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TURIN, ITALY - APRIL 18: Torino FC president Urbano Cairo looks on during the Serie A match between Torino FC and AS Roma at Stadio Olimpico di Torino on April 18, 2021 in Turin, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)
“Sapersi perduti ogni giorno
e non dirsi mai addio”.
Erri De Luca
L’uomo è tormentato dall’uso della “ragione”, poiché essa lo rende sì libero, ma anche pieno di continui dubbi che lo portano continuamente in strade piene di inciampi, dove sperimenta il massimo tormento del rimpianto, del continuo “oh, se avessi fatto diversamente”. Ogni giorno tutti ci si trova a contrattare su qualsiasi cosa e, diciamoci la verità, non sempre nel farlo facciamo accompagnare la ragione dalla coscienza. Perché la coscienza è noiosa, e inoltre fa perdere tempo e potrebbe porre un fermo ad ogni tipo di ambizione. Ecco perché, ad un certo punto, sulla strada la ragione pensa bene di congedarsi dalla coscienza. Davanti ad un bivio imbocchiamo la svolta condizionati dalla noncuranza esistenziale tipica dell’urgenza della soddisfazione di un bisogno, pressati dagli affetti e dalle nostre paure. Si è ambiziosi perché si è mortali, e quasi mai ci si sofferma sul riflettere che l’errore, con il quale esiste un continuo confronto, è la continua e vera occasione per approssimarsi alla verità. La vicenda del rinnovo contrattuale di Andrea Belotti, che sta letteralmente incendiando il web di area granata, è gravida della premessa appena fatta. Il Capitano (perché ancora fino a prova contraria lo è), attraverso alcuni suoi comportamenti, da un certo momento in poi ha chiaramente espresso il desiderio di lasciare Torino, per approdare in nuove avventure professionali.
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In altri tempi, e la storia granata è piena di questi altri tempi, forse questo desiderio avrebbe sì suscitato discussioni e polemiche, ma alla fine lo si sarebbe accettato come una delle logiche rappresentazioni dell’inevitabile del calcio, fatto di protagonisti con l’urgente bisogno di approfittare e monetizzare il più possibile del loro momento. Sul Gallo, addirittura, si ha la tendenza ad essere più indulgenti, perché oggettivamente ha accettato di rimanere in maglia granata, pur potendosene andare, nel suo momento migliore. E non dimenticare è una delle caratteristiche peculiari per chi vive il calcio costantemente all’ombra del mito del Grande Torino. In altri tempi, ripeto, tutta la vicenda Belotti avrebbe avuto un decorso, diciamo, più normale. Ma questo è il tempo in cui è difficile rimanere normali, perché i tifosi del Toro stanno vivendo un loro personalissimo “dramma”, che è quello di avere un presidente di cui non si fidano più. La fiducia è la condizione senza la quale difficilmente la mattina ci si alzerebbe dal letto per andare ad affrontare il mondo. E la fiducia, cosa ancora più importante, è basilare quando la si accosta all’amore. Non puoi violare la fiducia di un amore e pensare di farla franca, come forse da tempo sta sperando di fare Urbano Cairo, a cui proprio pare stia sfuggendo la fine del matrimonio con i tifosi del Toro, che a gran voce chiedono il divorzio da lui.
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E come in ogni divorzio non consensuale, e quindi litigioso, sovente il conflitto finisce per essere sfogato sui figli, utilizzati come materia del contendere. A mia memoria, ma posso sbagliare, non mi sovviene una tifoseria pronta a rinunciare al suo uomo migliore, pur di vederlo giocare lontano da un presidente non più amato. Quindi ogni tentativo della società granata di provare a trattenere il Capitano, o non viene creduto, oppure, se creduto, viene osteggiato. E’ un tunnel dal quale non vi è uscita, o, meglio, vede come unica via d’uscita la vendita del club da parte di Cairo. Non c’è forum di tifosi granata, dove anche la più pacata mente non chieda in malo modo all’editore alessandrino di farsi da parte, ma lui pare non avvertire la gravità della situazione emotiva di chi per codice genetico è pronto ad accettare di tutto, ma non l’astinenza dal sogno sportivo. “Provare a provarci” è una tentazione che non puoi rimuovere dall’orizzonte esistenziale di chiunque tenga per una squadra obbligata per memoria e per giustizia ad ostacolare un mondo fatto di flash bianchi e neri. Andrea Belotti è forse il giocatore granata più amato degli ultimi venticinque anni, e ogni tifoso del Toro sparso in ogni angolo di mondo a lui si è appeso per sopportare meglio il niente che stava vivendo. Si sostava nelle retrovie della classifica, ma si aveva Belotti improvvisamente funambolo in aria con una mezza rovesciata a mettere in rete qualcosa da poter tramandare ad un figlio/a non ancora in grado di avere il dono della parola. Il Gallo ha assunto persino le vesti di “Mago Merlino”, quando ha “rubato” un piccolo tifoso alla Juve, con Bonucci come patronimico.
