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Best of Bersellini 2 83/84
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PRIMA PARTE: Best of Bersellini 1
Il secondo anno con Bersellini prevede diverse novità. Ci sono gli addii di Van de Korput, di Salvadori (l’unico reduce dello scudetto ’76 in rosa ora è Zaccarelli), di Bertoneri, di Borghi e, nonostante abbiano deciso QUELLA partita, di Bonesso e Torrisi. Rientrano dai prestiti Francini e Mariani, arrivano Caso, che si rileverà prezioso a centrocampo, Pileggi, altro ritorno, e Schachner, attaccante, come già detto in precedenti puntate, da una ventina di reti a stagione se solo fosse bravo a finalizzare tanto quanto è formidabile a crearsi occasioni. Il piano triennale, il secondo anno, prevede un Toro fra le prime cinque: si può fare.
4 TORO-ROMA 2-1
Il Toro inizia il campionato in perfetta media inglese: 0-0 a Catania, 1-0 alla Fiorentina (decide un gol rocambolesco di Beruatto) e 0-0 a San Siro contro l’Inter di Radice in quella che avrebbe potuto essere l’ultima giornata di campionato dell’umanità. Già, perché la notte del 26 settembre il sistema satellitare russo Oko registra, sbagliando, un lancio di missili dagli Stati Uniti verso il territorio sovietico, ma il colonnello Stanislav Petrov, che monitorava la situazione, non diede l’allarme ritenendo troppo esiguo per essere reale il numero di missili segnalato, evitando così una tragica escalation. Umanità salva senza saperlo e domenica tutti allo stadio per vedere il Toro contro la Roma campione d’Italia. Contro la zona dei giallorossi Bersellini studia un Toro due velocità: lento nella propria metà campo, per far venire in avanti gli avversari, e rapidissimo dalla trequarti avversaria in su, per colpire senza pietà. Il piano riesce grazie anche alla miglior partita di Hernandez in granata. Al 7’ Patricio, lanciato in profondità da Dossena, si scrolla un avversario di dosso e supera di sinistro Tancredi in uscita. Al 39’ il raddoppio: Beruatto lancia morbido per Selvaggi che, con un tocco volante, smarca ancora Hernandez, che controlla di petto e va di nuovo a segno con una staffilata mancina. In mezzo Terraneo para un rigore a Pruzzo. All’89’ l’autorete di Zaccarelli è utile solo per le statistiche e per fare arrabbiare il portiere granata. Il colpaccio è al sicuro.
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6 TORO-JUVENTUS 2-1
Dopo un altro pareggio a reti inviolate ad Avellino, è il momento del derby, la prima stracittadina in seguito a QUELLA famosa, famosissima, di cui non abbiamo parlato l’altra volta, ma tanto sapete, no? La Juve parte forte, ma, dopo un quarto d’ora, prendiamo le misure e torniamo il Toro. Al 36’ l’episodio cardine della gara: Boniek e Zaccarelli corrono spalla a spalla, Zac cintura il polacco che sbraccia colpendo il numero quattro. D’Elia punisce il fallo di reazione col rosso per l’attaccante che negli spogliatoi giurerà sulla Madonna di Czestokowa (non è una battuta) di non aver fatto nulla. Bianconeri sempre più nervosi e Toro che sfrutta la superiorità numerica nella ripresa. Al 57’ Schachner devia fuori di poco una conclusione di Zaccarelli. Al 60’, con Cabrini momentaneamente a terra, Dossena sblocca al volo su invito da sinistra di Beruatto. Ci viene al braccino e ci facciamo bucare di testa da Cabrini su punizione di Vignola. Per gioire definitivamente bisogna aspettare il 76’ con Hernandez che scende a sinistra e centra basso dal fondo, Schachner devia col tacco tagliando fuori tutti tranne Selvaggi che come un rapace segna e si fionda sotto la Maratona in festa. Il Toro aggancia i cugini al secondo posto a quota nove, un punto sotto la Roma capolista. Che sogno.
9 TORO-LAZIO 4-0
Dopo un punto in due trasferte (Genova e Ascoli), il Toro ricomincia a volare ficcandone quattro alla Lazio, ma quei gol li vedono solo i ventisettemila presenti al Comunale. Già, perché uno sciopero degli operatori Rai non offre la possibilità di avere le immagini di questa sonante vittoria e allora rimangono solo le reti disegnate su Stampa Sera: Schachner, Dossena, Hernandez su rigore e ancora Hernandez. Sarebbe stato meglio che lo sciopero avvenisse il turno dopo quando ci faremo rimontare due gol dal Pisa, ma si sa, la vita è amara. Non lo è la classifica: Toro a dodici punti col Verona, a una lunghezza dalla coppia di testa composta da Roma e Juventus.
