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Battere una big: il Toro contro la chimera dell’era Ventura

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto / Tornare da Milano con un risultato utile sarebbe un'impresa, ma Ventura deve invertire il suo personale trend contro le grandi e convincere i suoi di poter fare il colpaccio

La statistica è una delle scienze più ingannevoli che ci siano: ti dice tutto sul passato, ma non è affidabile per niente sul futuro. Così ti ritrovi a pensare: ma aver vinto a Milano contro l'Inter l'anno scorso è statisticamente un bene o un male? Due successi consecutivi nel San Siro nerazzurro sono possibili? Beh, possibili si, probabili molto meno perché la statistica dice, appunto, che il Toro in casa dell'Inter in generale vince poco. Il che, ovviamente, non implica che non possa accadere per due anni di seguito: magari, dico io, ce lo auguriamo tutti!

Il punto è che pensare di fare quello che è riuscito solo 6 volte su 55 tentativi (mi riferisco alle vittorie del Toro di Ventura nelle partite degli ultimi quattro anni contro le big) è un esercizio arduo anche per il più inguaribile ottimista. Se non abbiamo battuto il Milan tre anni fa pur essendo in vantaggio due a zero a venti minuti dalla fine (col famoso piede rotto di Larrondo e il rigore causato da Pasquale sul ribaltamento di fronte successivo) e non abbiamo portato a casa l'intera posta contro una delle peggiori Inter di sempre nella serata più incredibile della carriera di Meggiorini, perché dovrebbe andare bene questa volta? I numeri, pur nella loro inconfutabilità, sono spesso delle armi a doppio taglio perché tendono ad essere utilizzati per "portare acqua al mulino" delle proprie tesi. Così, se io volessi attaccare Ventura basandomi sullo score di 6 vittorie, 28 sconfitte e 19 pareggi nelle 55 sfide ad Inter, Milan, Juve, Lazio, Roma, Napoli e Fiorentina degli ultimi quattro campionati, potrei concludere che il mister non ha una mentalità vincente visto che in appena il 10% dei casi ha fatto bottino pieno. Ma se anche, oltre a dirlo, lo pensassi pure, la mia critica non sarebbe davvero oggettiva a meno che venga supportata, ad esempio, dal confronto con lo score delle altre "piccole" nello stesso periodo di tempo e nelle medesime sfide alle “grandi”. Siccome non dispongo di questo dato, non mi azzardo a giudizi definitivi in merito.

Discorso analogo vale per la statistica che vuole Ventura come l'allenatore che ha perso più derby sia in numeri assoluti che in percentuale tra quelli che ne hanno disputati almeno due dai tempi del Grande Torino ad oggi. Basta per definire Ventura un perdente? Probabilmente no, perché d’altro canto è parimenti vero che sia stato anche l'allenatore che ha riportato il Toro a vincere un derby dopo vent'anni, un fatto statistico non indifferente. Capite perché non amo la statistica? Confonde le idee sebbene il suo nobile intento sia esattamente l'opposto!

Allora prima di un Inter-Toro dall'esito scontato a cosa mi posso aggrappare per credere in un risultato positivo? Forse alla voglia di rivalsa di Maxi Lopez? Il centravanti argentino giocherà da titolare dopo cinque mesi una partita per lui molto particolare trovando tra gli avversari il fidanzato della ex moglie con la quale non è rimasto in buoni rapporti (per usare un eufemismo). Le sue motivazioni saranno alle stelle e la classe ed il tasso tecnico per fare male alla retroguardia neroazzura ci sono sicuramente. Sarà sufficiente? Ci vorrà molto di più, temo, e soprattutto ci vorrebbe convinzione nel non partire già battuti. In realtà quest'aspetto dovrebbe essere a totale carico dell'allenatore, il quale, dovrebbe essere in grado di motivare e spronare la squadra ad andare oltre i propri limiti. Una freccia che mi auguro sia nell'arco di Ventura, ma che la famosa statistica invece pare non avallare... A questo punto non posso far altro che affidarmi all'imprevedibilità del calcio, materia di cui tutto si può dire ma non che sia una scienza esatta, tanto che spesso si fa beffe pure della statistica. E magari pure questa volta!