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Cairo-La7: sarà un buon affare per il Toro?

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Nella lunga vicenda relativa alla vendita del canale televisivo La7, un punto importante e di svolta è stato raggiunto questa settimana con la decisione del cda di Telecom Italia Media di scegliere Urbano Cairo come interlocutore unico ed...

Nella lunga vicenda relativa alla vendita del canale televisivo La7, un punto importante e di svolta è stato raggiunto questa settimana con la decisione del cda di Telecom Italia Media di scegliere Urbano Cairo come interlocutore unico ed esclusivo per la trattativa finale che porterà alla cessione della rete ex-Tmc. Sebbene non ci sia ancora nulla di definitivo, è però molto probabile che nel giro di poco tempo Cairo si ritrovi “padrone” di una televisione con tutti i pro e i contro che questo comporta. Un primo beneficio tangibile di tutto ciò ha toccato la Cairo Communications che nelle ultime sedute di Borsa a Piazza Affari ha incassato la fiducia di molti investitori, vedendo il proprio titolo volare con rialzi considerevoli, segno che i mercati hanno valutato con favore l'affare La7 che si profila all'orizzonte.   Ma sarà un buon affare davvero? E, soprattutto, sarà un buon affare, direttamente ed indirettamente, per il Toro? Personalmente c'è una cosa di fondo che non capisco: il senso intrinseco di tutta questa operazione. Perchè la Cairo Communications che ha un contratto molto vantaggioso per la raccolta pubblicitaria di La7 (un contratto blindato fino al 2019) si arrischia a “comprare” il proprio “datore di lavoro”, cioè colui che gli avrebbe garantito introiti per il prossimo lustro? Senza entrare in dettagli tecnico-economici sui quali il nostro Federico Danesi è più preparato e ci informa puntualmente qui su Toronews, è noto che La7 pur essendo un canale molto apprezzato dalla critica per la qualità della sua offerta televisiva non fa numeri sufficienti per essere anche in attivo economicamente. Comprandola Cairo accetta una sfida difficile: trasformare la rete in un vero terzo polo italiano capace di competere realmente con Rai e Mediaset e al tempo stesso generare utili. Un'impresa ardua sotto tutti i punti di vista e dall'esito tutt'altro che scontato visti gli enormi interessi in ballo quando si tocca il settore televisivo italiano...   Con un Cairo dunque presumibilmente assorbito al 100% nella nuova avventura, oltre che esposto ai potenziali attacchi dei gruppi di potere verso i quali si porrà come serio competitore, quale potrebbe essere la ricaduta per il Torino Fc? Dal punto di vista economico per la società granata, spiace dirlo, ma non penso che cambierà nulla. La cosiddetta “oculatezza” dell'imprenditore alessandrino nel travasare capitali dal proprio patrimonio personale o dalle altre attività del suo gruppo a favore del Torino ha sempre fatto sì che la società non disponesse di grosse cifre tali da fare un significativo salto di qualità, sebbene abbia permesso di avere comunque i conti a posto, la qual cosa in regime di fair play finanziario è già qualcosa. I presunti pesanti investimenti che farà su La7 (si parla di 80 milioni di euro) non andranno a togliere nulla al budget del Torino, budget che con ogni probabilità, per la prossima stagione, sarà per lo più finanziato dalla cessione sul mercato di Ogbonna.   Quello che maggiormente mi preoccupa invece è il potenziale danno che il Toro potrebbe avere se Cairo dovesse nel medio periodo diventare un personaggio “scomodo” perchè dà fastidio a chi ha tutto l'interesse a mantenere lo status quo di certi ambienti politico-finanziari-imprenditoriali. Lungi da me voler tirare in ballo l'esempio di Borsano perchè, sia il personaggio sia il contesto storico e politico, erano completamente diversi e non c'è nessuna reale analogia tra i due casi, se non l'idea inquietante di fondo che se si vola troppo in alto senza le dovute precauzioni il rischio di una caduta rovinosa sia sempre dietro l'angolo. Ma essendo il calcio in Italia una grandissima cassa di risonanza mediatica, un Toro, diciamo “azzoppato” potrebbe essere un modo per colpire l'immagine del presidente granata. Questa mia ipotesi pessimistica è, allo stato attuale delle cose, francamente ingiustificata, ma è figlia della volontà di non vedere più il Toro pagare sulla propria pelle (e su quella di noi tifosi) i giochi di potere che in passato hanno coinvolto vari presidenti come lo stesso Borsano o più recentemente Cimminelli. Sciagure delle quali ancora oggi paghiamo il fio in vari modi (vedi il Filadelfia).   Poi magari tutto si risolverà nel migliore dei modi: Cairo dimostrerà che il fiuto per gli affari è la sua miglior dote, La7 diventerà una grande televisione e, nel nostro piccolo, anche il Toro inizierà ad avere una maggiore copertura mediatica, una nuova visibilità, si rafforzerà, riconquisterà l'affetto di nuove generazioni di tifosi in tutta Italia e un giorno magari tornerà a portarci tutti quanti in piazza a festeggiare qualcosa. Per ora, comunque, il numero che più mi interessa non è “la” 7 ma il 9: come i punti che mancano alla salvezza!   Alessandro Costantino(Foto M. Dreosti)