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13 MILAN-TORO 0-1
Al succitato pari beffardo contro il Pisa, seguono altri due pareggi a Udine e in casa contro il Verona. Il ritorno ai due punti è, però, di quelli che pesano, perché il Milan sarà anche una neopromossa, ma è pur sempre il Milan e ottenere lì la prima (e purtroppo unica) vittoria fuori casa ha un gusto particolare. Rossoneri più intraprendenti nel primo tempo, granata meglio nel secondo. Sul gol partita di Dossena al 69’ pesa il sospetto di una bandierina alzata sugli sviluppi dell’azione ignorata da Barbaresco (QUEL Barbaresco): la stangata ravvicinata del “Dos” è convalidata. Il forcing rossonero tra la parata di piede di Terraneo e un paio di salvataggi di Dossena, uomo ovunque, non smuovono il risultato. Usciamo dal campo presi a palle di neve dagli infuriati tifosi rossoneri. Bersellini negli spogliatoi riconosce signorilmente che il pareggio sarebbe stato più giusto e il Toro è a 17 con Roma e Samp dietro la Juventus.
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14 TORO-SAMP 2-1
Nello scontro fra seconde in classifica, ha la meglio il Toro che chiude come meglio non potrebbe il 1983. Il San Silvestro granata è subito col sorriso: dopo nemmeno minuto, su centro di Beruatto da sinistra, sbuca la testa di Selvaggi per l’1-0. Il raddoppio arriva al 61’ quando una bella azione di Dossena sulla destra è conclusa con un traversone che Schachner scaraventa in rete da rapace. Un gran tiro da fuori di Renica riapre tutto e ci mette paura, ma alla fine arrivano i due punti. Il Toro resta sottobraccio alla Roma e a un punto dalla Juventus. Bersellini che, per imbrigliare Brady e compagni, ha preferito schierare Pileggi al posto di Hernandez, si gode un Toro “ammazzagrandi” e non possiamo fare altro che godercelo anche noi.
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18 TORO-INTER 3-1
Si chiude l’andata pareggiando a Napoli, si apre il ritorno vincendo col Catania. Il Toro è secondo da solo a un punto di distanza dalla Juventus trovandosi, ufficialmente, in lotta per lo scudetto. Quella parola forse non si deve nemmeno pensare, perché a Firenze perdiamo malamente 4-1. Con l’Inter di Radice, però, arriva il riscatto e che riscatto in una partita ricca di emozioni e colpi di scena. E dire che non era iniziata tanto bene. I pericoli per Terraneo vengono dal cielo. Prima una zuccata di Bini lo costringe al grande intervento, poi un gran colpo di testa di Collovati al 13’ lo scavalca inesorabilmente. “E uno” si sente urlare da un tifoso interista troppo vicino ai microfoni Rai. Non sarà buon profeta. Il Toro reagisce con rabbia. 2’ dopo e Hernandez si incunea in area in mezzo a tante maglie nerazzurre e cade. Sembra accentuare, ma Paparesta indica il dischetto venendo presto circondato dalle stesse maglie nerazzurre di cui sopra. Tira lo stesso Hernandez, troppo angolato per Zenga: 1-1. E’ solo Toro. Dossena, da distanza ravvicinata, obbliga Zenga a un mezzo miracolo, poi, al 33’, Hansi Muller si trova attorniato da tre granata famelici nella propria tre quarti, Dossena gli ruba la sfera e centra da sinistra per la schiacciata di testa vincente di Schachner. Una rete di pura voglia come Bersellini rimarcherà negli spogliatoi. Nel secondo tempo, però, l’Inter si rifà sotto e Collovati ci riprova con un’azione personale che Terraneo, uscito in maniera un po’ troppo spericolata, ferma fallosamente. Dal dischetto Altobelli rivede i fantasmi dell’anno prima a San Siro e centra il palo. Sulla ribattuta Bagni riconquista palla e va giù a contatto con Galbiati: solo proteste nerazzurre, niente rigore.
Fioccano i cartellini, la gara è nervosa, c’è un sano menarsi. Poi, a 6’ dalla fine, Dossena lancia Schachner in una prateria, Ferri lo atterra in area e c’è l’ennesimo rigore del pomeriggio con il tiro di Hernandez che è ancora troppo angolato per Zenga. Bersellini sorride per i due punti e per i saluti dei suoi ex giocatori. Radice un po’ meno, ma tra pochi mesi sarà di nuovo seduto sulla panchina con vista Maratona. Il Toro è a meno due dalla Juventus, fermata a Napoli.
