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Avrebbe senso al Toro un’operazione in stile Cassano-Parma?

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Credo che il novanta percento dei tifosi granata (c'è sempre fra di noi una percentuale di scontenti cronici...) sia più che soddisfatto del mercato fatto dal Toro fino ad oggi. Regolate nel migliore dei modi le comproprietà,...
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Credo che il novanta percento dei tifosi granata (c'è sempre fra di noi una percentuale di scontenti cronici...) sia più che soddisfatto del mercato fatto dal Toro fino ad oggi. Regolate nel migliore dei modi le comproprietà, sono arrivati tre giocatori nuovi: un portiere, Padelli, e due centrocampisti, Bellomo e Farnerud. La società sta operando in maniera impeccabile, sia dal lato entrate, dove a breve si potrebbero ufficializzare nuovi acquisti, sia sul fronte uscite, non cedendo di un millimetro nella vicenda Ogbonna e gestendo al meglio la contrattualizzazione dei giovani ex Primavera ed i loro prestiti per farsi le ossa. Tanto di cappello, verrebbe da dire. Erano anni che non vedevamo un mercato affrontato con le idee così chiare e il piglio di chi sa cosa vuole e quanto sbilanciarsi per prenderlo. Sembrano passati anni luce dai tempi in cui, sull'onda di un pericoloso (visto a posteriori...) entusiasmo, Cairo prelevava Recoba dall'Inter con esiti purtroppo disastrosi. Sentendo la notizia che il Parma si è assicurato le prestazioni di Antonio Cassano, mi è venuto spontaneo ripensare a quando giunse da noi proprio il Chino nerazzuro. Il talento di Recoba (così come quello di Cassano) non si discuteva, era davvero fuori dalla norma, ma quell'incostanza unita ad una certa propensione agli infortuni (tipiche anche di Fantantonio) fecero pendere la bilancia verso il fallimento di un'operazione che, gestita in altra maniera, avrebbe anche potuto avere un senso. Mi spiego meglio. Recoba arrivò e si trovò ad essere, di fatto, un doppione della "stellina" granata di allora, Rosina. Già quello fu un errore colossale, sia tattico che di spogliatoio. In più il ragazzo non arrivò con le giuste motivazioni e, abituato a vivacchiare nell'Inter morattiana dell'epoca (quella pre Mancini/Mourinho, per intenderci), non riuscì e non volle calarsi in una realtà da nobile decaduta come quella del Torino. Non conosco i retroscena del passaggio di Cassano al Parma e, in un certo senso, sono molto stupito che una società che ha raggiunto buoni risultati negli ultimi anni e si è dimostrata molto oculata sul mercato, si lanci in un'operazione un po' fuori dalle righe e ad alto rischio di flop come questa.  Traslata in chiave granata, la situazione farebbe storcere il naso a parecchi tifosi. Molti, dopo le epoche dei vari Recoba, Fiore, Coco, Pancaro, Diana, Di Michele, per citarne alcuni, hanno sposato in maniera molto radicale l'idea che i campioni sul viale del tramonto non facciano per questa piazza. In linea di principio sono d'accordo con questa teoria, con alcuni distinguo però. Innanzitutto, che a fronte di questa politica, si faccia pure quella opposta, cioè quella della valorizzazione dei propri giovani: non prendo un campione "bollito" ma lancio un paio di giovani "acerbi". E purtroppo ciò ancora non avviene. In secondo luogo, un no a priori non è del tutto accettabile, né intelligente. Se vi avessero proposto Klose, due anni fa, avreste detto sì? Probabilmente no, eppure per la Lazio è stato un super affare. Lo stesso accadde tre stagioni fa allo Shalke 04 che prese a parametro zero Raul dal Real Madrid.  Per non parlare di quando Baggio andò al Bologna o chiuse nel Brescia. Operazioni rischiose che però hanno dato i propri frutti. Credo che il confine tra l'affare e il bidone stia proprio nelle motivazioni e nella serietà dell'atleta su cui si punta  (e i casi citati erano di giocatori estremamente seri e professionali) e nel contesto tattico in cui si vanno ad inserire. Se prendi Klose e lo fai giocare da "mediano aggiunto" come Meggiorini fa oggi nel Toro, non fai un buon affare. Se prendi Adriano,  sai già che, per colpa delle sue scarse motivazioni e della poca professionalità, non fai un buon affare. In conclusione, sposo in pieno la politica che si sta delineando in questo Torino: giocatori di buon livello che sono attorno alla loro piena maturità calcistica e di carriera, con qualche elemento esperto e un manipolo di giovani promesse. Oggi, il campione sul viale del tramonto non serve affatto. A patto, comunque, di non precludersi niente: Junior e Rizzitelli, per citarne un paio, giunsero al Toro in epoche diverse, ma entrambi in età "avanzata". Eppure non furono quello che si dice un cattivo affare.   Alessandro Costantino

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