Che il Toro sia reduce da due vittorie consecutive non è sufficiente a certificare che la formazione di Mazzarri sia ormai saldamente avviata sulla strada dell'Europa, obiettivo che, piano, piano, anche dalle parole dello stesso Cairo, è sempre più dichiarato. I punti in classifica sono sufficienti a rimanere in scia del treno delle squadre che si giocheranno l'accesso all’Europa League, ma le prestazioni della squadra, in particolare in fase offensiva, non autorizzano all'ottimismo più sfrenato. Anche i singoli viaggiano a corrente alternata e, al netto di parecchi infortuni, ci sono giocatori in ascesa (Berenguer, Meité, Aina, Parigini) e giocatori che invece stentano a far valere il proprio tasso tecnico.
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Baselli: l’emblema di una nuova generazione di giocatori
Tra questi uno in particolare si sta rivelando, anno dopo anno, una delusione per i tifosi perché puntualmente manca il salto di qualità definitivo. Parliamo di Daniele Baselli, centrocampista dai piedi fini che, alla quarta stagione in granata, ancora non è diventato un leader tecnico in campo come un po' tutti, addetti ai lavori compresi, si sarebbero aspettati. L'ex Atalanta è uno dei pochi giocatori della rosa che dà del tu al pallone, grazie ad una tecnica di base decisamente sopra la media: tiro, lancio lungo, controllo della palla, capacità di inserimento in zona gol, unite ad una discreta capacità di interdizione, farebbero di lui un signor centrocampista. Eppure il ragazzo di origini bergamasche sembra fare sempre trenta, ma mai trentuno. Personalmente l'ho sempre apprezzato perché si vede che è di una caratura superiore, ma inizio ad esserne profondamente deluso tanto che lo sto facendo scivolare lentamente nella sezione delle “cause perse”: se fino ad un paio di stagioni fa la scusa “è giovane, si farà" poteva calzare a pennello per le sue altalenanti prestazioni, oggi non riesco a capire come non sia ancora sbocciato definitivamente. Un vero mistero.
Ci aveva illusi tutti, Baselli, con quello strepitoso finale di stagione di due anni fa, quando sembrava finalmente un giocatore completo ed affidabile. E invece niente, è tornato sull’ottovolante offrendo un rendimento con dei picchi di grandissima qualità e dei down di quasi apatia in campo. La gara con il Frosinone è stata un po' lo specchio di quello che è Baselli oggi: un gol (e di gol per essere un centrocampista ne ha sempre segnati parecchi), ottimo non tanto per la difficoltà di esecuzione, quanto per la bravura nel trovarsi nel posto giusto al momento giusto, e poi lunghe pause soprattutto nel secondo tempo durante la rimonta dei ciociari, quindi nel periodo in cui il Toro faceva più fatica e sarebbe stato necessario che qualcuno lo avesse preso per mano. Ma la cosa che è rimasta più indigesta a tutti è stata l'esultanza polemica dopo la rete: un atteggiamento francamente inaccettabile verso una tifoseria che lo ha sempre sostenuto ed incitato e che, forse, quattro anni dopo, gradirebbe essere ripagata di tanto affetto. Probabilmente, e qui duole ammetterlo, Baselli è solo uno normalissimo giocatore dei tempi moderni, quelli che non si legano alla maglia, che monetizzano i buoni momenti con ricchi rinnovi contrattuali, ma poi non hanno lo stesso ardore quando c'è da mettersi in gioco e da diventare punti di riferimento per i compagni in campo e per i tifosi fuori.
D'altronde é un problema generale del calcio italiano: quanti leader o giocatori decisivi sono usciti dalla Under 21 di cui faceva parte lo stesso Baselli? Prendersela con lui perché non è ciò che non vuole o non riesce ad essere non è corretto. In altri tempi i giocatori con i piedi di Baselli avrebbero preteso la maglia numero 10 e avrebbero voluto che ogni pallone delle azioni di attacco passasse dai loro piedi, oltre ad accaparrarsi senza ombra di dubbio la priorità su punizioni e rigori. Baselli è stato fischiato alla sua uscita dal campo nella gara contro il Napoli ed invece di volersi riscattare a tutti i costi per tornare a farsi amare, pensando in fondo di essere un po’ in debito verso il Toro ed i suoi tifosi, si è permesso di tenere un atteggiamento polemico, decisamente fuori luogo, verso uno stadio che è stato sempre forse fin troppo benevolo nei suoi confronti. L'abbiamo sentito parlare spesso di Nazionale, ma se fatica a prendersi un ruolo importante nel Torino non vedo come possa sperare di farlo in maglia azzurra. Forse farebbe bene a fare un passo indietro e a studiarsi un po’ di campioni del passato. Cambiano le epoche, ma alla fin fine, per essere numeri uno la ricetta è sempre la stessa: è la personalità che conta. E come diceva il Manzoni su Don Abbondio che se uno il coraggio non ce l'ha, non è che può darselo, speriamo di non dover dire lo stesso della personalità di Baselli...
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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