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Butic, fiore di Primavera

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Sotto le Granate / E in altezza è senz’altro cresciuto abbastanza Butic, attacca con quasi un metro e novanta di statura, fisico importante che non favorisce lunghe accelerazioni
Maria Grazia Nemour

È quasi estate sì, ma io adoro la Primavera. Spesso così consolatoria, nella sua fioritura di nuovi ragazzi, soprattutto quando la prima squadra raffredda l’entusiasmo più di una gelata invernale e la voglia di tifare si indirizza con più forza in direzione del Filadelfia, dove corre e battaglia il Toro piccolo. Piccolo per età, ma per nulla risicato in quanto a soddisfazioni, quest’anno la Coppia Italia dei ragazzi ha inorgoglito come non mai. Le epiche partite contro il Milan, andata e ritorno, sono state più granata che mai, e la Maratona l’ha abbracciata a lungo di applausi, la Primavera.

Vorrà dire che abbiamo ragazzi di talento in fioritura, ottimo. E poi in Primavera è più facile pensare che il calcio sia un gioco, le cifre che gravitano intorno non sfiorano le galassie improponibili della prima squadra. All’inizio del 2016 il Toro offrì qualcosina più di settantamila euro alla cadetta NK Zadar  per portarsi dalla Croazia a Torino Karlo Butic, ma in estate arrivò l’Inter che lo imbarcò per Milano con trecentomila euro. E lì, rimase un anno giocato in penombra, l’unica vera luce è stata la Viareggio Cup 2017, in cui Butic si impone con 6 gol in 5 partite, capocannoniere. In quell’estate 2017 Butic si svincola e gli basta un giorno soltanto per diventare un giocatore granata. Un anno di luci e fuochi in Primavera, quello appena trascorso al Toro, con 26 reti gonfiate un po’ dalla sua testa e un po’ dai suoi piedi. Un anno in cui è stato chiamato a sedersi sulla panchina della prima squadra, che non si sa mai. Ma senza forzature, aspettando la giusta maturazione di tempi e modi. Un avvicinamento che aiuta a crescere.

E in altezza è senz’altro cresciuto abbastanza Butic, attacca con quasi un metro e novanta di statura, fisico importante che non favorisce lunghe accelerazioni ma che si impone sugli scatti più brevi e ancora di più sui difensori. Abile ad avvicinarsi alla porta in coppia con un compagno di squadra, in rapidi scambi. Pronto come prima, così come seconda punta. Agile nell’aggirare e smarcarsi, generoso a indirizzare passaggi filtranti ai compagni della metà campo. Un ragazzo che ha capito una lezione importante del calcio, qualcosa che molti non riescono a metabolizzare neanche arrivati a fine carriera: il gioco di squadra.

Butic porta il nove sulla spalle, che nel Toro fa pensare subito al nove più grande, Belotti. Un nove che crea un’aspettativa impegnativa, di quelle che non si possono tradire. E qualcuno dice che assomiglia proprio a quello del Gallo, il gioco volitivo che caratterizza Butic. Altri, in lui, ci vedono le movenze di Bobo Vieri, chi l’estro di Edin Dzeko. Ma la cosa migliore è vederci solo Karlo Butic, in Karlo Butic, ventenne croato, fiore della nostra Primavera. Sperando che sbocci nelle migliori tonalità granata per fine agosto.

Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.

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