Ogni quattro anni (due se consideriamo gli Europei per i quali possono valere le stesse considerazioni) giugno diventa un mese, calcisticamente parlando, intenso perché presenta in parallelo calcio giocato, i Mondiali, e calcio parlato, il mercato. È un’orgia mediatica che ogni quadriennio diventa sempre più mastodontica, atta a soddisfare i famelici e bulimici appetiti dei tifosi/consumatori avidi di immagini e notizie. Ma fin qui niente da dire, se non la mera constatazione della nota deriva del calcio “moderno”.
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Calciomercato: ce la farà il Toro a godere del grande “inganno” del Mondiale?
La vera contraddizione, che io amo un po' teatralmente definire “inganno”, è la quasi leggenda metropolitana che il Mondiale possa cambiare il destino mercataro dei calciatori. Secondo la vulgata popolare un giocatore che si mette in mostra durante la Coppa del Mondo attira le mire di molte squadre e aumenta le sue possibilità di cambiare casacca e stipendio (ovviamente al rialzo!) alla fine della maggiore rassegna calcistica per nazionali. Questo poteva valere forse fino ad una ventina di anni fa quando lo scouting era un'attività fatta su scala più che altro nazionale e comunque non rivolta ai campionati “minori” (nessuno si sarebbe mai sognato di vedere cosa proponeva il campionato saudita o quello egiziano, per capirci). Ma oggi con la quantità di informazioni ed immagini facilmente reperibili a basso costo, quanto può essere credibile una cosa del genere? In passato un Roger Milla capocannoniere a Italia 90 poteva riuscire a strappare un buon contratto in Europa a squadre che lo avevano scoperto attraverso le sue prestazioni con il Camerun nel trionfale cammino della squadra africana nel mondiale italiano. Oggi, invece, che lo scouting è molto capillare e senza frontiere, chi ha ancora bisogno di vedere un giocatore in azione ai Mondiali per deciderne o meno l'acquisto? Di sicuro il Campionato del Mondo è una vetrina importante, dà tanta visibilità se le prestazioni sono di livello alto, ma non è certamente da una partita imbroccata contro l’Iran o l’Arabia Saudita che si può scoprire un campione nascosto! Altrimenti in base a questo criterio Messi dovrebbe essere considerato un brocco e Niang un fenomeno. Ecco, proprio Niang è un caso interessante. Il Torino, a quanto si apprende, spera molto nell'effetto Mondiale per cercare di trovare compratori per l'attaccante franco senegalese e non è nemmeno escluso che lo stesso principio valga anche per Ljajic. Il problema è che non mi sembra credibile che un qualunque club nel 2018 aspetti di valutare come gioca il Mondiale Niang o Ljajic per avviare una trattativa col Torino. È un'ipotesi francamente demenziale…
Riconosco però una cosa: un giocatore che non “fallisce” l'appuntamento con la rassegna iridata dimostra, questo è vero, che non è spaventato dai palcoscenici importanti e che sa reggere le pressioni di partite di un certo livello. Un plus che può essere importante. Più che altro però sono i procuratori a fregarsi le mani quando i loro assistiti si mettono in mostra in questo tipo di manifestazioni perché hanno una leva in più per fare i propri interessi: la classica lucidata all'argenteria prima di metterla in vendita…
Ora, vista dall'ottica granata, se il Torino trarrà vantaggio dalle prestazioni di Niang e Ljajic in Russia per ricavarne un beneficio sul mercato, questo non potrà che essere un bene ad un'unica condizione: che il o i sostituti del o dei partenti siano giocatori altrettanto forti e abbiano un’efficacia significativa nell'impianto di gioco che sarà predisposto da Mazzarri. I giocatori vanno valutati a 360 gradi non possono essere trattati alla stregua di un articolo che brilla nella vetrina di un negozio. E lo dico contro i “nostri” interessi: chiunque abbia seguito la stagione di Niang al Toro, così come le sue stagioni precedenti da altre parti, non si farà certo ingannare da un gol alla Polonia (gol gentilmente regalato, tra l'altro, dal clamoroso errore della retroguardia polacca) presentandosi dal presidente Cairo con un bell'assegno superiore ai 15 milioni. Se avvenisse vorrebbe dire che, nonostante tutto siamo ancora fermi all'epoca degli imbonitori delle fiere di paese e agli allocchi credono agli asini che volano…
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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