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20 TORO-AVELLINO 4-2
Dopo l’Inter il Toro va a Roma ed è la partita che caratterizza la svolta negativa della stagione. Si sa, all’Olimpico sembriamo sempre maledetti da qualcosa e in quei 90’ contro i giallorossi si sfoglia il manuale della recriminazione. Al 25’ un calcione di Falcao a gioco fermo ai danni di Schachner, che perdeva tempo, viene bellamente ignorato da Casarin. Al 28’ Maldera trasforma una punizione di seconda dal limite. Al 31’ una fluida manovra in verticale lancia Schachner in area: l’austriaco, sull’uscita di Tancredi, riesce a fare arrivare la palla in qualche modo a Dossena, nonostante il ritorno dei difensori giallorossi, che pareggia. Al 61’ il momento clou: Dossena recupera palla su Oddi, Pileggi serve Schachner e l’austriaco e bravissimo a saltare un avversario e a smarcare Hernandez. Pallonetto che supera Tancredi, ma Nela salva di mano mandando la palla contro la traversa. Il dubbio che la conclusione fosse entrata resta, ma arriva “solo” rigore e Hernandez passa in un istante da un gol capolavoro a un penalty fallito con Tancredi che devia sul palo. Nela viene espulso per fallo di reazione su Pileggi e all’83’ arriva la beffa: dopo un rilancio impreciso di Galbiati Terraneo esce male su un lancio di Falcao per Graziani, Ciccio fa la torre per Pruzzo che non perdona. Il palo di testa di Dossena al 90’ ha del soprannaturale, il mischione successivo è senza esito. Abbiamo fallito la prova di maturità. Contro l’Avellino proviamo a dire al mondo di essere ancora vivi. Passano per primi gli irpini che in avvio si fanno preferire: al 4’ segnano con Schiavi che sorprende Terraneo girando in rete la torre di Barbadillo e poi sfiorano un paio di volte il raddoppio. Quando si scuote il Toro inizia a premere e a dare spettacolo, come se Roma non fosse mai esistita. Al 17’ Beruatto serve in area Selvaggi che si libera al tiro con un gran controllo di destro e non perdona di sinistro. Un paio di minuti e arriva il bis: Spadino si fa trovare pronto sulla manovra in diagonale che vede interessati Dossena e Schachner, Paradisi ribatte in uscita, ma nulla può sul secondo tentativo del centravanti. Selvaggi è scatenato: su passaggio di Dossena, dopo geniale velo di Schachner, è ancora davanti a Paradisi che lo stende. Rigore: Hernandez calcia forte e centrale per il 3-1. A inizio ripresa un tiro di Schachner deviato da Osti vale il poker e l’Avellino, dopo una traversa su punizione di Schiavi, fissa il risultato sul 4-2 con Diaz su passaggio ancora di Barbadillo. Bersellini ritrova vigore, di fronte a sé ha il Varese in Coppa Italia e il derby. Il Toro saprà farsi trovare pronto. Secondo al pari con la Roma, e a meno quattro dalla Juventus, si sente l’ultima chiamata per lo scudetto.
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30 TORO-NAPOLI 2-1
Il Toro perde il derby in rimonta e da lì in poi crolla. La vittoria contro il Genoa, dove si registra il primo gol in A di Comi, è effimera. Da lì soltanto pareggi e sconfitte, anche in casa (contro Udinese e Milan, in un Comunale che fin lì era stato un fortino). Spesso e volentieri il Toro sbaglia l’impossibile in avanti, ma si arriva all’ultima giornata con una media punti solo lontana parente di quella dell’andata. All’ultima di campionato, contro il Napoli, arrivano i due punti tanto agognati. Al 18’ Dossena insacca sottomisura su invito di Beruatto. Una gran sventola di Dirceu su appoggio di De Rosa, dopo un errore di Danova, vale il provvisorio pareggio, ma al 42’ si decide il match: Selvaggi, a destra, crossa dal fondo, Hernandez tocca di testa e il diagonale di Beruatto è bello e imparabile per il Giaguaro Castellini. Toro quinto, rispettato l’obiettivo del secondo anno, ma c’è amaro in bocca, forse troppo, per come si era messa a un certo punto. Il quinto posto non vale l’Europa, lo varrà di lì a poco, e in Coppa Italia ci si ferma in semifinale contro la Roma e forse siamo gli unici al mondo ad aver subito una doppietta da Mark Tullio Strukelj. Bersellini lascerà il Toro, ma i semi di quella che sarà la squadra allenata poi da Radice sono stati piantati in un biennio in cui i granata si sono ritrovati dopo le prime difficili stagioni degli anni ’80, tornando a guardare davanti e non alle spalle, battendo praticamente tutte le grandi, giocando spesso bene, fluidi, rapidi. E poi c’è QUELLA partita che ora bisognerebbe raccontare, che mercoledì prossimo si racconterà di nuovo. Riavvolgendo il nastro per dire ancora una volta grazie Eugenio, ovunque tu sia.
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Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentinie…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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