The Future
LASCIARCI LE PENNE
Champions League granata nel 2052: la cronaca
Leonard Cohen
1992 – Columbia Records
Ho visto il futuro, fratello, cantava Leonard Cohen in uno dei suoi brani più emozionanti. Profetico, il cantautore canadese raccontava l'oscura visione del futuro attraverso immagini angoscianti in rapida successione, che lo portavano ad invocare la restituzione di alcune delle pagine più nere della Storia perché meno orribili di quelle che sarebbero venute. Non mi dilungherò su questo brano, che meriterebbe articoli interi: mi permetterà però di dirvi che anch'io, come il poeta, ho visto il futuro. Meno tragico, a saper pazientare per un trentennio. Stando a quello che l'Intelligenza Artificiale ha vaticinato ci sarà, in un domani remoto, un giorno a forti tinte granata che ci consegnerà nientepopodimeno che la Champions League: nel 2052 saremo noi a sollevare la Coppa dalle grandi orecchie! Premesso che sono uno all'antica, che attribuisce all'IA la medesima attendibilità di un cartomante e che trema all'idea di un mondo nel quale le macchine ci sostituiranno, dalle operazioni minime a quelle che rendono l'uomo Uomo (a cominciare dalle produzioni letterarie nelle quali tutti si cimenteranno, immettendo in qualche app tre idee stantie da risputare sotto forma di testo), ho comunque giocato su quella predizione e l'ho immaginata, quella giornata di sabato 1° giugno 2052.
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E' la novantesima puntata di Lasciarci le Penne: un numero tondo ad alta valenza calcistica va festeggiato in modo degno. Al Nuevo Bernabeu di Madrid, edificato appena cinque anni prima là dove sorgeva il vetusto e glorioso stadio del Real, il Toro dei miracoli affronta, nella sua seconda finale Champions, la rivale di sempre, la Juventus, vincitrice del trofeo nel 2047 e nel 2048. I bianconeri partono strafavoriti in questo derby in terra straniera, che mette in palio ben più della supremazia cittadina. Per i granata è l'occasione per dimenticare la sconfitta nella finale del 2049: contro il Nottingham Forest furono fatali i tiri dal dischetto; questa volta ci si augura che la sorte restituisca quanto sottratto allora. La Juve parte forte, quasi spavalda: dopo mezz'ora è avanti di due reti. Il Toro appare spaesato, troppo alta la posta in gioco. A una manciata di minuti dalla fine del primo tempo una magistrale punizione restituisce la speranza: i nostri si caricano, i rivali cominciano a temere. Dagli spogliatoi i granata escono trasformati: a metà della ripresa la parità è ristabilita con un colpo di testa alla Pulici, leggendario bomber mai dimenticato dai tifosi.
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La Maratona itinerante, che segue la squadra in ogni angolo d'Europa, deflagra. A due minuti dal termine il sogno sembra evaporare: l'arbitro decreta un rigore per i bianconeri. Irremovibile, nonostante gli ologrammi che hanno sostituito il VAR sollevino grossi dubbi. Il centravanti juventino incaricato di trasformare la massima punizione, forse per un rigurgito di giustizia o più prosaicamente per il panico, calcia a lato. I tempi supplementari sembrano inevitabili quando, a trenta secondi dalla fine del recupero, un guizzo della nostra ala destra aggira la retroguardia bianconera ed offre al nostro terzino sinistro (efficace a spazzare palla e caviglie avversarie, ma meno ad indirizzare con precisione) il più comodo dei palloni. Non può sbagliare: ciabatta malamente, ma la sfera s'insacca lo stesso. L'arbitro annota sbigottito il nome del marcatore (sarà la sua unica segnatura in carriera), poi fischia la fine. Il Nuevo Bernabeu esplode, Torino impazzisce ed inizia una festa granata che durerà per settimane. Memorabile vertice della nostra Storia. Non so se l'IA se la immaginerebbe così la nostra apoteosi. Per ora accontentiamoci di una semplice ricostruzione in carne e ossa: io ho visto il futuro, fratello.
Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.
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