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columnist
Non si amano, questo e’ sicuro, e molto probabilmente non si tollerano nemmeno. Urbano Cairo e Aurelio De Laurentiis sono due presidenti agli antipodi per molte cose, ma in fondo più simili di quello che loro stessi ammetterebbero. Accentratori e suscettibili, entrambi dotati di ego sufficientemente ingombranti, i due si sono beccati sovente su tante questioni (specialmente in Lega) ed hanno litigato per alcuni affari di mercato (il più eclatante quello riguardante Maksimovic).
Nulla apparentemente accosterebbe questi due personaggi, eppure sotto, sotto, non sono così diversi. Ed anche le loro storie di presidenti di Napoli e Torino hanno qualche analogia. Entrambi, ad esempio, hanno rilevato i club in seguito a fallimento e, passo dopo passo, li hanno portati ad una stabilità di rendimento in serie A. Di sicuro in quanto a risultati De Laurentiis può guardare dall'alto in basso Cairo avendo il Napoli vinto un paio di trofei negli ultimi anni oltre ad aver lottato per lo scudetto ed essersi consolidato nel gotha del calcio italiano.
Un’altra cosa che li accomuna è il non essere troppo amati dai propri tifosi che li accusano, nemmeno tanto velatamente, di non fare abbastanza per le rispettive e proporzionali ambizioni dei propri club. Il tifoso in generale non è mai contento (e potrei citare i malumori dei tifosi bianconeri verso Allegri…) però è anche vero che i due presidenti tendono a non ascoltare la piazza, ma a gestire Napoli e Toro da padri/padroni più che da guide e depositari di un bene superiore solo temporaneamente nelle proprie disponibilità.
L'arrivo di Mazzarri, e il progetto che Cairo ha imbastito per il tecnico livornese, paiono avvicinare idealmente le storie del patron granata e di quello azzurro, che proprio con Mazzarri ha svoltato verso l'alto e anche avuto il piacere di festeggiare un titolo. Che Cairo più o meno inconsciamente voglia ripercorrere le orme del "nemico" De Laurentiis? Ci piaccia o meno come persona o come imprenditore, ai tifosi granata un Torino gestito "alla De Laurentiis" non farebbe che piacere: posizioni di classifica da sogno (il Toro in Champions? E chi di noi non darebbe un braccio per vederlo!), giocatori di livello internazionale assoluto (Higuain, Cavani, Lavezzi, Mertens, Albiol, Koulibaly, ecc.), un desiderio di sfida costante alle oligarchie del calcio italiano (Juve, Milan, Inter...). Insomma, che si ispiri o meno al patron del Napoli, tutti saremmo felici se il presidente Cairo desse una svolta realmente ambiziosa al Torino.
Prendiamo ad esempio l'utilizzo delle plusvalenze: vendere Cavani al Psg per 64 milioni e comprare Higuain dal Real Madrid per 42 dà l'idea chiara di ciò che si intende con l'espressione "alzare l'asticella". Non per niente ora che è arrivato Ancelotti e che, per carità, ci sono i soldi della Champions, il Napoli punta a Benzema tanto per capirsi. Ora, fatte le dovute proporzioni, nessuno chiede a Cairo Benzema se dovesse partire Belotti, ma nemmeno un Amauri come quando si vendette (e bene) Cerci all'Atletico Madrid. Oppure si vorrebbe evitare di perdere Immobile per 8-9 milioni e poi l'estate dopo comprare un Niang per 14. Anche no! Nessuno di noi pensa che De Laurentiis sia un modello di presidente ed anzi a parecchi penso dia fastidio l'arroganza e la superiorità con cui si pone, però il Napoli di De Laurentiis è una realtà di primissimo piano, nata dai bassifondi della C e cresciuta con qualche insuccesso e tante mosse azzeccate: cambi di allenatori e di ds sempre per crescere anche e soprattutto nei risultati sportivi e non solo nelle plusvalenze.
Farlo in una realtà come Napoli dove non c'è una Juventus nella stessa città è indubbiamente più facile. Ma tutto il resto sarebbe stato perfettamente replicabile anche dal presidente Cairo.
Se Mazzarri sarà la chiave di volta per inaugurare un nuovo corso "De Laurentiis style" lo scopriremo a breve con le mosse del mercato e con i risultati che arriveranno dal campo nella nuova stagione. Un Cairo sulle orme di De Laurentis: roba da cinepanettone, ma che ci farebbe godere con doppia e tripla libidine!
Da tempo opinionista di Toro News, dò voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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