columnist

Avviciniamo i bambini al Toro!

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto / Essere del Toro non potrà mai essere una semplice operazione di marketing: ha un valore aggiunto economicamente non quantificabile. E i bambini ne sono il fulcro...

 

L'Italia ha giocato contro la Macedonia allo stadio Grande Torino venerdì 6 ottobre, pareggiando una partita onestamente bruttina. Il giorno dopo invece, le cose sono andate molto meglio alla selezione azzurra: allenamento nel rinato Filadelfia e bagno di folla accolta da centinaia di bambini della Scuola Calcio del Torino Fc, gli unici ammessi ad accedere agli spalti dello storico stadio rinato proprio quest'anno. Un'iniziativa lodevole, molto ben pensata, che ha fatto fare un'esperienza divertente e memorabile a tanti bambini e bella figura alla FIGC e al Torino che l'hanno organizzata.

Partendo da quest'ultima considerazione mi chiedo: perchè il Torino sulla falsariga di questo evento non organizza queste cose anche pro domo sua? I bambini della Scuola Calcio e delle Giovanili che erano al Fila sabato scorso molto probabilmente (lo dicono, impietose, le statistiche...) non diventeranno mai, tranne qualche isolato caso, calciatori professionisti. Quello che saranno, invece, con maggiore probabilità è essere tifosi del Toro, quindi andranno a rimpolpare (o a frenare l'emorragia, secondo il punto di vista) di quel milione di tifosi che il Torino vanta in tutta Italia. Ora non ci vuole un master in marketing per capire che ogni iniziativa che tende a "fidelizzare" oggi il bambino che tifa Toro si trasformerà un domani in un ritorno economico sotto forma di risorse che il tifoso, nel frattempo diventato adulto, investirà in tutto ciò che ruota attorno alla sua squadra del cuore: abbonamenti, biglietti, merchandising vario, pay tv, ecc. Se io fossi Cairo, o anche solo un suo fedele dirigente, mi attiverei in ogni  modo perchè il brand Toro sia il più appetibile possibile per tutti i bambini e ragazzi che oggi gravitano attorno al Toro: io lo farei per ragioni sentimentali, per una sorta di crociata del cuore atta a fare proselitismo spinto verso la fede granata, ma capisco anche che ci possano essere persone meno fanatiche di me e più propense ad essere mosse da  aspetti di  più mera convenienza economica. Lo accetterei. Qualunque sia la ragione di fondo, nobile o meno nobile, sarei il primo ad essere felice se vedessi un vero e proprio tornado di iniziative mediatiche e di marketing da parte del Torino, specialmente di quelle rivolte ai più giovani che saranno il futuro del tifo granata. Purtroppo devo constatare che, ad oggi, il tramandarsi la fede e il cuore granata di generazione in generazione è ancora lo strumento più forte per far sì che  il numero di tifosi del Toro non crolli.

A livello di risultati di prima squadra c'è stato un black out di circa un ventennio che ha prodotto effetti devastanti su un'intera generazione di tifosi. Negli ultimi anni le cose vanno meglio, Bilbao ha donato anche ai più giovani un racconto epico da tirare fuori di tanto in tanto e giocatori tipo Belotti hanno rinverdito la galleria di eroi granata che stava diventando un po' troppo polverosa... I tempi però sono cambiati e la società deve essere in grado di fare la sua parte: se non ce la fa con fragorosi risultati sul campo, deve poter provare a combattere con le armi moderne fuori dal campo. Il Filadelfia in questo senso è un potenziale asso nella manica: era il Tempio dove giocarono e vinsero gli Invincibili e per anni è stato il luogo dove si sono allenati campioni granata e sono cresciuti centinaia di giocatori dalle giovanili. Era il trait d'union tra i tifosi e la squadra, deve tornare ad essere il centro gravitazionale del mondo granata. Allora, mi chiedo, perchè non riavvicinare i giocatori ai tifosi, specialmente quelli piccoli, organizzando sessioni di allenamento della Prima Squadra aperte solo ai bambini, esattamente come fatto per la Nazionale? Perchè concedere questo "privilegio" ad una squadra di "estranei" come l'Italia e non farlo (magari non solo una tantum) con la propria squadra gratificando i propri piccoli tifosi? Perchè una società come il Toro, che paga stipendi molto alti ai suoi giocatori, non li "costringe" a dedicare del tempo (una o due ore a settimana) a fare sessioni di autografi e fotografie con i propri tifosi? Cosa impedisce a Cairo di poter utilizzare le prestazioni dei propri calciatori, anche fuori dal campo, per migliorare l'immagine della società che paga loro lauti salari?

Credo che insistere su questo tasto sia fondamentale per assicurare un futuro al tifo granata. I giovanissimi che tifano Juve li "compri" coi risultati, coi campioni, con il luccichio finto dei successi di plastica che tanto piacciono alle masse. I giovanissimi che tifano Toro, o che ancora non lo tifano ma vorrebbero un'alternativa alle solite squadre, li devi conquistare con fatica, ma con reciproca soddisfazione: una volta che abbracciano il granata, li avrai per sempre, nella buona e nella cattiva sorte. Se vuoi tifosi "veri", speciali, devi proporti in maniera "vera" e speciale. Avviciniamo il Toro ai bambini, facciamo scoprire loro che i suoi giocatori sono persone "normali" con un talento speciale, ma sono "normali": sono stati bambini anche loro e sanno cosa vuol dire avere sogni, speranze, aspettative e  sono per di più l'esempio di quanta fatica e sudore si devono mettere per ottenere risultati. Il cortile del Filadeflia, che tante polemiche sta suscitando per la diatriba sulla sua perpetua apertura, deve essere il luogo in cui questo magico incontro avviene: i giocatori del Toro e i loro giovanissimi tifosi, insieme, a contatto, senza paura da una parte e senza riverenze dall'altra. Essere del Toro non potrà mai limitarsi ad essere una semplice operazione di marketing: ha un valore aggiunto economicamente non quantificabile. Per dirla come i Queen: it's a kind of magic...

Da tempo opinionista di Toro News, dò voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.