prima aveva assistito alla disfatta del Toro, è venuto il tempo di cantare a squarcia gola con i Sensounico. E poi il tempo per sussurrare “Quel giorno di pioggia”, placare l’arsura.

L’Arsura Granata è stimolo a non fermarsi, a volte per non accontentarsi, a volte più semplicemente per sopravvivere.

Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.

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