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columnist
In apparenza è tutto fermo in casa granata da quel bellissimo pomeriggio di Torino-Lazio di tre settimane fa: la questione ds, il mercato, la situazione Europa League, il Robaldo. Ci sarebbe da preoccuparsi se non fosse che, in realtà, trattasi di calma, appunto, solo apparente. Difficile, infatti ipotizzare che da quando Petrachi ha dato le dimissioni il presidente Cairo sia stato ad aspettare che si risolvesse la questione economica legata al suo contratto (rinuncia alla buonuscita più indennizzo da parte della Roma) prima di agire per trovare un nuovo direttore sportivo. Non penso di sbagliarmi molto, inoltre, se dico che anche sul mercato il futuro sostituto di Petrachi stia già lavorando "a fari spenti" (per usare un'espressione cara al ds salentino…), almeno per quel che riguarda le entrate visto che le esigenze di Mazzarri per rinforzare la rosa sono molto chiare. Chi sia questo mister X credo sia un segreto di Pulcinella e, a meno che succeda qualcosa di imprevedibile, tutte le strade della soluzione del mistero portano a Bava. Non vorrei trarre conclusioni troppo affrettate, ma il mio sentore è che il "nuovo" Torino che verrà, quindi non solo quello della stagione 2019/2020 ma più un generale quello di un ciclo che è già cominciato in parte quest'anno, avrà proprio in Bava la figura centrale in grado di mettere insieme tutti i pezzi del puzzle, cioè colui che saprà coniugare le esigenze della Prima Squadra guidata da un Walter Mazzarri sempre più forte nell'imporre il suo modello organizzativo (in stile allenatore manager all'inglese) e gli asset reali e "virtuali" della società Torino Fc, cioè vivaio e valori storici.
Questo, a mio parere, è il quadro in cui si svilupperà il cammino del Toro nei prossimi anni (che, attenzione, non significa certezza di raggiungere effettivamente i traguardi sperati). Da un lato, quindi, una Prima Squadra che cercherà di stabilizzarsi nelle prime 6/7 posizioni del campionato italiano grazie al metodico e concretissimo lavoro sul campo di Walter Mazzarri unito ad una ferrea gestione dello spogliatoio volta a creare un clima sereno e coeso tra i giocatori (la rinuncia a Ljajic è un chiaro esempio di ciò), dall'altro un settore giovanile che è tornato a crescere in maniera esponenziale, riprendendosi la ribalta nazionale a suon di successi e, soprattutto, tornando a sfornare giocatori con buone possibilità di affermarsi nel professionismo. La sintesi di questi due movimenti paralleli converge in pieno nella figura di Massimo Bava. È stato lui a dare la spinta decisiva al ritorno ad alti livelli del vivaio granata, lavorando sì sulla ricerca e sulla crescita dei talenti, ma parallelamente implementando l'organizzazione interna fino a convincere Cairo della necessità di avere una struttura come sarà il Robaldo una volta operativo.
Chi se non lui quindi, che, ricordiamolo, al di là dell'esperienza nel settore giovanile anche tra i "grandi" aveva ottenuto ottimi risultati in Lega Pro con Canavese e Cuneo, può gestire quello che dopo lungo tempo di abusato utilizzo del termine ha tutta l'aria di essere un "progetto" con la P maiuscola? Lavorando al fianco di Mazzarri, Bava non solo sarà "guidato" sul mercato dalle idee molto chiare del tecnico livornese, ma potrà anche dedicarsi pienamente a implementare la rete di scouting, attività in cui a livello giovanile ha dimostrato di essere ampiamente bravo. Se poi partisse anche il progetto Seconda Squadra, il ds in pectore potrebbe avere un laboratorio ideale nel quale far crescere ulteriormente i frutti del proprio lavoro sia interno al vivaio sia di setacciamento del mercato.
Insomma, i prodromi per un progetto più "granata" in relazione ai valori della storia del Toro sembrano esserci: a patto che sia proprio Bava il prescelto da Cairo per voltare pagina dopo la lunghissima esperienza di Petrachi alla guida dell'area tecnica.
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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