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Se capisci il senso di tutto questo e fin nelle pieghe più nascoste di un cuore, allora sei pronto ad afferrare, caro Urbano (e spero perdonerai se il tono ora diventa più intimo), come tu debba prendere seriamente in considerazione l’idea di trovare un compratore per il Toro. Perché può essere vero o meno, ma in questo momento ogni tifoso granata è assolutamente convinto come il suo “Mago Merlino” sia giunto a pensare di andarsene via da loro solo ed esclusivamente per colpa tua. E se anche venisse accettata la tua mega offerta, assai tardiva, di alzargli lo stipendio a vette siderali mai toccate dal monte stipendio del Toro, è opinione comune che verrebbe accettata per particolari temporanee contingenze e malvolentieri. Andrea Belotti, tra i tanti errori che hai fatto, è stato quello fatale, giusto quello che non si può perdonare. Perché un conto è vendere un giocatore simbolo per una montagna di soldi, e quindi agli occhi del tifoso diventa il suo ultimo estremo sacrificio fatto alla causa e per cui accettato seppur a malincuore, un conto è quando il giocatore simbolo se ne vuole andare perché stufo del club di cui è diventato simbolo. Stufo perché non ci crede più. Caro Urbano, non sei il solo presidente al momento ad essere contestato(si pensi a Rocco Commisso a Firenze o a Enrico Preziosi a Genova), ma certamente sei l’unico ad aver portato dei tifosi a remare contro la loro squadra, pur di costringerti ad andare via.
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Dovresti essere il primo a capire, vista la tua nota abilità a risanare aziende in difficoltà, quando si è giunti al capolinea di un’avventura. Per quanto faccia male, e non credere non lo si capisca, gettare la spugna non è un modo disonorevole per congedarsi, ma anzi può diventare l’estremo tentativo come in fondo ci fosse anche della buona fede, quando dicevi di voler far tornare grande il Toro. Il caso Belotti sta dicendo, anzi sta urlando, chiaramente come sia giunto per te il momento di uscire di scena, e non per motivo delle tante contestazioni ricevute, ma per manifesta incapacità di gestire la storia del Toro. Gli errori da te commessi sono stati così marchiani, che se fossi stato un manager di una delle tue tante società, ti saresti licenziato senza nemmeno costringerti a vivere una lunga agonia. Persino il tuo attuale allenatore, a cui hai concesso un contratto oneroso come non mai per le tue abitudini, ha dichiarato tramontato il tempo di fare e fumo e giochi di prestigio, e come darsi da fare sul mercato non sia più un’opzione, ma un’urgenza inderogabile. Ivan Juric ha provato anche a darti una mano, facendo capire all’universo mondo come il Toro possa andare avanti e bene anche senza Belotti, ma tu ora stai per sacrificare l’ennesimo allenatore sull’altare della tua ritrosia a prendere decisioni sensate rispetto alle minime(e sottolineo minime) esigenze del club che presiedi. Non continuare ad approfittare della tua condizione di inamovibilità, perché è ovvio come noi si possa solo scrivere e tentare di analizzare, e come i tifosi possano solo contestare, e come nessuno possa toglierti la proprietà del Toro senza il tuo consenso.
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Vai dove porta la logica, perché se Massimo Moratti e Silvio Berlusconi ad un certo punto hanno passato la mano, vuol dire che ogni storia deve avere necessariamente una fine. Se proprio hai il sacro fuoco per il calcio a divorarti dentro, fai come Berlusconi e Galliani con il Monza, o come il Cellino del dopo Cagliari che di altre squadre ne ha poi comprate addirittura due. L’unica cosa bella di Torino Cremonese è stato un improvviso stacco della regia della diretta tv su una bambina e una madre con indosso una maglia a ricordare i colori del Toro. La bambina saltellava gioiosa sulle gradinate sotto gli occhi divertiti della madre, che poi ha abbracciato con un affetto così tenero da non potersi descrivere. Se in una calda serata d’agosto una madre ha deciso di portare la sua bambina a vedere il suo Toro, è il segno di come ancora ci sia spazio per la primavera. Cairo non lasci appassire anche questo segno, non si ascriva a quella parte che desidera eternamente il male. Recuperi la sua strada, deponga l’ambizione a tinte granate, e ci lasci andare. Sarà un addio senza rancore, almeno da parte mia.
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
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