Capisco quanto sia sbagliato rinvangare il passato, esercizio di cui faccio volentieri a meno, specie se il fine non è far riemergere bei ricordi. In questo caso però farò un eccezione, "tirato per la giacchetta" dal post su facebook di Alessio Cerci dopo Toro Milan. Come tutti saprete, il buon Alessio si diceva profondamente deluso dai fischi ricevuti all'Olimpico sabato sera, "una pugnalata nella schiena" li definiva, per poi citare Martin Luther King riguardo le grandi delusioni che scaturirebbero solamente dai grandi amori.
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Cerci e l’assurdo attacco ai tifosi del Toro
Ero allo stadio e sono stato tra quelli che hanno fischiato Cerci all'uscita dal campo. E aggiungerò che non me ne pento affatto. Innanzitutto il mio atteggiamento verso di lui, si è modificato da neutrale ad ostile in occasione del fallo che gli ha fatto Baselli, azione in cui ci stava il giallo per il nostro talentino, ma nella quale ci stava anche il giallo per lo stesso Cerci, il quale, cadendo, ha avuto una brutta reazione verso il nostro giocatore. Con l'aggravante di non aver stretto la mano che in segno di scuse gli porgeva Baselli. Sul gol del Milan, poi, è andato ad esultare con i compagni come se niente fosse (e ci sta direte voi, con quello che lo pagano, ma allora qualcuno mi spieghi le critiche a Quagliarella che non esulta mai contro le sue ex squadre...). Insomma, lo temevo sabato, ma, ben annullato da Molinaro, Cerci ha dimostrato di essere la controfigura del giocatore visto in granata. E questo mi dà il la per spiegare i motivi più reconditi dei fischi che mi sono sentito di tributargli.
Per prima cosa non vedo assolutamente il problema della riconoscenza. Molti tifosi del Toro si sono detti infastiditi dai fischi a Cerci perché denotavano una mancanza di riconoscenza verso chi "ci ha fatto godere per due anni". Verissimo, Cerci sotto la Mole ha dimostrato ciò che tutti si aspettavano, ma nessuno aveva mai potuto vedere: di essere un giocatore di un'altra categoria. Ci ha regalato gol e giocate alle quali non eravamo (più) abituati e per questo dobbiamo essergli grati a vita. E a onor del vero, finché è rimasto da noi (compresi i ritiri farsa di due estati fa in cui aveva già le valigie pronte) la stragrande maggioranza dei tifosi lo ha sempre fatto sentire importante, amato e coccolato. Pur avendo toccato l'apice della propria carriera in maglia granata, essersi guadagnato un posto ai Mondiali e aver avuto la possibilità di giocare l'Europa League, il buon Cerci non ha mai avuto un attimo di ripensamento circa la decisione di abbandonare il Torino ed ha sempre chiesto di essere ceduto non considerando nessuna proposta di rinnovo con ritocco dell’ingaggio. Ciò che gli interessava era il calcio che conta, non ciò che conta nel calcio ovvero giocare con continuità, essere un pilastro di una squadra, conquistarsi l'affetto dei tifosi e magari la maglia della propria nazionale. Per Cerci e signora contava solo entrare nel presunto gotha del calcio al quale evidentemente si sentivano di appartenere di diritto.
