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Bianchi, Ogbonna: il futuro è nella storia, nelle idee e negli uomini

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Con questa premessa si potrebbero scrivere migliaia di cose, fare riferimenti noiosi quanto veri a tanti importanti episodi storici che hanno segnato il percorso del mondo e quindi anche del nostro Toro.Non mi perdo in citazioni: chi sa e conosce,...
Guido Regis

Con questa premessa si potrebbero scrivere migliaia di cose, fare riferimenti noiosi quanto veri a tanti importanti episodi storici che hanno segnato il percorso del mondo e quindi anche del nostro Toro. Non mi perdo in citazioni: chi sa e conosce, può attingere da solo alla propria cultura ed alla propria onestà intellettuale. Andiamo nel faceto, anche se per noi importante, del nostro presente granata. Rolando Bianchi non è mai stato ne mai sarà un pallone d’oro, ne un Cavani o un Balotelli o etc etc. Ma Rolando Bianchi non è mai costato e non costa, alle casse dell’attuale presidente, quanto sarebbero costati o costerebbero anche tanti altri attaccanti di valore inferiore a quelli citati. Sta di fatto che volenti o nolenti, esperti di calcio o meno, allenatori bravi o meno bravi consenzienti o meno, questo ragazzo, pur giocando in una squadra che in questi anni non ha mai visto annoverare tra le sue fila in qualsiasi ruolo dei fuoriclasse, se escludiamo Ogbonna,  ha segnato reti sia in A, anche nell’anno della retrocessione, ed ancora di più in B, che sommate lo portano ai primi posti dei bomber della storia del Toro. E’ un uomo, ormai, che bene o male ha dimostrato di saper stare al suo posto. Non è un genio, ma di geni nel mondo pallonaro, consentitemi, non ne ho visti mai nemmeno tra i tanti ipotetici cervelli idolatrati, dai Rivera, ai Baggio, ai Platinì etc etc.  E’ semplicemente un uomo serio, che s’impegna, si è legato alla maglia del Toro, la onora cercando ogni giorno di limare alcuni suoi difetti e che, a differenza di tanti, con l’arrivo di Ventura, ha cercato in tutte le maniere di snaturare le consolidate caratteristiche del suo gioco, per mettersi a disposizione degli “schemi” del mister. Ecco io dico, da assolutamente inesperto di calcio, anche se per puro culo nella mia giovinezza fui ingaggiato dalla primavera di una grande squadra e per sola fortuna un disastroso incidente al ginocchio mi consentì in tempo di confondermi tra i tanti anonimi campioni mancati indirizzandomi verso la strada della medicina, la storia si fa con le idee e con gli uomini, anche nel calcio. Penso che se è vero che oggi disponiamo di un allenatore con delle idee precise, discutibili come tutte, ma senza dubbio ben strutturate, su come far giocare una squadra, è altrettanto vero che una persone di media intelligenza, e Ventura è qualcosa di più nel mondo del calcio, non può non sforzarsi di adattare un pochino il suo concetto di calcio agli uomini di cui dispone. A maggior ragione se questi uomini, volenti o nolenti, rappresentano l’unico punto di riferimento negli ultimi dieci anni per una parvenza di ricostruzione dell’idea TORO, scritta nella storia. Rimango pertanto della mia opinione.  Chiunque faccia parte dello staff dell’attuale società, dal presidente al magazziniere, deve lavorare perché due giocatori, che si chiamano Ogbonna e Bianchi, dal Toro non si muovano mai più e soprattutto vengano messi nelle condizioni, oggi di ottenere il massimo singolarmente e per la società, in futuro di essere maestri per i giovani. Il primo a dover operare in tal senso non può che essere l’allenatore. Se intorno ad Angelo tutto sommato si è costruita una difesa abbastanza solida, che ovviamente dovrà essere ancora rinforzata in qualità ed esperienza nel prossimo futuro, per quanto riguarda Rolando, la strada oggi, non può essere che quella del cambiamento radicale dell’impostazione in allenamento del modulo di finalizzazione degli elementi di fascia. Ogni partita deve prevedere un numero non inferiore a dieci di cross sulla testa del capitano. Tutto il resto è fumo e non è bene, per lui e soprattutto per la squadra. Angelo e Rolando, piaccia o non piaccia, devono essere i pilastri del Toro oggi, fra sei mesi, fra cinque anni, anche solo in panchina, e su di loro costruire il presente ed il futuro di questa squadra. Se così non è e non sarà, significa che agli uomini che hanno l’onore e l’onere di dirigere a vari livelli questa società, del Toro non frega assolutamente nulla.   Guido Regis

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