columnist

C’è aria di programmazione al Toro

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto / Tanti indizi sull'esistenza di un progetto vero nell'ambito di un finale di campionato finalmente elettrizzante

Si dice che i romanzi più intensi, le canzoni più belle e le poesie più struggenti vengano scritte da autori che vivono momenti estremi di sofferenza pura. Credo che, allo stesso modo, gli articoli più sentiti e gli editoriali più accorati riguardo al Toro siano stati scritti proprio nei momenti più bui della storia granata e che perciò in un momento così felice e sereno come quello che sta vivendo la squadra ci sia molto più spazio ad una certa banalità che all'analisi profonda. Ed in fondo a ben pensarci è giusto così. Gli ultimi vent'anni sono stati devastanti per cui tornare a sorridere, a vedere la luce e ad avere uno straccio di prospettiva non può che essere argomentazione sufficiente per lasciarsi andare ad un sano e infantile bisogno di felicità, lasciando da parte almeno momentaneamente le analisi e i vari "sì, però" che immancabilmente saltano fuori a rovinare la festa come un temporale durante un picnic.

Il Toro domenica affronterà l'Udinese e per la prima volta dopo tanti anni saremo noi nella posizione che i bianconeri friulani hanno frequentato assiduamente nell'ultima decade, quella di chi si gioca l'Europa. E' tempo di rivincite? No, o meglio non verso l'Udinese. In fondo per tanti anni il club dei Pozzo è stato il sogno mostruosamente proibito di tanti tifosi granata che avrebbero dato un braccio per vedere certi giocatori transitare anche dalle nostre parti e una società gestita con profitto sia economico che di risultati. Il modello friulano sembra vivere un momento di stanca, ma resta uno dei migliori per chi non ha grosse disponibilità finanziarie nel calcio d'oggi. Ho sempre pensato che su di una piazza come quella granata sia un modello quasi impossibile da replicare e oggi i risultati che sta producendo il Toro di Ventura paiono confermare che esistono modelli di sviluppo alternativi a quello dell'Udinese.

Mi pare chiaro che a prescindere da come finirà il campionato, cioè con o senza qualificazione all'Europa League, la strada intrapresa dal club di Cairo sia tutto sommato corretta e su quella occorrerà muoversi possibilmente per andare ancora più avanti. La notizia più importante della settimana, oltre all'acquisto di Pontus Jansson, primo tassello del Toro 2014-2015, è il viaggio di Massimo Bava, responsabile delle giovanili granata, in quel di Londra per visionare di persona il modello delle Academies inglesi di football e provare a prendere spunto per migliorare il modo di lavorare coi giovani qui al Toro. Un'attenzione così capillare e motivata per il settore giovanile non può che essere il segno di un vero interesse ad investire nel vivaio, tasto a cui tutti noi tifosi granata siamo molto sensibili. Se a ciò si unisce l'altra fondamentale notizia che anche una prima parte dei soldi che la Fondazione Mamma Cairo ha promesso per il Filadelfia sta per entrare nelle casse della Fondazione che si sta occupando della ricostruzione del Tempio Granata, ecco che due indizi incominciano a fare quasi una prova.

Al Toro c'è aria di programmazione: oserei dire che si sta lavorando per realizzare un progetto. Aspettiamo di capire come si posizioneranno le prossime tessere del puzzle prima di lanciarci in facili entusiasmi, ma allo stato attuale si avvertono i prodromi di qualcosa di davvero importante nel futuro del Toro.

E allora permettetemi di dire chissenefrega dell'Udinese o del Milan che sembra già predestinato a prendersi il posto in Europa League sebbene lo meriti meno di squadre come il Verona o il Parma (o lo stesso Toro!) e basta coi pensieri tristi sul futuro di Immobile o Cerci. E' vero, l'ultima volta che un giocatore del Toro è stato convocato per un Mondiale (Mussi) poi è stato ceduto durante l'estate, ma non si può neanche per questo motivo sperare che non vadano in Brasile i tre nostri candidati (Cerci, Immobile e Darmian).

La cosa più semplice da fare è molto poco da Toro e pochissimo da tifoso del Toro doc: sedersi nel massimo relax e godersi il finale di campionato trastullandosi con pensieri come le coppe europee ed un titolo da capocannoniere. Tanta roba, amici, davvero tanta roba...