Mi chiedo se in quel calcio lì, l'errore dal dischetto in Fiorentina-Torino sarebbe stato perdonato con l'affetto con cui era stato perdonato dai tifosi del Toro. Allora la spalla su cui piangere e consolarsi gli era stata offerta proprio dai tanto “vituperati” tifosi granata i quali avevano saputo quasi immediatamente andare oltre la fortissima delusione di aver perso all'ultimo il sogno di ritornare in Europa per tributare affetto ad un giocatore che appariva distrutto da quel pesantissimo errore. Già, perché la verità storica che forse alcuni tifosi del Toro hanno rimosso è che l'errore dal dischetto di Cerci ci costò L'Europa League, raggiunta poi solo d'ufficio grazie alla mancata concessione della licenza Uefa al Parma. Questa è la verità, altro che pugnalata alla schiena! Vedere Cerci piangere (e lo scrissi allora nel mio articolo) mi illuse che quell'episodio lo avesse convertito alla causa granata e che, travolto dall'amore dei tifosi e dalla voglia di riscatto, alla fine sarebbe rimasto da noi. Un gesto da campione e da uomo vero. L'Atletico Madrid all'ultimo giorno di mercato dopo aver flirtato con l'Inter per tutta l'estate fu, invece, la pugnalata che lui stesso inferse a migliaia di schiene in un pomeriggio di fine estate. Stante ciò, avere la botte piena (il conto in banca esorbitante) e la moglie ubriaca (l’affetto incondizionato ed imperituro dei tifosi granata) era prevedibilmente difficile da poter ipotizzare. Strano che Cerci sia cascato dal pero sentendo i fischi allo stadio sabato…
Ha detto Pulici alla cerimonia della posa della prima pietra del Fila: "Mai ho fatto un gol per me, li ho sempre fatti tutti per il Toro". In questa frase è sintetizzato il motivo dei fischi di gran parte dell'Olimpico all'uscita dal campo di AC11, come era simpaticamente, ma significativamente, soprannominato Cerci in chiaro riferimento all'inarrivabile CR7. Se ancora permanesse qualche dubbio, i due anni al Toro di Cerci sono stati un'operazione molto personale di rilancio del giocatore, il quale ha sì fatto gli interessi del Toro con le sue ottime prestazioni, ma non ne ha mai sposato il progetto di crescita. Cerci ha vestito il granata perché sulla panchina del Toro c'era Ventura, l'unico allenatore che era stato capace di farlo rendere al meglio e l'unico che poteva aiutarlo a far decollare nuovamente una carriera che si stava pericolosamente avvitando su se stessa. In due anni di Toro gli è rimasto un tatuaggio di una prodezza personale. E basta.
Quando ami un giocatore che ti dimostra quanto in realtà poco gli importasse di stare bene, di essere una stella, di essere apprezzato e coccolato anche quando aveva le giornate no, perché ciò che voleva era palcoscenici più prestigiosi e stipendi più grassi, beh, un certo livore di fondo sei anche giustificato ad averlo. Ci provi ad essere indifferente (io l'ho fatto per il primo quarto d'ora), ma alla prima scintilla quello che ti tenevi dentro inevitabilmente viene fuori. Quante volte ci siamo chiesti quanto questo Toro sarebbe potuto essere ancora più forte se Cerci fosse rimasto? E quante volte vedendo il disastroso ultimo anno e mezzo di Cerci ci siamo chiesti perché ha buttato tutto alle ortiche (nazionale, posto da titolare, ecc.) volendo a tutti i costi andare via dal Toro? Vedere il Cerci di oggi al Milan fa male anche a chi gli vuole bene pensando alla sua versione scintillante targata Toro. Ha fatto male Cerci a lamentarsi dei fischi della Maratona, sebbene, da professionista qual è, oggi dovrebbe essere più preoccupato dei fischi dei suoi attuali "tifosi".
E sbaglia anche chi ha tacciato la Maratona e il popolo granata di essere una tifoseria non più speciale giacché, secondo costoro, una tempo uno come Cerci non sarebbe stato fischiato anche solo per riconoscenza. Non è vero ed, anzi, la dimostrazione di quanto sia speciale la gente granata è venuta dalla massiccia e calorosa presenza di pubblico alla gara della Primavera in Youth League: 15000 spettatori che hanno incitato i giovani di Longo sino alla fine sono un record storico per un match delle giovanili. E la gente ci ha creduto fino ai minuti di recupero trascinando la squadra ad una rocambolesca quanto emozionante e meritata qualificazione! Perché il cuore dei tifosi granata batte forte per chi ha cuore e ci mette cuore. Senza arrivare a scomodare Martin Luther King, vero Alessio?
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