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columnist
L'importante è che se ne parli. In molti campi vige questa moda: nel bene e nel male, è sempre meglio far rumore. In molti sì, ma non in tutti, specie quando il parlare di qualcosa o qualcuno, mette sotto la luce un equilibrio che può rivelarsi anche molto delicato.
Andrea Belotti è il nostro campione: in campo, su quella fascia che porta al braccio, lo è con la sua immagine, con il suo detto e il suo non detto, con la presenza e con l'emulazione che scatena nei cuccioli granata, che rimane il termometro più affidabile per scoprire se la nostra strada è, nonostante tutto, ancora quella giusta. E'un campione da molti gol, da pochi gol, da tanti soldi o meno soldi, a seconda di chi lo guarda e lo giudica secondo valori personali, che francamente non mi interessano molto.
Andrea è un ragazzo che sorride a tutti, e che di fronte ai microfoni ci va davvero poco, forse non ne ha voglia, forse è timido, o forse pensa che sia meglio non parlare, ma fare. Si scioglie in un pianto dirotto dopo che gli viene portato via un sogno grande quanto il mondo, spezzando il cuore a tutti, anche a chi non tiene molto ai colori che non siano il granata. E'la bandiera che tutti vorremmo, l'incarnazione di tutto ciò che riconosciamo come passato, presente e futuro.
E'un cristallo, messo sotto troppa luce può diventare accecante e va maneggiato con cura, perchè può scheggiarsi. Brilla da solo, senza che gli si puntino addosso troppe luci.
E di luci a San Siro ce ne sono tante, di quelle giuste però, quelle che possono di nuovo far brillare un cristallo, a cui non servono più altre parole.
Buonanotte granata...
Laureanda in Scienze della comunicazione ed imprenditrice, un cuore granata da 34 anni. Da tre stagioni a Toro News, condivido la mia insonnia post-partita e i miei sogni, primo tra tutti quello di un calcio fatto solo di emozioni e di un Toro composto da giocatori-bandiere.
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