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Castan, è già finita

Maria Grazia Nemour
Sotto le Granate / La nostra Maria Grazia Nemour ci parla di un addio...

E così Castan piega la sua maglietta granata numero quattro, la ripone nello spogliatoio e fa le valigie. Via, si torna a Roma. Mi dispiace, è un uomo che ha dimostrato una caparbietà non comune contro le avversità, ottima caratteristica da giocarsi al Toro, squadra caparbia al punto da sopravvivere al temporale di una notte che ancora ci bagna, al fallimento, a presidenti carnefici.

“Io e il Toro abbiamo molto in comune: abbiamo attraversato la sofferenza, siamo guerrieri dentro" dice Castan in una delle prime interviste rilasciate con il nostro granata addosso, “due anni fa ero uno dei cinque difensori più forti della serie A, poi all'improvviso sono diventato un ex giocatore devastato dalla paura di morire. Ora mi sento rinato per la seconda volta. Al Toro tutti, dal presidente Cairo al direttore Petrachi e Mihajlovic, mi hanno cercato, voluto e dimostrato quanto tenessero a me. Conosco la storia, sono stato a Superga con la mia famiglia, un lunedì, senza dirlo a nessuno”.

Era il settembre del 2016 e io ancora portavo il lutto per la partenza di Glik, però all’ultimo era arrivato Castan in sostituzione di  Maksimovic, e io ci avevo sperato che diventasse lui, la nostra polizza di copertura contro gli attacchi. Un Castan carismatico che non fa mai un passo indietro davanti all’attaccante, che lo sa anticipare, l’attaccante. La scivolata precisa che si impossessa del pallone. Un Castan recuperato e migliorato di partita in partita.

Sì Castan, pensavo, hai scelto il posto giusto per nascere la seconda volta.

Al derby Glik è un tifoso seduto in tribuna, il nostro difensore da incitare è lui, Castan. Ma qualcosa va storto, a volte capita che le cose vorresti raddrizzarle e invece vanno storte. Il problema è che il derby non ce lo restituirà più, Castan.

Non sembrano problemi di salute legati alla sua partita più importante, quella con la vita, ma ordinari disturbi fisici da atleta. Forse. Affaticamento muscolare, poi a gennaio un infortunio al bicipite femorale. Una ricaduta. Un nuovo infortunio e un nuovo recupero.

Qualcuno mormorava che la Roma stesse impacchettando Castan insieme a Perotti, il Toro li avrebbe comprati entrambi.

Per mesi ho aspettato di vederlo giocare con Acquah davanti, Castan, chiedendomi l’effetto dirompente che avrebbero potuto generare insieme. Avrei voluto vederlo con Moretti di fianco. Ho sperato addirittura in un settembre con Lyanco, e mettiamoci pure il granatissimo Bonifazi, in zona.

E invece no, la notizia è che Castan si è tolto la maglia granata, non è più lui il nostro numero quattro.

Avrebbero potuto scrivere una bella pagina di resistenza e rivincita il Toro e Castan, ma la storia era di una frase sola, ed è già finita. Peccato.

Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.